Il nome
deriva dalle botteghe di fabbricanti di catini che si trovavano un tempo
nella zona. La piazza Benedetto Cairoli che si apre davanti alla chiesa
è recente, ed è contestuale all'apertura di via Arenula (1887).
Sul luogo sorgeva una piccola chiesa, S. Biagio de Oliva, che nel 1575 fu
ceduta all'ordine dei Barnabiti, i quali si diedero ad edificare una
chiesa molto più monumentale, dedicata a S. Carlo Borromeo. I lavori,
dopo molte controversie, ebbero inizio nel 1612, ad opera di Rosario
Rosati, che arrivò a completare la slanciata cupola nel 1620 (la terza
di Roma dopo S. Pietro e S.
Andrea della Valle; ma la quinta se si considera che nel XX
secolo la seconda è diventata quella dei SS. Pietro e Paolo all'Eur e
la terza quella di S. Giovanni Bosco).
Ma il completamento dell'intero edificio richiese molto più tempo. La
facciata fu eretta nel 1636-1638, ad opera di G. B. Soria, l'abside fu
completata tra il 1638 ed il 1646, e la decorazione interna
dell'edificio proseguì per tutto il XVII secolo. L'edificio fu
finalmente consacrato nel 1722.
San Carlo, una delle grandi chiese romane la cui esistenza è legata alla
religiosità controriformata, analogamente a S.
Andrea della Valle, è di grande importanza per la ricca
decorazione pittorica che in questo caso illustra non solo il
classicismo del primo seicento ma anche lo stile più prettamente
barocco dei decenni successivi.
Entrando, nella controfacciata, affreschi di Mattia e Gregorio Preti con
episodi della vita di S. Carlo (1641-1642). Nei pennacchi della cupola, Virtù
cardinali del Domenichino (1627-1630). Nel catino absidale, Gloria
di S. Carlo, del Lanfranco (1646). Nel coro dietro l'abside, S.
Carlo in preghiera, affresco staccato di Guido Reni, gia sulla
facciata esterna della chiesa (c. 1640). Sull'altar maggiore, opera di
Martino Longhi, una bellissima pala con S. Carlo che porta in
processione il Sacro Chiodo, una delle ultime opere di Pietro da
Cortona (1667).
Oltre a queste opere, molte altre arricchiscono le cappelle laterali, tra
cui molto notevole la terza a destra, Cappella di S. Cecilia, di cui ha
il patronato l'omonima accademia. E' una originalissima architettura di
antonio Gherardi (1692-1700), che vi creò uno scenografico insieme di
due cupole sovrapposte, con delicati trapassi di luce, analogamente a
quanto fatto nella cappella Avila di S.
Maria in Trastevere, un altro dei tanti "teatrini
sacri" sorti nella tarda età barocca a Roma, sulla falsariga delle
grandi creazioni berniniane. Anche qui è conservata una bella sagrestia
con mobili antichi, così come molto belli sono diversi ambienti del
vicino, grande convento dei Barnabiti.
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