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Contrariamente ai predecessori che erano saliti al trono in quanto figli adottivi, C. era figlio naturale di Marco Aurelio che l'aveva associato al trono nel 177. Rimase unico imperatore alla morte del padre il 17 marzo del 180. Concluse rapidamente le operazioni militari alle frontiere settentrionali raggiungendo un accordo con i barbari e rientrò a Roma.
Tuttavia si disinteressò degli affari di governo lasciandoli nelle mani del prefetto Perenne (ucciso nel 185) poi del suo successore Cleandro (assassinato nel 189) infine nelle mani della sua concubina Marcia che, filo-cristiana, si adoperò per favorire questa comunità. Mentre nell'Impero la situazione economica diventava sempre più drammatica, C. si abbandonò ad una vita dissoluta e stravagante di cui rimangono numerose narrazioni come la sua passione per i giochi gladiatori che lo videro spesso protagonista nell'arena.
Quando infine il suo dispotismo si rivolse contro gli effettivi detentori del potere, il prefetto Emilio Leto, Marcia e il cubiculario Ecletto, venne fatto assassinare a Roma il 31 dicembre 192.