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Porta Latina

 

 

Via di Porta Latina - Via Latina

 

BUS  218  360  628  673

 

Porta Latina com'era

Porta Latina oggi, lato interno

Porta Latina oggi, lato esterno

 

 

Risalendo il lato orientale delle mura da porta Appia, a non grande distanza ecco porta Latina, di impostazione onoriana. Rimasta chiusa per molto tempo, è una delle poche delle porte superstiti ad avere sempre avuto solo io nome della via che da essa usciva. Le torri che la difendono sono interamente cilindriche, senza merlatura e non presentano finestroni per baliste (macchine da getto). Ciò fa capire che sotto Onorio la porta venne radicalmente mutata rispetto all’assetto aureliano originale. Notiamo un monogramma costantiniano sulla chiave esterna, sulla sommità dell’arco della porta. In corrispondenza, dalla parte opposta, vi è una croce ad otto angoli racchiusa in un cerchio. Osserviamo altresì varie bozze apotropaiche, in parte scalpellate.

Qualche malaccorto erudito medioevale, come il Cavallini de Cerronibus, infarcito più di leggende che di cultura (cosa comune ai suoi tempi), confondendo la via che dava il nome a questa porta con la regione, fu attratto dalla considerazione che “Lazio”, donde via Latina, può derivare da latus, terra larga, spaziosa, ampia, alludendo con ciò alla pianura fra i colli Albani e il mare: ma anche da lateo, nascondere. Questa seconda etimologia si collega alla leggenda del fuggiasco Saturno, donde la Saturnia Tellus di classica memoria. E dove si sarebbe nascosto il dio, se non qui sotto le strutture di questa porta? A costui facevano eco i Mirabilia del XIV secolo, che sostenevano che la porta fosse opera di Fano. Le vicende relative a questa porta accentrano su la sua relative importanza strategica, e dalla concorrenza delle vicine porta Appia e porta Ardeatina. E in effetti in più occasioni si preferì annullarla,murandola. A parte le chiusure dettate da necessità sanitarie, su cui torneremo più avanti, ricordiamo la muratura di questa porta fatte nel 1408, al tempo dell’invasione di re Ladislao di Napoli, e dell’altra iniziata nel 1808, prolungatasi, salvo una breve eccezione nel 1827, fino al 1911. Di quest’ultima abbiamo notizie per le lamentele avanzate dai religiosi del retrostante convento di  S. Giovanni. Infatti secondo questi l’intera zone sarebbe  divenuta insicura, mal frequentata, “rifugio di scandali ed iniquità”. Comunque, per quanto limitato, il traffico che vi si svolgeva poteva suscitare qualche interesse. Onorio III nel 1217 devolvette gli introiti di questa porta a favore di S. Tommaso in Formis. Queste entrate erano costituite da pedaggi sia di persone che di merci, detti portaticum, spesso dati in appalto nonostante i contrasti fra Comune, proprietari e Reverenda Camera Apostolica. Lo studio di questo aspetto fiscale si rivela di un certo interesse in quanto tale sia per comprendere l’importanza del traffico lungo le strade consolari. Negli anni 1467-68 sappiamo infatti che un certo Giacomo di Meo aveva sborsato tredici fiorini per l’appalto di questa porta. Ma poiché la porta Latina veniva abbinata a porta Appia, in un certo senso era in gioco l’intero appalto dei traffici da e verso il sud.

Nel 1474 l’appalto salì a trentanove fiorini, somma che si rivela inferiore per quell’anno alle porte S. Giovanni, Maggiore, S. Paolo, Portese e pari all’appalto di porta Flaminia o del Popolo. L’appalto, nel 1532, salì a centoventi fiorini, dieci salme di legna e dieci di fieno. Tale costante sviluppo venne a mancare di colpo per motivi sanitari. La peste che infierì fra i mesi di giugno ed ottobre del 1576 comportò la chiusura della porta per l’intero periodo, in ossequio a quanto disposto dai cosiddetti “deputati alla sanità”. Più grave, essendo durata ben tredici anni, la chiusura consigliata dalla famosa peste degli anni 1656-57.

Ci volle l’intervento del cardinale Giulio Gabrielli perché la porta venisse riaperta nel giorno dedicato a S. Giovanni dell’anno 1669. Pochi sanno che il 20 settembre del 1870 l’attacco italiano, oltre che porta Pia e porta Salaria, investì anche questa porta e l’intero tratto tra questa e porta S. Giovanni. Porta Latina, benché sguarnita, murata e pressoché neglettata, resistette alle cannonate, cosa che non potè porta Pia. La cosa va a tutto merito dei costruttori dell’imperatore Aureliano, che avevano costruito un muro atto a resistere ai colpi di catapulte e baliste e non certo alle cannonate.