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Terme di Caracalla
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Il
più grandioso esempio di grandi terme imperiali (ancora conservato per gran
parte della sua struttura e libero da edifici moderni) fu costruito interamente
da Caracalla a partire
dal 212 d.C. In quello stesso anno fu creato un ramo speciale dell'Acqua Marcia,
l'Aqua Antoniniana, che oltrepassava la via Appia sull'arco
di Druso. I lavori si prolungarono fino al 217 circa. Il recinto
esterno fu invece opera degli ultimi due imperatori della dinastia dei Severi, Eliogabalo
e Alessandro Severo. Restauri si debbono ad Aureliano,
Diocleziano e Teodorico.
A partire dal 357, in seguito al taglio degli acquedotti ad opera di Vitige,
capo dei Goti, le terme cessarono di funzionare. Le Terme di Caracalla potevano
accogliere più di 1.500 persone. Nella sua più ampia estensione, recinto
compreso, l'edificio misurava 337 metri x 328, mentre il corpo centrale 220
metri x 114. Il recinto esterno era costituito da un portico, di cui non resta
praticamente nulla. Sul lato di fondo, un'esedra schiacciata, munita di
gradinate, nascondeva le enormi cisterne, che avevano una capacità di 80.000
litri. Ai lati di essa, due sale absidate erano certamente le biblioteche. Una
passeggiata sopraelevata seguiva il recinto sul lato interno ed era
probabilmente porticata (dato che porticus era il nome attribuito a questo
ambiente). Lo spazio tra il recinto e il corpo centrale era occupato da
giardini. Il corpo centrale era accessibile da quattro porte, che immettevano in
un ambiente quadrato, forse l'apodyterium (lo spogliatoio). Qui iniziava il
percorso del bagno, con esercizi sportivi vari, che potevano svolgersi sia
all'aperto sia al riparo. Una stanza rettangolare, caratterizzata da piccoli
ingressi obliqui, onde evitare dispersione di calore, era il laconicum (bagno
turco); di qui si arrivava al caldarium, una grande sala circolare, di 34 metri,
con al centro una grande vasca circolare di acqua calda, per inumidire
l'atmosfera. Questo percorso fin
qui descritto poteva essere compiuto anche nell'altra metà dell'edificio,
perfettamente identica. Il percorso continuava, non più diviso ma unico, nel
tepidarium, un ambiente più piccolo e temperato. Attraverso il salone centrale,
ossia la basilica, il bagno terminava con un tuffo nella natatio, una piscina
all'aperto. Al centro dei due ambienti rettangolari che fiancheggiavano i lati
corti della basilica erano, probabilmente, collocate le due vasche di granito
ora in piazza Farnese. Quattro colonne di granito,
invece, decoravano la natatio: l'unica colonna superstite si trova, dal 1563,
nella piazza di S. Trinita a Firenze. Anche altre opere d'arte furono rinvenute
nel corso degli scavi avvenuti in varie epoche, ma soprattutto nel XVI secolo:
le tre gigantesche sculture Farnese, il Toro, la Flora e l'Ercole, ora al Museo
Nazionale di Napoli; il mosaico con atleti, scoperto nel 1824, ora al Museo
Lateranense. Nel 1901 e nel 1912 furono liberati i sotterranei, lavoro che
continuò nel 1938, quando si scoprì il grande mitreo. I sotterranei sono un
complesso poderoso, capolavoro dell'ingegneria e dell'architettura romana. Tutta
una serie di ambienti nei quali pulsava la gigantesca distribuzione dei servizi:
il sistema dei forni con i depositi della fascine, la fitta rete di condutture
che guidavano l'acqua calda alle varie vasche e fontane, le botole che si
aprivano dal piano superiore per gettare direttamente la biancheria usata dentro
i carri per trasportarla |