Colonna di Marco Aurelio
P.zza di Montecitorio
BUS 52 53 61 62 71 80 95 116 117 116 119 492 628
Dopo la morte di Adriano
avvenuta nel 138 d.C., cominciarono, con l'impero di Marco
Aurelio (161 - 180 d.C.), le prime invasioni barbariche. Gli
sterminati confini dell'Impero Romano, composto da popolazioni eterogenee,
iniziarono a disgregarsi. Marco
Aurelio, uomo di superiori qualità morali e di grande cultura,
filosofo e scrittore, conscio del proprio dovere che accettò con serenità
stoica, cercò invece l'unità perché riteneva che "l'universo è come una
città, siamo nati per aiutarci reciprocamente, come i piedi, come le mani, come
le palpebre".
Sita nella zona settentrionale del Campo Marzio, in corrispondenza dell'attuale p.zza Montecitorio, la colonna Aureliana è uno dei monumenti di questa zona antica ancora in sito. Essa fu realizzata dopo il 180 (data della morte di Marco Aurelio) e prima del 196; poiché, da un'iscrizione sappiamo che il custode ad essa preposto, di nome Adrasto, ottenne il permesso di servirsi dei legni delle impalcature per costruirsi una casa: i lavori erano dunque terminati. La colonna che reca il suo nome, è dedicata alle imprese contro i Marcomanni (germani) e i Sarmati, era in antichità collegata attraverso una scalinata alla Via Flaminia sottostante, ed era situata in una posizione più elevata di circa 3,86 metri dall'attuale. Gemella di quella Traiana per altezza, le somiglia anche perché è "coclide" (colonna decorata con una fascia a spirale) e perché narra due successive campagne belliche. In realtà, ne differisce profondamente: infatti l'altezza del fregio è maggiore, le figure che sono più grandi e meno dense, più staccate le une dalle altre e dal fondo, permettono una migliore visibilità. La narrazione non è continuativa ma, anzi, episodi di una guerra si sovrappongono ad episodi dell'altra. Non vuole essere quindi, una storia documentata in ordine cronologico, ma piuttosto l'esposizione di alcune vicende e di alcune figure che si imprimano nell'animo dello spettatore. La narrazione degli eventi inizia col passaggio dell'esercito romano su di un ponte attraverso il Danubio. A metà, è presente inoltre, altra analogia con quella Traiana, una Vittoria che divide due serie di episodi (campagne del 172 - 173 e 174 - 175). Inizialmente la colonna, con la base (oggi ribassata) e con la statua di Marco Aurelio e Faustina era alta circa 46 metri. Il basamento altissimo (10,5 metri) era decorato in origine su tre lati, da un fregio con Vittorie che sostenevano festoni e con una scena di sottomissione dei barbari sul lato della Via Flaminia. Di queste sculture però, non rimane nulla poiché vennero distrutte nel 1589 per ordine di Papa Sisto V, che curò un restauro della colonna e vi fece porre alla sommità una statua di San Paolo. L'altezza del fusto è di 100 piedi romani equivalenti a circa 29,5 metri e quella totale di 42 metri. È composta da 19 blocchi di marmo lunense (antico nome del marmo delle Alpi Apuane) e le scene si svolgono su 21 fasce. Lo spazio che la circondava, importante centro monumentale della nuova Roma, era più ampio di quello che si trovava intorno alla colonna Traiana, ciò può forse giustificare la maggiore grandezza delle figure. La figura dell'imperatore che appare svariate volte, addirittura 59, è quasi sempre di prospetto, non combatte, non impugna la spada. L'iterazione, la frontalità, l'inattività bellica indicano una nuova concezione della maestà imperiale, divinizzata, quindi al di fuori della condizione umana di tempo, luogo, azione. L'uso del trapano, sempre più frequente, creando solchi profondi densi di ombre, disfacendo la chiarezza delle forme, accentua la forza di espressione diretta a colpire l'osservatore. La crisi della società romana, che porterà alle violente convulsioni del III° secolo, primo segno dell'imponenza dell'Impero, si riflette fedelmente nella tendenza ad abbandonare i classici equilibri e le sottili raffinatezze formali dell'età adrianea ed antonina, per forme capaci di esprimere contenuti ben altrimenti drammatici: la tetra melanconia di alcuni pensieri di Marco Aurelio è la migliore illustrazione letteraria dell'arte della colonna.