Nel
tratto compreso tra via Frattina e via Condotti (di solito si dice: via
Condotti, ma l’esatta toponomia sarebbe: Dei condotti, dalle
condutture dell’acqua Vergine che passavano lungo questo tratto per
portare l’acqua sia verso le case basse di Roma, sia verso fontana di
Trevi, ma per la regola per cui “error communis facit ius”, l’uso
quotidiano determina la nuova e consueta dicitura), Via bocca di Leone
si apre in uno slargo, una specie di piccola piazzetta, una volta
denominata piazza Torlonia.
La strada fu voluta da Don Martino Torlonia
quando acquistò il palazzo all’angolo di via Condotti; e volle che il
prospetto principale vi si affacciasse. Il palazzo, realizzato su
disegno di G. A. De Rossi, dai baroni Nunes, era passato prima al
principe di Mussignano e di Canino, poi a don Carlo Bonaparte che, a sua
volta, l’aveva venduto ai Torlonia. Don Martino, affidando i lavori
all’architetto Antonio Sarti, apportò notevoli restauri e modifiche
al palazzo, demolendo fra l’altro due edifici antistanti e aggiungendo
al prospetto principale la fontana-sarcofago trabeata, a cui facevano
ombra due preziosi e quanto mai rari alberi di pepe, che però furono
tra i primi a scomparire. La fontana è composta da un sarcofago
marmoreo a bassorilievo in cui figure di fauni e giovani fanciulle si
dispongono simmetricamente rispetto ad un medaglione centrale
raffigurante un busto di uomo togato. L’acqua affluisce al sarcofago
da un antico mascherone murato, posto sull’asse di simmetria della
composizione e ne fuoriesce da due cannelle poste alla base del
sarcofago stesso che è sollevato e sorretto da due possenti zampe
leonine. L’acqua si raccoglie a terra in una vasca marmorea
semicircolare protetta da due colonnine cilindriche di marmo bigio. Due
paraste poste a lato del sarcofago sorreggono un arco nella cui lunetta
campeggiavano due leoni posti a protezione dello stemma dei Torlonia. Il
principe tenne in particolar modo a sottolineare chi volle la fontana,
di chi fosse l’area, chi ne pagò le spese e per questo pose una
lapide, riportando, (eccesso di pignoleria!) perfino le misure. |