Il naturale
proseguimento di via dei Condotti, lasciandosi alle spalle la scalea di
Trinità dei monti,è una strada di gran lunga meno sfarzosa,più
stretta e silenziosa, ma ugualmente elegante che conduce ad una
piazza:entrambe hanno il medesimo nome:via e piazza della Fontanella Borghese. E’ questo il caso particolare in cui al nome non corrisponde
una fontana di particolare pregio,e neppure fu legata al nome di un
progettista di talento o di fama. La fontana in questione è una
semplice fonte posta all’angolo di via del Leoncino, composta da una
vaschetta marmorea sospesa dal bordo spesso e arrotondato da cui
trabocca l’acqua che sgorga abbondante e freschissima,
raccogliendosi poi a terra in una griglia metallica. A parte la relativa
grandezza, è talmente annerita dallo smog e corrosa dall’azione
dell’acqua, da passare spesso inosservata.La fontana a cui si
riferisce il toponimo non è quella attuale, bensì una vasca addossata
al Palazzo Borghese(detto il Cembalo e considerato insieme a palazzo
Farnese, la “scala” di palazzo Rospigliosi e il “portone” di
palazzo Sciarra al Corso, una delle quattro meraviglie di Roma). Il
palazzo, presunta opera di Martino Longhi il Vecchio, fu eretto alla
fine del XVI secolo. Allora apparteneva alla famiglia dei Della Genga
che presto lo lasciarono, cedendo ai Borghese. La fontana rimase a lungo
inattiva forse perché fece parte di quelle fontane la cui cura e
manutenzione era affidata ai proprietari dei palazzi a cui erano
addossate. GregorioXVI la riattivò e
Paolo V ne decise l’attuale
sistemazione;egli infatti, per ragioni urbanistiche, fece demolire parte
del palazzo Della Genga, (fra l’altro uno dei pochissimi a Roma di
epoca Rinascimentale). Non si hanno notizie certe dell’esecutore né
dell’attuale vasca né di quella originale, da annoverare ormai tra le
vasche scomparse.
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