Il
10 settembre 1870, Pio
IX inaugurò questa fontana, mostra dell'acqua Marcia, che
originariamente si trovava a circa cento metri da piazza della
Repubblica, verso la stazione Termini, nel punto dove ora ci sono i
giardinetti che circondano l'obelisco
ai caduti della battaglia di Dogali. In origine la struttura era molto
più semplice. Di simile all'odierna aveva solo il grande cerchio di
zampilli con quello più forte al centro. Solo intorno al 1885, durante
i lavori di sistemazione di via Nazionale e di piazza Esedra, si decise
di spostare questa fontana nella grande piazza (oggi "della
Repubblica") affidandone il rifacimento ad Alessandro Guerrieri.
Questi la ridisegnò completamente, ma volendo rompere con le
tradizioni, non tenne conto degli ottimi insegnamenti berniniani.
Infatti edificò la grande vasca, di per sè non alta, ma, nei confronti
del complicato insieme centrale, non sufficientemente bassa per goderne
la vista dal normale livello di osservazione. Per le decorazioni delle
ninfe, si aspettò fino al 1901, anno in cui, finite di scolpire da
Mario Rutelli, vennero montate ai loro posti. Una volta finiti i lavori,
nel gennaio del 1901, lo steccato di legno intorno alla fontana restò a
tener lontani gli sguardi dei curiosi romani, ancora per qualche giorno.
Ma qualcuno era riuscito lo stesso a scorgere qualcosa, denunciò
"l'oscenità" di quelle najadi, tanto che in comune non si
riuscì a decidere se fosse giusto o meno dare pubblica visione di
queste "impudiche" sculture. Dopo varie baruffe fra liberali
(pro) e cattolici (contro), a decidere furono i romani,che incuriositi
dallo scandalo si raggrupparono in gran numero intorno alla fontana
incriminata. E così finalmente, dopo una mezza sommossa popolare, il
giorno 10 febbraio, lo steccato prima scavalcato e schiodato, venne
definitivamente abbattuto. I romani non sembrarono certo scandalizzarsi,
anzi parvero invece apprezzare l'opera del Rutelli e, come scrissero poi
anche i giornali, sembrò che "l'allarme sollevato in Campidoglio
fosse una vera e propria esagerazione. Il
gruppo centrale del glauco con l'indomabile delfino stretto fra le
braccia, che fa uscire dalla bocca il potente getto d'acqua, venne messo
dal Rutelli solo dieci anni più tardi. Infatti in quella
"particolare" inaugurazione del 1901, al centro della fontana
apparve un discutibile gruppo scultoreo composto da tre tritoni, un
delfino ed una piovra. Formavano un tale groviglio, che fu
soprannominato dal mordace spirito romanesco "fritto misto".
Forse anche questo contribuì ben presto, a farlo togliere per lasciare
il posto al futuro e più degno glauco,che oggi possiamo ammirare con il
suo potente delfino perfettamente integrato con tutto l'insieme. Per chi
volesse vederlo, il "fritto misto" oggi si trova nei giardini
di piazza Vittorio e, dato lo stato pessimo di conservazione in cui
versa, pare quasi appartenere, groviglio informe di pietra, a un passato, come quello dei vicini ruderi di una ben più
antica e grande fontana: i trofei
di Mario. |