ROMA SPQR

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Rione V  Ponte

 

 

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Il rione, il cui stemma è rappresentato da un ponte sormontato da una torre merlata, era in origine una vasta palude formatasi con gli straripamenti del Tevere e con le piogge. Su questa spettrale distesa di acque, una volta bonificata, sono sorti alcuni tra i più bei palazzi romani e alcune magnifiche chiese. Ma il toponimo deriva dal più famoso tra i ponti romani: ponte Elio o Sant'angelo. Costruito dall'architetto Decriano, doveva probabilmente servire per trasportare i materiali occorrenti alla costruzione del Mausoleo di Adriano. Nessun barbaro e nessuna piena sono riusciti mai a danneggiare una costruzione così perfetta che, insieme al Pantheon, è tra le più intatte della romanità. Aveva otto arcate (ne sono rimaste tre) e una larghezza di 10,95 metri. Altro toponimo importante del rione è il Monte Giordano, un monticello artificiale formatosi sulle rovine dell'anfiteatro Tauro e che prende il nome da Giordano Orsini, che vi eresse la sua rocca a difesa dello stesso ponte Sant'Angelo. Legato a questo luogo è il nome di Dante, che venne a Roma nel '300: sul ponte passavano grandi moltitudini di pellegrini diretti a San Pietro per il Giubileo. La scena fu rievocata dal poeta nei versi 28-33 del canto XVIII dell’Inferno. Ma la vera vocazione del rione era il turismo, con alberghi e locande: tra le più famose, l'Albergo dell'Orso che vantava ospiti di prestigio come, appunto, Dante e poi Rabelais, Montaigne, Gogol’, Goethe. In tono minore, poi, c’erano le locande del Leone e dell'osteria “All'insegna della luna" in via dei Banchi, presso la chiesa di San Celso, o quella della Campana e della Spada attorno a Monte Giordano. Forse la più famosa è quella dell’"Insegna del Sole" a via Monte Brianzo, la cui proprietaria era Vannozza Cattanei, probabile amante di papa Alessandro VI Borgia. Il rione ha due strade notevoli: via dei Coronari, l'antica "Via recta" del Giubileo del "300, e via Giulia, la più larga di Roma storica, un esempio perfetto sotto il profilo urbanistico, concepita dall'architetto Bramante su commissione di Giulio II della Rovere.