Se
il porto di Ripa Grande rappresentava il centro del commercio vero e
proprio, perchè li arrivavano le merci e le navi provenienti dal mare,
il porto di Ripetta rappresentava l'ingresso per eccellenza alla città,
sia per le merci che per i naviganti in arrivo dall'alto Lazio.
Accoglieva con le vaste scalee marmoree, degradanti come emicicli. Alla
sommità si potevano vedere i prati di castello, i colli, i palazzi e la
cupola vaticana, l'ansa del fiume ed un lungo tratto di esso; la mole di
S.
Girolamo degli Schiavoni e le architetture di Campo
Marzio. All'estremità dell'emiciclo erano poste due
colonne-idrometro, sulle quali erano segnate le altezze raggiunte dal
fiume durante le svariate alluvioni dal 1495 al 1750, e sostenenti lo
stemma papale. L'intera composizione era stata realizzata utilizzando i
marmi di tre arcate del Colosseo
abbattutesi durante il terremoto del 3 febbraio 1703. Nel
centro della piazza, e quindi dell'emiciclo, era stata collocata la
fontana circondata da un fitto giro di colonnine collegate da una sbarra
di ferro. Purtroppo per ragioni urbanistiche dettate da una reale
esigenza (le reiterate inondazioni del Tevere) il porto di Ripetta fu
demolito e con la realizzazione dei muraglioni scomparvero gli emicicli
e le scalee, furono smontate le colonne e la fontana. Il tutto fu
riposto per molto tempo nei magazzini comunali. Solo più tardi fu
decisa la restituzione alla città della fontana, che però subì nella
ricostruzione non poche modifiche. Era caratterizzata da una forma
inconsueta: non vi compariva alcuna figura umana nè oggetto che potesse
ricollegarla al porto, nè alcun elemento architettonico. Al centro
della piscina, il cui bordo nella ricostruzione fu sostituito da un
altro assai più pronunciato dell'originale, fu posto uno scoglio, senza
una forma definitiva, che faceva da supporto ad una tazza a forma di
valva di conchiglia che raccoglieva l'acqua proveniente dalla bocca e
dalla sommità delle code di due delfini dalle estremità aggrovigliate.
Lo scoglio sosteneva anche un conchiglione concavo e trilobato
superiormente, decorato con le stelle ed il simbolo dei tre monti
sovrapposti degli Albani, posto simmetricamente alla tazza. Alla
sommità dello scoglio fu collocata una stella in ferro. Nella
collocazione originaria, la fontana era stata orientata con il
conchiglione rivolto verso il fiume di fronte al Vaticano e la valva
della conchiglia verso la piazza antistante la scalea marmorea. Oggi
nella piazza che ricorda l'antico porto di fronte alla scalinata di
Pinedo, la fontana e le colonne-idrometro sono state ricostruite in una
posizione molto più sacrificata della precedente. Nel '700 fu aggiunta,
quasi fosse un faro per le imbarcazioni di transito sul fiume, una
lanterna sempre in ferro che incorporò la stella Albani. Questo rimane
come memoria di una delle più gravi perdite della storia del Tevere e
dell'architettura romana. |