Il
rione prende il nome dal nipote di Gregorio
XV, il cardinale Ludovico Ludovisi, sulle cui proprietà è sorto e
si è sviluppato. Semplice è la sua storia. Nell’antica Roma era una
zona fuori della città, senza importanti edifici, ma cosparsa di tombe.
Solo al termine della repubblica sorsero ville famose fra cui quella di
Lucio Licinio Lucullo (Horti Luculliani) costruita dopo il 63 a.C. con
una serie di terrazze e di rampe terminanti con un emiciclo porticato.
Dopo secoli di abbandono, la zona fu resa abitabile per volontà di Sisto
V (1585-1590), che ripristinò l’acquedotto e incoraggiò il
formarsi di orti e di proprietà terriere. Nel Seicento fu proprio il
cardinale Ludovico Ludovisi, uomo tanto facoltoso quanto colto, a creare
un vasto complesso immobiliare risultante dall’acquisto delle vigne di
Francesco Del Nero, di Leonora Cavalcanti (zona di Porta
Pinciana), di Giovanni Antonio Orsini (zona fra via Veneto e via
Marche) e dei frati carmelitani di S.
Maria in Traspontina.
Nell’Ottocento i Ludovisi annetterono le proprietà dei
Verospi-Belloni e Borioni. La grazia e la grandezza dei casini, del
museo, del palazzo e della galleria colpirono Goethe, Stendhal, Elliot,
Gogol e Taine.
Il Ludovisi è da considerarsi un rione di espansione al di fuori del
vecchio nucleo storico, scaturito da convenzioni di grandi imprese
legate a gruppi finanziari. L’esempio eloquente ne fu il nostro rione
iniziato dalla Compagnia fondiaria e poi dalla Società generale
immobiliare. Si congiunse piazza
Barberini con porta
Pinciana, creando via Veneto (poi, nel 1918, via Vittorio Veneto).
Altre vie furono intitolate alle regioni d’Italia disposte a
scacchiera. Connesso al sorgere del rione era un problema sentito
fortemente dal Consiglio comunale che considerava le mura di Roma
(quelle aureliane in questo caso) un monumento storico della più grande
importanza. Nella seduta del 28 febbraio 1886, il Consiglio adottava
provvedimenti che valessero alla loro conservazione, deliberando che il
nuovo quartiere nella già villa Ludovisi sorgesse a distanza non minore
di 16 metri dalle mura di Belisario. Ciò, peraltro, era già in
contrasto col piano regolatore del 1873 che prevedeva un viale interno
lungo le mura largo 40 metri. Tuttavia l’assessore Balestra e l’impresa
edificatrice limitarono arbitrariamente la larghezza della via a soli 9
metri; di rimando, la giunta fece sospendere i lavori di costruzione al
fine di far rispettare le volontà del Consiglio. Dal “Cracas” del
23 giugno 1888, p.154, si apprende che il pomerio interno al rione
Ludovisi è stato dichiarato di utilità pubblica e che si sono imposte
le necessarie espropriazioni. E’ chiaro che dove erano tracciate delle
vie (alcune già esistenti entro la villa Ludovisi) si imponeva una
sollecita costruzione di edifici che le fiancheggiassero, per non
lasciare la desolante visione di quelle zone inedificate nell’interno
delle mura, e perciò gli spazi liberi furono ben presto occupati dall’ingordigia
delle ditte costruttrici. I confini in poco volger di anni furono così
stabiliti: via Vittorio Veneto – via S. Isidoro – via degli Artisti
– via Francesco Crispi – via di Porta Pinciana – Porta Pinciana
– mura urbane – via Piave – via Calabria – via Boncompagni –
via Lucullo – via di S. Basilio – via Vittorio Veneto. La superficie
è di mq 325.150 e la popolazione residente ammonta a circa 27.000
unità. Lo stemma del rione Ludovisi è rosso a tre bande d’oro
ritirate nel capo e un dragone d’oro reciso in punta. |