Il
Subbuteo è una passione senza età.
Quasi tutti i ragazzi nati tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80,
fino ai primissimi anni ‘90, hanno conosciuto questo splendido
gioco. Un gioco, scalzato solo dall’amata playstation, oggi
evolutosi in un vero e proprio sport. Il sogno di tutti i
ragazzini di allora era, ovviamente, possedere più accessori
possibili, magari anche le tribune con gli spettatori, da
esibire ogni qualvolta si organizzava una qualsiasi partita in
casa, tra un morso e l’altro alla merenda a base di nutella
(tanta di quella nutella che i produttori avrebbero dovuto
pagarci come sponsor). Così passò anche la nostra infanzia tra
un calcio al pallone, quello vero, ed uno, sul telo verde, alla
pallina con i colori dei mondiali.
E’ nel tentativo di rispolverare queste atmosfere da stadio
casereccio che è nata la S.P.Q.R. MMIX Roma Subbuteo.
Ufficialmente la squadra viene alla luce il 21di ottobre del
2009 quando si registra come ASD. Ma, come abbiamo detto la
passione per il gioco del calcio in miniatura, col buffo nome di
un uccello dalla pronuncia dubbia (si dice Subbuteo o Subbutéo?),
è senza tempo. Tutto, almeno la parte più recente della
storia, ha inizio in un ufficio al quinto piano di uno dei tanti
palazzoni dell’Eur a Roma. Complice una pubblicità vista per
caso sfogliando la rivista di una collega tra un turno e
l’altro. Ma partiamo dall’inizio. Marco De Berardinis è uno
dei tanti uomini che dentro nascondono un bambino (e poi si
lamenta della figlia). Da anni colleziona accessori e squadre
del Subbuteo acquistandole su internet spesso a caro prezzo.
Il pezzo più pregiato della sua collezione è la figurina della
regina d’Inghilterra con la coppa in mano pronta per la
consegna ai vincitori di immaginari tornei.
E’
lui che ha l’idea di fondare una squadra. In realtà per prima
cosa tenta assieme ad un collega di entrare a far parte di uno
dei team che gravitano nell’ambiente romano del calcio da
tavolo, come si chiama oggi. Il suo collega è Daniele Narducci,
oggi membro effettivo della S.P.Q.R. MMIX. Tuttavia, dopo
qualche tentativo e numerose sconfitte, sono costretti a
ritirarsi anche a causa della defezione degli altri membri del
gruppo che avrebbero dovuto anch’essi aggregarsi. La sua
tempra, ad ogni modo, impedisce a Marco De Berardinis di
arrendersi. Egli, infatti, quando si tratta di Subbuteo non
ammette il fallimento. Ma dovrà comunque passare qualche anno
prima che i due ci riprovino.
E qui entra in scena la pubblicità su quella benedetta rivista
, nel vero senso della parola, di cui dicevamo prima. In un
giorno di metà marzo del 2009, uno di quelli in cui si fatica a
restare in ufficio senza invidiare i passanti che trotterellano
giù nelle strade, Alessandro Moriccioni legge un annuncio
interessante. Sorrisi e Canzoni pubblicizza l’uscita del primo
numero della collana “Subbuteo la Leggenda”. Prima uscita:
Il Brasile di Pelé.
Un tonfo al cuore lo assale. “Questo me lo compro di certo,
magari mi faccio due squadre (che le mie le ho regalate tutte da
anni) e mi faccio una partitina sul campo in panno che mi è
rimasto tra i vecchi giocattoli. Tanto per cazzeggiare
s’intende…” Giustifica Moriccioni la sua voglia di
regalarsi la squadra dipinta a mano nella foto, come quella che
aveva da ragazzino. Un ricordo sopito da anni gli torna alla
mente: due squadre di undici omini ciascuna sono schierate in
campo. Una è il Brasile del ‘70, l’altra è l’immancabile
Italia dei mondiali del 1990 pronte ad affrontarsi in una
improbabile sfida nelle notti magiche dopo i compiti di
matematica. “Schillaci, Baggio, Serena, Vialli, Donadoni
ecc…” Ripercorreva nei suoi ricordi alterati dal tempo,
immagini di azioni spettacolari e goal probabilmente mai
segnati, almeno non nella modalità ripescata dalla memoria.
“Io di squadre ne ho parecchie…” pontifica a questo punto
il calvo e massiccio collega Marco De Berardinis e indicando
Daniele Narducci seduto alla postazione di fronte a lui continua
“qualche tempo fa abbiamo giocato con una squadra di Roma, ma
poi abbiamo smesso perché quando ci allenavamo a casa mia,
eravamo sempre e solo noi due e gli altri colleghi che
chiamavamo ci davano sempre buca…” Poi guardando Moriccioni,
De Beradinis conclude: “potremmo costituire una squadra noi
stessi che ne dite?” Era chiaro come il sole in estate che la
sua idea non era una sparata di getto, ma un antico progetto in
attesa di poter essere, un giorno, messo in opera. Anche la
mente di Marco andò ai ricordi dell’infanzia, seppure ormai
piuttosto lontani. Come tutti i ragazzi anche lui giocava con le
piccole figure basculanti, regalategli dai genitori (ad ogni
compito in classe ben svolto), su di un panno verde steso sul
letto. A volte s’impegnava in lunghi match individuali ove per
pomeriggi interi replicava le partite del campionato di serie A
emulando le gesta della sua squadra del cuore. Rare volte
sfidava bambini come lui, che spesso, pur non sapendo
assolutamente giocare, mettevano in crisi la sua convinzione di
essere imbattibile (maturata tra le mura della cameretta, per
qualche ora divenuta uno stadio super affollato) segnando reti
impensabili con la classica fortuna del principiante.
Così
quegli omini colorati, riposti anni prima nelle loro
caratteristiche scatole verdi, hanno inseguito sino all’età
adulta e di nuovo stregato i fondatori della S.P.Q.R. MMIX,
sottraendoli alla fine, per lunghe serate, agli sguardi attoniti
delle proprie fidanzate a cui un bel giorno hanno annunciato la
seria intenzione di costituire una squadra di Subbuteo per
partecipare a coppe e campionati. Qualcuna di queste pie donne
chiede ingenuamente cosa sia sto Subbuteo, pensando ad un gioco
simile a canasta, qualcun’altra, più avvezza alle devianze
maschili, ipotizza che possa trattarsi del biliardino, detto
anche calcio balilla. Ma la vergogna provata quando rivelano
loro che si tratta del calcio in miniatura giocato con dei
piccoli figurini di calciatori tutti uguali e roteanti con una
palla grande quanto un pianeta, è lenita dalla certezza che i
goal segnati millenni prima in quella cameretta, ancora sanno
farli. I tre, dunque, si attivano per trovare altri adepti
motivati tra i colleghi, che vogliano unirsi al gruppo. Il primo
a cadere nella rete di questi cospiratori è Andrea Renzi. Ma
con lui è scontato dato che il calcio è tutta la sua
esistenza. La seconda vittima è, invece, Dario Moretti, amico
d’infanzia della fidanzata di Alessandro Moriccioni, che
inizia a giocare a quel misto iniziale di Subbuteo e CDT
pensando esplicitamente, e per sua stessa ammissione, al
biliardo. L’ultimo è un forte ma sfortunato scommettitore che
conosce campionati e giocatori di tutto il mondo a menadito,
anche se non vince quasi mai. Si tratta di Andrea Sallusti che
del Subbuteo ha un ricordo confuso e distratto di una partita
organizzata da altri su un vecchio tappeto persiano in
soggiorno.
Inizia così, un lunedì di Aprile, la grande avventura di una
squadra di colleghi poi divenuti veri amici. In questa occasione
si firma anche l’atto costitutivo votando all’unisono Marco
De Berardinis presidente. Alessandro Moriccioni e Daniele
Narducci sono eletti rispettivamente vicepresidente e
segretario. Certo, c’è anche da dire che a questa prima
riunione i nostri sono solo in tre!
2
– Il primo torneo interno
I sei membri della neonata S.P.Q.R. MMIX decidono immediatamente
di organizzare un primo torneo interno, in attesa di
confrontarsi con altre squadre. Ognuno partecipa con un suo
personalissimo club fittizio. Nell’ordine: Il Roby Forever di
Marco De Berardinis, i Leoni di Baviera di Andrea Renzi, il Gaia
F.C. di Alessandro Moriccioni, i Labradors di Daniele Narducci,
il Danish di Dario Moretti ed il Bayern Monaco di Andrea
Sallusti. Curiosamente sia De Berardinis che Moretti e
Moriccioni danno alla propria squadra il nome o il nomignolo
delle proprie compagne di vita, forse in un profondo atto di
riconoscenza alla santità ed all’infinita pazienza del loro
amore.
Il
torneo inizia subito dopo la pubblicazione online del calendario
elaborato dal presidente ed immediatamente si accende la rivalità
tra Narducci e Moriccioni che porterà spesso allo scambio di
sfottò e cori canzonatori. Ma questa, ormai, è storia dei
giorni nostri. |