Colonna Traiana
All'interno del Foro di Traiano Via dei Fori Imperiali
Nel 113 d.C., fu eretta al centro del cortile delle due biblioteche del Foro di Traiano, la colonna Traiana per celebrare le vittorie di Traiano sui Daci nelle campagne dal 101 al 106 d.C. Le ceneri dell'imperatore, racchiuse in un urna d'oro, furono collocate all'interno del basamento della colonna; altra importante funzione che la colonna assolveva era quella di indicare il livello originario della collina che collegava il Campidoglio e Quirinale, tagliata verticalmente per realizzare il foro traianeo, come si legge nell'iscrizione posta sulla sua base: "...ad declarandum quantae altitudinis mons et locus tantis operibus sit egestus". Sulla sommità del fusto, su cui fu posta nel 1588 la statua bronzea di S. Pietro per volere di papa Sisto V, era collocata in origine la statua di Traiano, scomparsa in età medievale. La colonna Traiana, come quella di Marco Aurelio, è una colonna coclide istoriata, ossia decorata da un fregio spiraliforme continuo a rilievo, che simula un'oggetto avvolto intorno alla colonna. La definizione di coclide attirbuita alla colonna deriva da cochlis, chiocciola e si riferisce sia alla scala a chiocciola presente al suo interno, sia alla fascia a rilievo che si snoda intorno al fusto. Le ipotesi più accreditate sull'origine di questo tipo di monumento, creazione esclusiva del mondo romano, la fanno risalire ai rotoli di papiro avvolti intorno ad un cilindro, di cui si componevano i volumina nelle biblioteche. o alle strisce di stoffa usate per rivestire colonne e pilastri durante feste e cerimonie, oppure agli esempi reali dell'architettura, in cui sono frequenti colonne con decorazioni vegetali spiraliformi.
L'uso della narrazione di eventi attraverso immagini in sequenza trae origine a Roma dalle "pitture trionfali" di cui ci parlano le fonti letterarie: tavole dipinte che accompagnavano il generale vittorioso nella processione del "trionfo" e in cui venivano illustrate al popolo, con figure organizzate per quadri o per registri, gli avvenimenti più significativi delle campagne compiute. La colonna, che risulta leggermente inclinata in direzione della cupola di S. Maria di Loreto, è costituita da 19 blocchi di marmo lunense ed è alta 39.86 m; toro, fusto e capitello misurano complessivamente 29.78 m, corrispondenti a 100 piedi romani, da cui la definizione antica di "colonna centenaria". La fascia continua spiraliforme decorata a basso rilievo è di altezza variabile, da 0.89 m a 1.25 m. La base ha la forma di una corona di alloro su plinto e l'alto basamento a dado è decorato sulle quattro facce con trofei di armi barbariche scolpite a rilievo molto basso. La porta che si apre sulla fronte del basamento conduce alla cella sepolcrale, da cui si accede alla scala a chiocciola di 185 scalini illuminata da 43 feritoie, non previste fin dall'inizio del progetto, come sarà invece nella colonna di Marco Aurelio, ma aggiunte in corso d'opera, dal momento che tali aperture spezzano in alcuni punti la composizione della fascia decorata. Il fregio si compone di 155 distinti quadri che, separati in due blocchi da una vittoria tra trofei, illustrano gli avvenimenti delle campagne del 101-102 e del 105-106; la fascia tortile decorata presenta un bordo irregolare e mosso, che sembra voler rappresentare la stoffa che veniva verosimilmente impiegata nella pitture trionfali. Scene di inquadramento spazio-temporale, come le marce, la costruzione di accampamenti, di vie, di ponti, o la mietitura per alludere al periodo estivo, che sembrano comporre una sorta di "carta geografica animata", si alternano a quadri di argomento politico-militare, come le scene di sacrificio (lustratio), il discorso dell'imperatore ai soldati (adlocutio), la battaglia (proelium), la cattura dei barbari etc., che descrivono le diverse fasi della guerra con una rigorosa attenzione agli aspetti topografici e cronachistici e un evidente intento documentario e didascalico. Tali caratteristiche dei rilievi hanno fatto ipotizzare agli studiosi che il fregio costituisca una sorta di trascrizione sul marmo dei Commentarii di Traiano, una descrizione in prosa degli avvenimenti delle due guerre, composta dall'Imperatore sull'esempio del De Bello Gallico di Cesare. Il rilievo, realizzato da più esecutori, ma con una sostanziale unità compositiva, è piuttosto basso, di tipo pittorico, con forti effetti chiaroscurali; il fondo delle scene e i particolari sono spesso soltanto inscritti, mentre per delineare le figure sullo sfondo è stato usato un solco di contorno realizzato a trapano corrente. In origine il rilievo era caratterizzato da abbondante policromia, che ne accentuava la visibilità da parte dello spettatore, facilitata questa anche dalla presenza degli edifici vicini: la Basilica Ulpia e le biblioteche, dalle cui terrazze era possibile avvicinarsi alla parte alta della colonna. Le sculture della colonna costituiscono un insieme organico dal punto di vista stilistico con quelle del fregio traianeo inglobato nell'arco di Costantino e sono attribuibili a un unico artista, denominato dagli studiosi "Maestro delle imprese di Traiano", da alcuni identificato con Apollodoro di Damasco, il grande architetto a cui si deve la concezione e la realizzazione del Foro traianeo.