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Villa Sciarra
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Via Calandrelli
BUS 44 71 75
Situata sulle pendici del Gianicolo incastonata tra i Bastioni delle Mura Gianicolensi costruite da Urbano II, Villa Sciarra con i suoi sette ettari e mezzo è una delle ville più piccole e al tempo stesso una delle più interessanti da un punto di vista botanico e paesaggistico. D'altronde questa zona già dai tempi antichi era occupata da giardini e orti sacri. A tale proposito si dice che in età arcaica sul luogo dove oggi sorge la villa vi fosse un bosco sacro dedicato alla ninfa Furrina, protettrice delle acque; è forse per queste origini che molte delle statue trattano temi campestri e profani come ninfe satiri e personaggi mitologici. Ai tempi della antica Roma in questa zona sorgevano gli horti di Cesare, che dalla collina di Monteverde scendevano fino al Tevere Fu però George Wurts a darle l'aspetto che più somiglia all'attuale. Superato il cancello di via Calandrelli ci si immette in un piccolo slargo, sulla sinistra c'è una bella fontana con motivi rupestri, abbondanti nella villa. Subito si ha un'idea della ricchezza della vegetazione e della sua varietà, grandi Cedri, Palme delle Canarie e palme nane, assieme a Cipressi e Lauri riempiono la villa in ogni dove. Nel periodo della fioritura le grandi Magnolie colorano l'ambiente. Questa estrema varietà botanica è frutto in massima parte dell'opera di Wurts e rivela una spiccata predilezione per gli effetti contrastanti e di intensa policromia, ottenuti dall'unione di sempreverdi, potate secondo le regole dell'ars Topiaria, l'arte cioè di lavorare le siepi con aspetto zoomorfo, con fiori e rare piante esotiche, con una cultura paesaggistica di derivazione tipicamente inglese. Una zona tipica in questo senso ancora oggi è la cosiddetta montagnola situata in fondo al viale principale poco prima dell'edificio oggi sede dell'istituto di cultura germanica. Molto caratteristico è il chioschetto dei glicini collocato proprio in cima alla montagnola vicino il tempietto circolare con una bellissima cupola in ferro battuto. Purtroppo però la Villa soffre della malattia che affligge buona parte delle ville romane: l'incuria. Nonostante alcuni lavori di ristrutturazione e consolidamento delle statue e delle costruzioni molto rimane ancora da fare. I lavori di restauro hanno incontrato notevoli difficoltà per la natura friabile del materiale. Le sculture settecentesche sono quasi tutte in arenaria, una pietra molto porosa e scarsamente resistente. Le opere quindi sono soggette all'erosione sia naturale che ad atti vandalici, ma la presenza di opere come pregevoli come le fontane dei Putti e della Tartaruga o la statua della Astrologia rendono impellente opere di maggior spessore. Entrando invece dall'ingresso di Via Dandolo, proprio di fianco alle mura,ci si imbatte nell'ampia voliera fatta costruire da G. Wurts per essere adibita all'allevamento dei Pavoni Bianchi, tanto che a quei tempi era conosciuta come la villa dai Pavoni Bianchi e molti dei motivi delle siepi di bosso sono lavorati proprio a somiglianza di questi animali. Proprio di fronte alla Voliera c'è un'altra bellissima fontana forse la meglio conservata, la fontana dei Satiri, molto probabilmente proveniente da una villa lombarda dei Visconti e acquistata dai Wurts e qui trasportata. |