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Terme di Traiano
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Le grandiose terme di Traiano sorgono in parte sui resti della Domus Aurea, dopo l'incendio che la distrusse nel 104 d.C. L'orientamento di queste terme, a differenza di quelle di Tito, è del tutto diverso rispetto alla posizione della Domus neroniana. Ciò è dovuto alla ricerca di una posizione migliore rispetto al sole ed ai venti dominanti: in particolare, il calidarium deve profittare della massima insolazione per questioni di temperatura. L'edificio, contrariamente a quanto riportato in passato, non fu iniziato da Domiziano, bensì è un edificio interamente traianeo, iniziato dopo il 104 e inaugurato il 22 giugno del 109 d.C., come confermano i bolli laterizi. Il complesso, che misurava nella sua estensione massima metri 330x315, rappresenta il primo esempio di "grandi terme" in Roma ed è opera del più famoso architetto dell'epoca, Apollodoro di Damasco. Nonostante ne siano rimasti pochi resti, sparsi nel parco del Colle Oppio, l'edificio si può ricostruire perfettamente sulla base dei frammenti della pianta marmorea severiana. Si entrava nell'edificio da un grande propileo, che immetteva nell'area scoperta della natatio, la grande piscina. Di qui, girando a destra o a sinistra, si traversava una sala rotonda, poi una delle due palestre e si giungeva al calidarium, aula rettangolare triabsidata, sporgente dal corpo centrale. Da qui aveva inizio il bagno vero e proprio: attraverso il tepidarium si passava nella grande basilica centrale e quindi di nuovo alla natatio (del tutto simile alla planimetria delle Terme di Caracalla). Inoltre, dovevano trovarvisi non poche opere d'arte: ben 25 statue vennero rinvenute nel 1547 dal Cardinale Trivulzio. In questa zona sono in corso i restauri delle grandi esedre delle Terme di Traiano. Durante gli scavi è stato trovato un grande mosaico di 5x6 metri, raffigurante una scena di caccia. Era il pavimento di una delle aule dell'impianto termale. Il mosaico, composto di minuscole tesserine in bianco e nero, rappresenta un guerriero con una toga fermata da due fibbie, che stringe in mano la palma del vincitore. Sopra il capo, a grandi lettere, è riportato il suo nome, Cupido (da non confondere con la divinità, Amore, diverso dal punto di vista iconografico). Protagoniste del quadro di caccia sono due fiere, un leone e una leonessa. Il leone perde sangue dalla gola, disteso vicino ad una leonessa morente con una lancia infilzata nella gola. È probabile che l'abbandono delle terme sia stato graduale, comunque inevitabile dopo il taglio degli acquedotti effettuato da Vitige nel 537. Nel Medioevo, il Colle Oppio venne progressivamente abbandonato, mantenendo una posizione marginale rispetto all'abitato, sistemato ad orti e vigne, e conservando quindi in misura notevole e libere da sovrapposizioni le strutture monumentali, delle quali nel tempo si perse l'originaria attribuzione; nel XVI secolo infatti le rovine del Colle Oppio venivano comunemente chiamate Terme di Tito. L'approvvigionamento idrico di questo complesso doveva essere assicurato da un ramo di acquedotto, forse qui appositamente deviato e denominato aqua traiana, nome ricordato da fistule plumbee rinvenute nel complesso, ma difficilmente riconducibile ad uno degli acquedotti conosciuti. L'acqua qui convogliata veniva quindi immagazzinata nella gigantesca cisterna delle Sette Sale. A lungo erroneamente considerate cisterne della Domus Aurea a causa dell'uguale orientamento, le Sette Sale sono state definitivamente riconosciute come pertinenti, fin dalla loro costruzione, alle Terme di Traiano, che, per dimensioni e grandiosità, avevano bisogno di una adeguata riserva idrica. La cisterna è formata da nove ambienti paralleli, larghi tutti m. 5.30, ma di lunghezza variabile, a causa dell'andamento curvilineo, per motivi statici, della parete perimetrale orientale che si appoggia al terrapieno naturale. Gli ambienti, che sono quindi in parte seminterrati, sono lunghi da metri 29,30 a 39,75 e sono divisi tra loro da pareti in calcestruzzo, nelle quali si aprono delle porte di comunicazione, disposte secondo assi diagonali per evitare il formarsi di correnti d'acqua. La costruzione, del tutto artificiale, con paramento delle parti visibili in opera laterizia, è disposta su due livelli, dei quali l'inferiore poggia direttamente sul terreno, con l'unica funzione di sopraelevare il contenitore vero e proprio dell'acqua affinché la pressione fosse sempre sufficiente all'alimentazione delle Terme. Il serbatoio aveva una capacità di oltre 8 milioni di litri ed era in parte incassato nel terreno e reso maggiormente solido da contrafforti a pianta quadrangolare mentre l'interno degli ambienti è rivestito in cocciopesto fino all'imposta delle volte a botte. |