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Museo Borghese

 

P.zza Scipione Borghese, 5

Apertura 9.00-19.00 - Lun. chiuso

Tel: 068417645  Prenotazioni: 0632810

Prenotazioni online: www.ticketeria.it

 

Il Museo di Villa Borghese (o Galleria Borghese), costruito nel 1614 da Giovanni Vasanzio (vero nome Jan Van Santen, olandese) era definito Casino di Villa Borghese. Il termine "casino" si riferisce all’edificio principale all’interno di una Villa. Il ricco e potente Cardinale Scipione Borghese fece edificare al centro della sua proprietà questa bellissima residenza, seguendo la tradizione dell’aristocrazia "nera" creata dai Papi, che disseminava nella campagna intorno a Roma lussuose dimore in cui rifugiarsi quando la canicola rendeva invivibile la città. La superba collezione di statue e dipinti rimane a testimoniare ancora oggi il raffinato gusto del Cardinale. Ma ne è prova anche la sovraccarica decorazione dei soffitti di quasi tutte le stanze, che raffigura gaudenti dalla guance rubizze intenti a spassarsela. Nulla è stato risparmiato: ogni superficie, anche la più piccola, è stata ricoperta di ornamenti con un’abbondanza che ha dell’incredibile. Né mancano gli spunti bizzarri: in un "trompe l’oeil", una figura umana scompare dietro una porta dipinta con tale realismo da sembrare vera. Chi visita la Galleria di sera trova oggi un’illuminazione troppo cruda per un ambiente che, ai vecchi tempi, sarebbe apparso caldo e accogliente anche con cento candele. La decorazione delle stanze è talmente ridondante che finisce a volte per prevalere sui dipinti. Se v’interessa approfondire la materia, acquistate la Guida della Galleria, che presenta una pianta con i titoli e la descrizione dettagliata dei soffitti dipinti, i cui soggetti danno oggi il nome alle varie sale. Provengono dalla collezione del Cardinale Borghese i dipinti e le sculture che presentano il suo stemma.

Storia - 1605-21. Pontificato di Paolo V Borghese (da semplice Cardinale era stato un Inquisitore, responsabile del processo contro Galileo). Il parco e la Villa vengono creati dal Cardinale Scipione Borghese, grande mecenate dell’epoca e nipote del Papa. 1607. Il Cardinale fa confiscare i dipinti del Cavalier d’Arpino (maestro del Caravaggio), di cui è particolarmente appassionato. Fa inoltre imprigionare Domenichino per assicurarsi la "Diana cacciatrice" che era stata commissionata al pittore dal Cardinale Aldobrandini. 1803. Napoleone I non soltanto spinge la sorella Paolina tra le braccia del debole Principe Camillo Borghese, ma sottrae anche al padre di costui gran parte della collezione di statue antiche per portarsele al Louvre, in cambio di un appezzamento di terreno senza valore nell’Italia del Nord. 1805. La principessa Paolina si fa scolpire nuda dal Canova. Il marito, offeso, nasconde la statua e poco dopo si separa dalla consorte. 1997.
Dopo anni di restauri, la Galleria viene restituita all’antico splendore e aperta al pubblico


Le sale - Sala I. Da non perdere la famosa e scandalosa statua di Antonio Canova, "Paolina Borghese", sorella di Napoleone, che posa nuda come Venere (1805). La sua pelle sembra di seta, come i cuscini. Sotto la base della statua c’era un tempo un motore che la faceva ruotare. Sala II, detta del Sole. Il Cardinale aveva puntato sul talento del giovane Bernini e raccolse molte delle sue opere: "Davide" (1623-24), forse un autoritratto realizzato quando l’artista era circa ventenne, raffigura il re biblico che si appresta a lanciare un sasso contro Golia: tutto il suo corpo è in tensione, pronto a scattare come una molla. Sala III, di "Apollo e Dafne" del Bernini (1624). La virtuosa Dafne cerca di sfuggire ad Apollo, Dio del Sole, che vuole possederla. Riesce a salvarsi trasformandosi in un albero. Notate le piccolissime foglie che le stanno crescendo dai capelli. Venne scolpita dal Bernini l’anno successivo al "Davide". Sala IV, Galleria degli Imperatori con "Il Ratto di Proserpina" del Bernini (1622). Quanto più Bernini scolpiva, tanto più arrivava a dominare la tecnica: hanno dell’incredibile i ciuffi di capelli che il vento solleva dalle teste scolpite e le dita di Plutone che affondano nelle morbida coscia di Proserpina. Sala V o "dell’Ermafrodito": in una saletta a sinistra della grande sala centrale, giace prono un essere mezzo uomo e mezzo donna. La scultura è del I secolo d.C. e il cuscino venne aggiunto nel XVI secolo. Al centro della sala si trova un bel mosaico romano di due pescatori in barca, del I secolo d.C. Sala VI o del Gladiatore. "Enea e Anchise", opera scolpita dal Bernini giovanissimo (1618-20), con l’aiuto del padre Pietro. Enea fugge dalla città di Troia in fiamme portando in spalla il vecchio padre che a sua volta porta i numi tutelari. Vi sono anche altre opere più tarde del Bernini: "La verità svelata dal tempo", "Una donna con il sole in mano" e "La Pietas Romana". Sala VII o Egizia. Vi sono raccolte opere ispirate all’Egitto. Anche soffitti, pavimenti e pareti presentano motivi ornamentali egizi. "Peplophoros" (V secolo a.C.), statua che rappresenta in maniera meravigliosamente statica una donna con il peplo a pieghe piatte. "Iside" (150 d.C.), statua di donna con le vesti di marmo nero e il volto bianco. Sala VIII o del Fauno. Vi sono raccolte ben sei opere di Caravaggio: "Madonna dei Palafrenieri" (1605), quadro rifiutato dalla Basilica di San Pietro e subito acquistato dal Cardinale Borghese, che rappresenta, contro uno sfondo drammaticamente movimentato, il piccolo Gesù che sta per calpestare una serpe sotto lo sguardo di Sant’Anna, mentre la Madonna lo trattiene. "S. Girolamo" (1606), che scrive, con un teschio sul tavolo, avvolto nell’oscurità. Il famoso "Autoritratto" (1593), detto anche "Bacchino malato" (forse i postumi di una sbornia?), che tiene in mano dei frutti, incoronato di foglie di vite. "Giovane con canestro di frutta", forse uno degli amanti del pittore? "S. Giovanni Battista" (1609), con lo sguardo rivolto all’artista. E infine "Davide con la testa di Golia" (1619), il quadro che Caravaggio inviò al Papa chiedendo la grazia, dopo essere fuggito da Roma con una taglia sulla testa, sospettato di omicidio. Al piano superiore: Galleria dei dipinti. Da non perdere: Sala VIII, Vestibolo. Due ritratti a mosaico del Cardinale Scipione Borghese, opera di Provenzale, il miglior maestro mosaicista dai tempi dei Romani. Il primo, che raffigura il Cardinale nelle vesti di Orfeo, è del 1608, il secondo del 1621. Sala IX o di Didone. Sala di Raffaello: "Deposizione" (1507): degno di nota il modo di raffigurare l’abbandono, quasi il peso, del corpo di Cristo; "Ritratto di Uomo" (1502); "Ritratto di giovane donna con Liocorno" (1506), una deliziosa giovinetta viziata che gioca col suo animale prediletto. Sala X o di Ercole. Veniva chiamata la Stanza del Sonno e contiene un letto a baldacchino del ‘600. Sale XI, XII, XIII, tre piccole stanze vicine al Vestibolo. Sala XIV o Galleria di Lanfranco. Due busti del Bernini che rappresentano il Cardinale Borghese (1632). Il secondo busto venne commissionato dopo che, nel primo busto, proprio in mezzo alla fronte del Cardinale fu trovato un difetto nel marmo. Il Cardinale ne rimase tutt’altro che soddisfatto, e avrebbe esclamato: "Rifallo, Gian Lorenzo!". Dalle sculture emerge un uomo grasso, dagli occhi intelligenti e una barbetta ispida che gli dà un’aria arrogante. Sul tavolo al centro della sala: modello del Bernini per la statua equestre di Luigi XIV (1669), che il Re Sole avrebbe voluto a coronamento della Scalinata di Piazza di Spagna. I due autoritratti a olio del Bernini, uno da giovane (1623), l’altro quando era più anziano e scarno (1635). Sala XV o dell’Aurora. La sala del Maestro di Ferrara, Dosso Dossi: il quadro migliore è la "Madonna con Bambino" (1525), in cui l’artista dipinge le aureole in modo interamente nuovo. Una splendida "Ultima Cena" (1546-47) di Jacopo Bassano, in cui i discepoli di Gesù sono raffigurati come pescatori scalzi che sonnecchiano dopo il pasto. Cristo domanda chi lo tradirà, mentre la luce attraversa il bicchiere di vino macchiando la tovaglia di rosso sangue. Sala XVI, con la "Natività" (1546) di Giorgio Vasari, più noto in quanto autore di un famoso libro sulle vite degli artisti del Rinascimento. Sala XVII, con l’insolita "Bottega di un Antiquario" (1620) di Franz Francken il Giovane. Inoltre, "Ritratto dello scultore Canova" (l’autore della "Paolina Bonaparte" che si trova al piano terra), opera di Gaspare Landi (1806). Sala XVIII, con il "Cristo deposto", capolavoro di Rubens (1602). Si noti l’aspetto di Maria Maddalena, raffigurata quasi in stile preraffaellita, con il seno che spunta dal vestito. Sala XIX o di Paride ed Elena. Due opere del Domenichino: "La Sibilla" (1616), che sembra una dama dell’alta società, e una gioiosa "Caccia di Diana" (1617), con la sua allegra compagnia (a causa della quale Domenichino rimase in prigione finché non consegnò il dipinto al Cardinale Borghese). Infine, la testa di "Giovane ridente" (1583) di A. Carracci, notevole per l’espressività del volto contorto. Sala XX o di Amore e Psiche. Sala di Tiziano, con la sua opera più famosa, "Amor sacro e Amor profano", del 1514, in cui, in verità, l’amor sacro appare molto più attraente dell’amor profano. Altre opere: "Venere che benda Amore" del 1565, altro felice tema mitologico; "Cristo flagellato"; "S. Domenico". Nella stessa sala: il sorridente "Ritratto d’uomo" (1475) di Antonello da Messina e la "Madonna" (1508) di Lorenzo Lotto, con un Bambino deliziosamente capriccioso.

 

Apollo e Dafne -Bernini 1622/25        Paolina Borghese - A. Canova 1805/1808        Davide con la testa di Golia - Caravaggio 1609/10        Pluto e Proserpina - Bernini 1621/22        Madonna dei Palafrenieri - Caravaggio 1605        David - Bernini 1623/24