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Rione IV  Campomarzio

 

 

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Il IV rione, Campo Marzio, abbraccia un'area di circa 250 ettari tra Campidoglio, Quirinale, Pincio e Tevere. Corrisponde all'antica IX regione, quella del Campo di Marte, che almeno fino al IV secolo fu un grande quartiere militare per buona parte della sua estensione. Non vi sorsero case fino all'epoca degli Antonini, quando ci fu il boom edilizio e la zona si arricchì di templi, teatri, portici, stadi e terme. Si contarono allora fino a 2777 edifici condominiali (insulae) e 140 'domus' patrizie, tutte riprodotte nella Forma Urbis, la mappa marmorea della città voluta da Settimio Severo agli inizi del III secolo. Risale però ad epoca precedente (I secolo) il più imponente monumento della IX 'regio': il mausoleo di Augusto, fatto costruire dal primo imperatore di Roma per sé e per i successori della casata. Era una tomba di grandezza e magnificenza mai viste prima d'allora: oltre 44 metri di altezza e 89 metri di diametro. Intorno, un boschetto di pioppi e lauri dove si poteva passeggiare - come scrisse Goethe - accanto alla "morte immortale". Sulla sommità si ergeva la statua bronzea dell'imperatore, che nel Medio Evo fu fusa per farne monete. Per secoli cadde in rovina e divenne una cava inesauribile di marmo e travertino. Alla fine dell'Ottocento si trasforma in fonderia: viene qui realizzata la statua equestre di Vittorio Emanuele II per l'Altare della Patria. Un salto nello spazio e nel tempo, e siamo a Piazza del Popolo, il salotto buono della città, entrando attraverso l'antica Porta Flaminia (per secoli, l'ingresso principale alla città da nord). Come è noto, la piazza deve il suo aspetto attuale al Valadier, che la realizzò nei primi dell'Ottocento per volere di Pio VII. Meno noto è il fatto che i manovali impegnati nell'opera non costarono nulla, perché erano tutti ergastolani. Infine, qualche curiosità a spasso per il rione: via dell'Oca era anticamente detta via della Lavandare per i numerosi lavatoi pubblici, come testimonia una lapide nel cortile della chiesa di Santa Maria in Campo Marzio. La targa marmorea esorta le donne a lavare le proprie coscienze come il bucato: "Le conscienzie monde aver curate / sì come i panni bianchi qui voi fate". Via Leccosa si chiama così per via del fiume che la lambiva ("leccava") nelle piene. In via di Ripetta, nell'emiciclo a ferro di cavallo dove ha sede l'istituto delle Belle Arti , dalla loggia centrale un tempo si affacciava il funzionario delle finanze per annunciare le estrazioni del Lotto. La più bella scalinata del rione è quella di Palazzo Ruspoli: la fece Martino Longhi il Giovane, cento scalini di marmo intagliati da un unico blocco.