Alla
sommità del Celio sorge la chiesa di S.
Maria in Domnica, conosciuta anche come S. Maria della
Navicella o Navicula. Questa denominazione deriva dalla caratteristica
fontana posta di fronte alla facciata. Non è stato ancora accertato se
la navicella attuale sia di epoca romana o sia stata realizzata in epoca
successiva. Resta comunque il fatto che la fontana è di squisita
fattura ed originalità.
Nei
pressi del Colosseo fu rinvenuta una piccola nave di pietra sulla cui
provenienza sono state fatte diverse ipotesi. La più probabile è
quella di un ex voto donato alla dea Iside (protettrice dei naviganti),
dai marinai della flotta di capo Miseno, addetti ad azionare il "velarium"
(il grande tendone che copriva l'anfiteatro Flavio). Un'altra ipotesi è
che l'ex voto sia stato voluto da quei marinai che alloggiavano nei
vicini "castra peregrinorum" (alloggi dei militari di
passaggio), giunti a Roma per ringraziare la dea stessa dopo uno
scampato naufragio. E' probabile che lo stato in cui fu rinvenuta la
navicella fosse tale da non poterne fare un adeguato restauro, così se
ne eseguì una copia. Il cardinale Giovanni de' Medici, prima ancora di
salire al soglio pontificio col nome di Leone
X, affidò l'incarico di restaurare la chiesa
paleocristiana al Sansovino. Questi nei primi anni del cinquecento
progettò anche il porticato rinascimentale e, come gli era stato
richiesto dal cardinale, restaurò la fontana.
Un
tempo la nave volgeva la prua verso il porticato ed era posta su di un
basamento in travertino su cui comparivano lo stemma della famiglia
Medici e un'epigrafe celebrativa di papa Leone
X.
Nel
XIX secolo, in seguito ad un nuovo restauro, la fontana venne orientata
nella posizione attuale e posta con l'asse longitudinale parallelo al
porticato e la prua rivolta verso il centro storico della città. La
nave di pietra fu collocata nel centro di una vasca ovale in travertino,
nella quale si raccoglie l'acqua.
La
nave è una miniatura di un'antica galera romana, sollevata sul dado
marmoreo e appoggiata su due scalmi che seguono la curvatura dello
scafo. Da notare la linea di galleggiamento, che divide la chiglia dalle
murate su cui aggetta il ponte con un corrimano sostenuto da nove
mensole fra le quali si aprono altrettanti boccaporti. Sul rostro della
prua è scolpita una figura mitologica simile ad un cinghiale dallo
sguardo sanguinolento ed aggressivo, adatto perfettamente ad intimorire
gli avversari. Nella parte posteriore si delinea l'elegante e snella
sagoma del castello di poppa. Uno zampillo si innalza dal ponte
centrale; l'acqua fuoriesce dai ponti laterali, scende lungo le murate e
il basamento e confluisce nella piscina sottostante. |