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SERVIO TULLIO
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La leggenda del re di Roma non eletto. Alla morte di Tarquinio Prisco, la sua stessa moglie Tanaquil temendo il conseguente disordine sociale e l'intervento delle fazioni dei Marcii, organizza una successione "di fatto" nei confronti del genero Servio Tullio. Dopo aver annunciato pubblicamente l'attentato al re, Tanaquil evita di dichiarare al popolo anche la morte del re. In attesa della sua "guarigione" ogni potere è "temporaneamente" affidato al genero Servio Tullio. Dopo pochi giorni, la morte del re è annunciata ai cittadini. Al momento del triste annuncio la figura del nuovo re Servio Tullio è ormai consolidata ed accettata dal popolo. In questo modo nessun aspirante al trono ha potuto approfittare dell'instabilità politica conseguente alla morte del re. La storia di Servio Tullio inizia nella stessa casa di Tarquinio Prisco dove è allevato fin dalla infanzia. Servio Tullio è il figlio di una nobildonna ridotta in schiavitù dopo le conquiste romane nel Lazio. Lo stesso nome "Servio" denota il suo status servile. E' interessante notare come sua madre fosse addetta alla cura del focolare domestico nella casa di Tarquinio Prisco, un ruolo molto importante nell'antica società romana. La leggenda narra un avvenimento che fa presagire nel ragazzo un glorioso futuro. Una scintilla del fuoco incendia i capelli di Servio Tullio ma il bambino continua incurante nel suo sonno. La moglie del re, Tanaquil, già nota per la sua attitudine nel presagire il futuro, vede nel bambino il successore al trono designato dagli dei. Da quel momento Servio Tullio è allevato come un vero principe ereditario e, per rafforzare il diritto di successione, prende come sua sposa una delle figlie del re Tarquinio Prisco. La discendenza è assicurata, salvo che per un aspetto: i re di Roma sono per tradizione eletti dal popolo e non per successione ereditaria. Un conquistatore etrusco di umili origini usurpa il trono dei Tarquini a Roma? La leggenda si confonde con la storia e, ancora oggi non è possibile affermare con certezza dove inizia l'una e termina l'altra. E' comunque plausibile che Servio Tullio possa essere stato un condottiero etrusco di umili origini, abile nell'usurpare il trono dei Tarquini e che poi abbia sposato la figlia di Tarquinio Prisco per limitare le rivendicazioni al trono. E' comunque certo che Servio Tullio venga ricordato da millenni per il suo rapporto estremo con la "Fortuna" tanto benevola inizialmente, quanto contraria e nefasta al termine della sua vita. Il suo status di "re non eletto" alimenta il malcontento delle "gentes" e delle classi aristocratiche pretendenti al trono. Per risanare il suo rapporto con il popolo Servio Tullio ricerca il consenso emanando riforme sociali "democratiche" a favore della plebe e delle ricchie minores gentes. Ricordiamo le principali leggi emanate da Servio Tullio.:
Le riforme sociali aumentano il consenso della plebe e le classi povere ma, parallelamente, alimenta anche il malcontento della "gentes" e dei nobili. Per sedare il malcontento aristocratico dovuto alla sua illegittimità nel ricoprire il ruolo del re, Servio Tullio attua un'abile mossa politica. Dopo aver radunato il popolo nella valle del Foro, Servio Tullio annuncia di abbandonare il potere, stanco di ricevere le continue minacce da parte degli altri pretendenti al trono. Pretendenti interessati soprattutto a soddisfare le proprie ambizioni di potere piuttosto che soddisfare le reali esigenze del popolo romano. Il discorso e le dimissioni ampliano il consenso popolare. Il popolo lo acclama e lo elegge Re di Roma. Il malcontento delle "gentes" non è sanato ma ora nessuno può rivendicare la legittimità del trono di Servio Tullio. La ricerca del consenso popolare da parte di Servio Tullio caratterizza le sue riforme sociali "democratiche":
Tra le riforme sociali spicca la riorganizzazione dell'esercito. Prima di Servio Tullio, l'esercito era organizzato sulla base del censo (ricchezza) poiché gli stessi soldati dovevano pagare l'acquisto delle proprie armi. Gli aristocratici e le "gentes" potenti erano spesso cavalieri in quanto la loro ricchezza permetteva loro di acquistare armamenti migliori ed il cavallo. Gli altri i soldati erano invece clienti delle gentes o figli delle classi emergenti. Prima di Servio Tullio, la plebe ed i nullatenenti erano quindi esclusi dall'esercito e dalla guerra. L'esercito si apre alla plebe di Roma con l'istituzione della figura del "soldato-contadino". Questa innovazione è fondamentale per la forza militare di Roma. Il soldato-contadino combatte per Roma per ottenere in cambio una parte delle terre conquistate. Sono spesso diseredati, plebei e uomini che solo nell'esercito possono ambire a costruire una terra da coltivare ed una vita autosufficiente. Tramite il servizio militare la plebe acquisisce anche i diritti politici di voto. Il maggior numero di soldati permise di modificare le tecniche di combattimento dell'esercito romano. In questa epoca è sperimentata per la prima volta la tecnica militare della "falange". La ridistribuzione delle terre conquistate non è comunque gradita alle classi aristocratiche. Il conflitto di interessi è particolarmente acceso tra le "antiche gentes", danneggiati dalle riforme sociali di Servio Tullio, e la plebe. Le circoscrizioni territoriali ed i comizi centuriati. L'altra importante riforma di Servio Tullio riguarda l'istituzione delle circoscrizioni territoriali. Roma è ormai una grande città e la società perde l'aspetto tribale per assumere quello composto da stratificazioni complesse. Servio Tullio riorganizza la società romana dividendola in circoscrizioni ed impone centurie con diritto di voto. Di fatto, viene esteso il diritto politico di voto alle "minores gentes" delle ricche classi emergenti di commercianti ed artigiani. Con l'istituzione delle circoscrizioni Servio Tullio si assicura il consenso anche delle ricche classi emergenti, isolando il malcontento solo nelle "antiche gentes" dei patrizi. Le "minores gentes" rappresentano la causa della stessa crescita commerciale di Roma, sono commercianti o artigiani etruschi immigrati in Roma per cercare fortuna. La "via sacra" nella valle del Foro è ormai densa di botteghe artigianali, di "tabernae" ed altre floride attività commerciali. A loro si deve la crescita di Roma ed è a loro che il re concentra l'attenzione. La costruzione delle "Mura Serviane". La crescita demografica di Roma è confermata anche dalla decisione di costruire una cinta di protezione in pietra, le "Mura Serviane" riprendendo e rafforzando le prime mura in pietra costruite da Tarquinio Prisco. Queste mura sono ancora oggi visibili per brevi tratti nel centro storico di Roma. Le
riforme sociali di Servio Tullio dipingono un personaggio quasi
"democratico". Nella realtà le sue azioni sono finalizzate a
ricercare un consenso politico che legittimasse il suo potere regale nei
confronti delle famiglie pretendenti al trono. La sua attenzione per le riforme
sociali è almeno pari a quella delle conquiste militari. Gran parte delle sue
riforme sociali sono basate sulla conquista di terre esterne da redistribuire ai
soldati-contadini. Un "meccanismo politico" che durerà a lungo a Roma
e che sarà causa di espansione ma anche di aspri conflitti tra "gentes"
e plebe sulla ripartizione dei bottini di guerra. La vittoria romana contro le
città etrusche. Durante il suo regno, Servio Tullio deve contenere la politica
espansionistica delle vicine città etrusche di Veio, Caere e Tarquinia, alleate
per fronteggiare la crescente potenza romana. La guerra dura due decenni e
mostra esiti alterni, ma alla fine Roma riesce a prevalere sulle città etrusche
ottenendo ulteriori territori verso nord. Roma, al centro della Lega latina.
Anche nei confronti delle città latine del sud del Lazio, Roma impone la sua
forza ed il suo potere. Riprendendo la strategia dei suoi predecessori, Servio
Tullio trasferisce a Roma il culto di Diana Nemorensis (un culto latino svolto
ad Ariccia) costruendo il tempio sul colle Aventino. La scelta del colle non è
casuale, sul colle Aventino sono stanziati gran parte degli schiavi e delle
popolazioni vinte deportate a Roma. L'intento di Roma, e di Servio Tullio, è di
porsi a capo politico e religioso della Lega delle città latine. L'importazione
di culti stranieri e latini in Roma favorisce il prestigio nei confronti delle
popolazioni latine. Nello stesso tempo, gli antichi centri di culto latini sono
distrutti dai romani per cancellare consuetudini e tradizioni. La fortuna volta le spalle a Servio Tullio. Anche in questo caso la leggenda si confonde con la storia. Lucio Tarquinio è un personaggio "negativo" nella storia di Roma. Gli stessi storici romani evidenziano la sua malvagità. Sposato con Tullia Maggiore non esita ad ucciderla per poter convolare a nozze con l'altra figlia di Servio Tullio, Tullia Minore (anch'ella uccise il marito per lo stesso motivo). La leggenda, quindi, inizia a dipingere i successori di Servio Tullio nel peggiore dei modi, animati entrambi dal desiderio e dalla brama di potere, fino al punto di eliminare senza scrupoli i rispettivi consorti e fratelli. La cospirazione di Lucio Tarquinio e Tullia Minore contro l'ormai anziano Servio Tullio è premeditata a lungo ed attuata rapidamente. Lucio Tarquinio siede sul trono reale indossando gli abiti regali accusando Servio Tullio di aver usurpato il trono dei Tarquini. La reazione d'ira del vecchio re dinnanzi al gesto fornisce a Lucio Tarquinio la scusa per spingerlo violentemente dalle scale. Servio Tullio, pur essendo rimasto ferito dalla caduta, cerca di allontanarsi dalla valle del Foro ma viene travolto ed ucciso dal carro in corsa condotto da Tullia Minore, sua figlia. L'ambizione della figlia, incurante di aver fatto uccidere prima la propria sorella poi lo stesso suo padre, completa il quadro 'negativo' dei successori al trono. Una morte violenta per esaltare la malvagità di Lucio Tarquinio. La leggendaria morte di Servio Tullio è con molta probabilità un tentativo degli storici romani di esaltare gli aspetti negativi dell'ultimo re di Roma, Lucio Tarquinio anche detto "Tarquinio il Superbo". Con Lucio Tarquinio ha conclusione il periodo monarchico di Roma e la stessa figura del re sarà per secoli ricordata con disprezzo dalla società romana. La fine della monarchia non segna comunque anche la fine dei soprusi e delle ingiustizie, molti dittatori dell'epoca repubblicana si macchieranno di reati ben più gravi di Tarquinio il Superbo, il re 'malvagio' |