E'
abbastanza inconsueto trovare grandi fontane al di là delle mura
Aureliane. Imbattersi in questa grande fontana marmorea addossata a ciò
che rimane dell'imponente acquedotto Felice è senz'altro di grande
effetto. E' interessante la descrizione che fa il Mastrigli nel 1927 della
zona in cui si trova la fontana e soprattutto dei pericoli a cui era
soggetta. Ne auspicava quindi una tempestiva salvaguardia, magari
includendola in un parco archeologico. Effettivamente i suoi timori non
erano infondati, in quanto oggi le case sono ormai arrivate a ridosso
delle mura, utilizzandole come muro di sostegno per abitazioni,
autorimesse, addirittura negozi di vario genere. Dall'acquedotto che
condusse l'opulenta vena d'acqua di Pantano, la fontana non gode più
alcun beneficio, rimanendo quasi sempre a secco. La storia ci riporta al
pontificato di Sisto
V, il grande papa urbanista, che portò l'acqua dalla zona di
Pantano, sulla Casilina, a Roma, mediante un acquedotto che si chiamò
Felice (dal suo nome: Felice Peretti). Di ciò rimane testimonianza
nell'epigrafe posta su porta Furba, nella quale si legge che l'opera fu
compiuta a soli due anni dalla sua elezione a pontefice. Egli si avvalse
inoltre di esperti quali Matteo Bartolami, Giovanni Fontana e l'Ammannati.
L'acqua
saziò la sete dei romani, ma per la verità risolse un problema molto
sentito dal pontefice: quella di rifornire d'acqua villa Peretti Montalto
(oggi scomparsa), che era la sua dimora privata. Per commemorare
l'avvenimento, fece progettare e costruire tre fontane: la mostra vera e
propria in piazza S.
Bernardo, una in S. Lorenzo e, la terza, quella di Porta Furba,
l'unica della quale rimanga una testimonianza iconografica settecentesca o
ottocentesca. Quella che vediamo però, non è la fontana di Sisto
V, ma di Clemente
XII, fatta realizzare forse dal Vanvitelli: un mascherone dai
caratteri somatici grotteschi ed ali di pipistrello, versa acqua in una
valva di conchiglia da cui si raccoglie nella vasca sottostante
attraversando due fistole laterali. Sarebbe comunque più giusto usare il
condizionale perchè l'acqua non c'è. La vasca marmorea ha sobrie ed
eleganti linee ed è sollevata dal livello stradale da una rampa di
gradini in marmo. Marmoreo è anche lo sfondo, formato da una serie di
lastre che creano una sorta di lesenatura dagli spigoli esterni. A
coronamento vi è una cornice sagomata ad arco centinato in cui è posto
lo stemma di papa Corsini e un'epigrafe:
CLEMENS
PAPA XII
FONTEM
AQVAE FELICIS
IAM
DTV COLLAPSUM
PVBLICAE
RESTITVIT COMMODITATI
FELICE
PASSERINO C.A.C
ET
AQVARVM PRAESIDE
ANNO
DOMINI MDCCXXXIIII
E'
visibile chiaramente, in una stampa antica, lo scenario che faceva da
sfondo alla fontana,ma l'urbanizzazione ha via via sottratto il terreno
circostante relegando in un angolo di strada la splendida fontana. Una
curiosità è infine degna di menzione: "Furba", deriverebbe
dall'appellativo degli abituali frequentatori della zona, per lo più
briganti e malandrini, che furbescamente depredavano i pellegrini diretti
a Roma. Per alcuni questa versione non è esatta. Secondo Pocino infatti,
deriverebbe dal latino "Forma", acquedotto.
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