Domiziano
si trovò a Roma nei delicati e convulsi momenti che precedettero la morte di Vitellio
nel dicembre del 69. Dopo la vittoria definitiva dei sostenitori del padre
rimase nell'Urbe per curare gli affari di governo, poi una volta insediatosi,
Vespasiano lo relegò in secondo piano per evitare contrasti alla successione
del primogenito Tito.
Successe al trono dopo la morte di quest'ultimo il 13 settembre 81 dopo che, in
osservanza della procedura, si era presentato alle coorti pretorie e al senato.
In contrasto con la politica dei suoi predecessori che avevano favorito le
classi superiori, D. cercò il consenso dei ceti popolari e per superare
l'opposizione senatoriale concentrò nelle sue mani il maggior potere possibile
anche attraverso manifestazioni esteriori che accentuarono il suo dispotismo
monarchico. In campo economico si dedicò a migliorare l'allevamento in Italia e
ad incrementare la coltura dei cereali mentre promosse costruzioni pubbliche in
tutti i territori dell'Impero.
Uno sforzo finanziario che portò Domiziano a requisizioni e confische
effettuate a danno di elementi a lui avversi, si creò così un clima di terrore
e sospetto che culminò con la cacciata dall'Italia di quanti insegnavano
filosofia ritenuti pericolosi fautori della libertà di pensiero.
In politica estera Giulio Agricola sconfisse i Caledoni nell'84 mentre sul Reno
la campagna contro i Catti portò definitivamente la frontiera al fiume Meno con
la creazione degli Agri Decumates, cioè i territori tra Reno e Danubio.
Infelice invece l'esito della spedizione contro i Daci condotta prima tra l'85 e
86 poi nell'88-89, infatti dopo un avvio vittorioso mentre la capitale
Sarmizegetusa stava per cadere, Domiziano intraprese una campagna disastrosa
contro Quadi e Marcomanni che lo costrinse a chiedere la pace con i Daci, in
Oriente fu invece mantenuto lo status quo e l'ultima operazione militare fu al
nord nel 92-93 con una vittoriosa campagna contro Suebi e Sarmati.
Il contrasto tra l'opposizione e il sempre più dispotico imperatore portò
infine ad un complotto che vide D. cadere pugnalato da un liberto a Roma il 18
settembre 96.
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