Il
Museo di Villa Borghese (o Galleria Borghese), costruito nel 1614 da Giovanni
Vasanzio (vero nome Jan Van Santen, olandese) era definito Casino di Villa
Borghese. Il termine "casino" si riferisce all’edificio principale
all’interno di una Villa. Il ricco e potente Cardinale Scipione Borghese fece
edificare al centro della sua proprietà questa bellissima residenza, seguendo
la tradizione dell’aristocrazia "nera" creata dai Papi, che
disseminava nella campagna intorno a Roma lussuose dimore in cui rifugiarsi
quando la canicola rendeva invivibile la città. La superba collezione di statue
e dipinti rimane a testimoniare ancora oggi il raffinato gusto del Cardinale. Ma
ne è prova anche la sovraccarica decorazione dei soffitti di quasi tutte le
stanze, che raffigura gaudenti dalla guance rubizze intenti a spassarsela. Nulla
è stato risparmiato: ogni superficie, anche la più piccola, è stata ricoperta
di ornamenti con un’abbondanza che ha dell’incredibile. Né mancano gli
spunti bizzarri: in un "trompe l’oeil", una figura umana scompare
dietro una porta dipinta con tale realismo da sembrare vera. Chi visita la
Galleria di sera trova oggi un’illuminazione troppo cruda per un ambiente che,
ai vecchi tempi, sarebbe apparso caldo e accogliente anche con cento candele. La
decorazione delle stanze è talmente ridondante che finisce a volte per
prevalere sui dipinti. Se v’interessa approfondire la materia, acquistate la
Guida della Galleria, che presenta una pianta con i titoli e la descrizione
dettagliata dei soffitti dipinti, i cui soggetti danno oggi il nome alle varie
sale. Provengono dalla collezione del Cardinale Borghese i dipinti e le sculture
che presentano il suo stemma.
Storia -
1605-21. Pontificato di Paolo V Borghese (da semplice Cardinale era stato un
Inquisitore, responsabile del processo contro Galileo). Il parco e la Villa
vengono creati dal Cardinale Scipione Borghese, grande mecenate dell’epoca e
nipote del Papa. 1607. Il Cardinale fa confiscare i dipinti del Cavalier d’Arpino
(maestro del Caravaggio), di cui è particolarmente appassionato. Fa inoltre
imprigionare Domenichino per assicurarsi la "Diana cacciatrice" che
era stata commissionata al pittore dal Cardinale Aldobrandini. 1803. Napoleone I
non soltanto spinge la sorella Paolina tra le braccia del debole Principe
Camillo Borghese, ma sottrae anche al padre di costui gran parte della
collezione di statue antiche per portarsele al Louvre, in cambio di un
appezzamento di terreno senza valore nell’Italia del Nord. 1805. La
principessa Paolina si fa scolpire nuda dal Canova. Il marito, offeso, nasconde
la statua e poco dopo si separa dalla consorte. 1997.
Dopo anni di restauri, la Galleria viene restituita all’antico splendore e
aperta al pubblico
Le sale - Sala I. Da non perdere la
famosa e scandalosa statua di Antonio Canova, "Paolina Borghese",
sorella di Napoleone, che posa nuda come Venere (1805). La sua pelle sembra di
seta, come i cuscini. Sotto la base della statua c’era un tempo un motore che
la faceva ruotare. Sala II, detta del Sole. Il Cardinale aveva puntato sul
talento del giovane Bernini e raccolse molte delle sue opere: "Davide"
(1623-24), forse un autoritratto realizzato quando l’artista era circa
ventenne, raffigura il re biblico che si appresta a lanciare un sasso contro
Golia: tutto il suo corpo è in tensione, pronto a scattare come una molla. Sala
III, di "Apollo e Dafne" del Bernini (1624). La virtuosa Dafne cerca
di sfuggire ad Apollo, Dio del Sole, che vuole possederla. Riesce a salvarsi
trasformandosi in un albero. Notate le piccolissime foglie che le stanno
crescendo dai capelli. Venne scolpita dal Bernini l’anno successivo al
"Davide". Sala IV, Galleria degli Imperatori con "Il Ratto di
Proserpina" del Bernini (1622). Quanto più Bernini scolpiva, tanto più
arrivava a dominare la tecnica: hanno dell’incredibile i ciuffi di capelli che
il vento solleva dalle teste scolpite e le dita di Plutone che affondano nelle
morbida coscia di Proserpina. Sala V o "dell’Ermafrodito": in una
saletta a sinistra della grande sala centrale, giace prono un essere mezzo uomo
e mezzo donna. La scultura è del I secolo d.C. e il cuscino venne aggiunto nel
XVI secolo. Al centro della sala si trova un bel mosaico romano di due pescatori
in barca, del I secolo d.C. Sala VI o del Gladiatore. "Enea e
Anchise", opera scolpita dal Bernini giovanissimo (1618-20), con l’aiuto
del padre Pietro. Enea fugge dalla città di Troia in fiamme portando in spalla
il vecchio padre che a sua volta porta i numi tutelari. Vi sono anche altre
opere più tarde del Bernini: "La verità svelata dal tempo",
"Una donna con il sole in mano" e "La Pietas Romana". Sala
VII o Egizia. Vi sono raccolte opere ispirate all’Egitto. Anche soffitti,
pavimenti e pareti presentano motivi ornamentali egizi. "Peplophoros"
(V secolo a.C.), statua che rappresenta in maniera meravigliosamente statica una
donna con il peplo a pieghe piatte. "Iside" (150 d.C.), statua di
donna con le vesti di marmo nero e il volto bianco. Sala VIII o del Fauno. Vi
sono raccolte ben sei opere di Caravaggio: "Madonna dei Palafrenieri"
(1605), quadro rifiutato dalla Basilica di San Pietro e subito acquistato dal
Cardinale Borghese, che rappresenta, contro uno sfondo drammaticamente
movimentato, il piccolo Gesù che sta per calpestare una serpe sotto lo sguardo
di Sant’Anna, mentre la Madonna lo trattiene. "S. Girolamo" (1606),
che scrive, con un teschio sul tavolo, avvolto nell’oscurità. Il famoso
"Autoritratto" (1593), detto anche "Bacchino malato" (forse
i postumi di una sbornia?), che tiene in mano dei frutti, incoronato di foglie
di vite. "Giovane con canestro di frutta", forse uno degli amanti del
pittore? "S. Giovanni Battista" (1609), con lo sguardo rivolto
all’artista. E infine "Davide con la testa di Golia" (1619), il
quadro che Caravaggio inviò al Papa chiedendo la grazia, dopo essere fuggito da
Roma con una taglia sulla testa, sospettato di omicidio. Al piano superiore:
Galleria dei dipinti. Da non perdere: Sala VIII, Vestibolo. Due ritratti a
mosaico del Cardinale Scipione Borghese, opera di Provenzale, il miglior maestro
mosaicista dai tempi dei Romani. Il primo, che raffigura il Cardinale nelle
vesti di Orfeo, è del 1608, il secondo del 1621. Sala IX o di Didone. Sala di
Raffaello: "Deposizione" (1507): degno di nota il modo di raffigurare
l’abbandono, quasi il peso, del corpo di Cristo; "Ritratto di Uomo"
(1502); "Ritratto di giovane donna con Liocorno" (1506), una deliziosa
giovinetta viziata che gioca col suo animale prediletto. Sala X o di Ercole.
Veniva chiamata la Stanza del Sonno e contiene un letto a baldacchino del
‘600. Sale XI, XII, XIII, tre piccole stanze vicine al Vestibolo. Sala XIV o
Galleria di Lanfranco. Due busti del Bernini che rappresentano il Cardinale
Borghese (1632). Il secondo busto venne commissionato dopo che, nel primo busto,
proprio in mezzo alla fronte del Cardinale fu trovato un difetto nel marmo. Il
Cardinale ne rimase tutt’altro che soddisfatto, e avrebbe esclamato: "Rifallo,
Gian Lorenzo!". Dalle sculture emerge un uomo grasso, dagli occhi
intelligenti e una barbetta ispida che gli dà un’aria arrogante. Sul tavolo
al centro della sala: modello del Bernini per la statua equestre di Luigi XIV
(1669), che il Re Sole avrebbe voluto a coronamento della Scalinata di Piazza di
Spagna. I due autoritratti a olio del Bernini, uno da giovane (1623), l’altro
quando era più anziano e scarno (1635). Sala XV o dell’Aurora. La sala del
Maestro di Ferrara, Dosso Dossi: il quadro migliore è la "Madonna con
Bambino" (1525), in cui l’artista dipinge le aureole in modo interamente
nuovo. Una splendida "Ultima Cena" (1546-47) di Jacopo Bassano, in cui
i discepoli di Gesù sono raffigurati come pescatori scalzi che sonnecchiano
dopo il pasto. Cristo domanda chi lo tradirà, mentre la luce attraversa il
bicchiere di vino macchiando la tovaglia di rosso sangue. Sala XVI, con la
"Natività" (1546) di Giorgio Vasari, più noto in quanto autore di un
famoso libro sulle vite degli artisti del Rinascimento. Sala XVII, con
l’insolita "Bottega di un Antiquario" (1620) di Franz Francken il
Giovane. Inoltre, "Ritratto dello scultore Canova" (l’autore della
"Paolina Bonaparte" che si trova al piano terra), opera di Gaspare
Landi (1806). Sala XVIII, con il "Cristo deposto", capolavoro di
Rubens (1602). Si noti l’aspetto di Maria Maddalena, raffigurata quasi in
stile preraffaellita, con il seno che spunta dal vestito. Sala XIX o di Paride
ed Elena. Due opere del Domenichino: "La Sibilla" (1616), che sembra
una dama dell’alta società, e una gioiosa "Caccia di Diana" (1617),
con la sua allegra compagnia (a causa della quale Domenichino rimase in prigione
finché non consegnò il dipinto al Cardinale Borghese). Infine, la testa di
"Giovane ridente" (1583) di A. Carracci, notevole per l’espressività
del volto contorto. Sala XX o di Amore e Psiche. Sala di Tiziano, con la sua
opera più famosa, "Amor sacro e Amor profano", del 1514, in cui, in
verità, l’amor sacro appare molto più attraente dell’amor profano. Altre
opere: "Venere che benda Amore" del 1565, altro felice tema
mitologico; "Cristo flagellato"; "S. Domenico". Nella stessa
sala: il sorridente "Ritratto d’uomo" (1475) di Antonello da Messina
e la "Madonna" (1508) di Lorenzo Lotto, con un Bambino deliziosamente
capriccioso.
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