Palazzo Colonna
Galleria d'arte
Piazza SS. Apostoli, 66
Tel. 06.6794362
BUS 60 63 64 70 170 640
Palazzo Colonna è un palazzo romano, che ora occupa l'isolato compreso tra piazza Santi Apostoli, via Nazionale, via IV novembre e via della Pilotta, e che si estende su un'area dove già prima dell'anno 1000 sono documentati edifici, case, fortezze appartenenti ai conti di Tuscolo, dai quali discende la nobile famiglia dei Colonna. Lo stemma di questi ultimi, e quindi il nome, sembra prendere appunto il nome dalla vicina colonna di Traiano, a testimoniare la forte influenza della famiglia in quella zona.
Fin dal XII secolo si hanno notizie di un palazzo, un castello, dei Colonna nell'area dove si trova quello attuale, insieme ad altri edifici sempre della famiglia in prossimità di esso.
Nel XIV secolo questo ospitò personalità illustri, come l'imperatore Ludovico il Bavaro e Castruccio Castracani, (1328) e poi Francesco Petrarca, amico della famiglia, quando nel 1341 venne incoronato poeta in Campidoglio. Con il tribuno del popolo Cola di Rienzo restauratore della repubblica a Roma nel 1347, nemico dei nobili e soprattutto dei Colonna, questi furono scacciati dalla città e si rifugiarono nei palazzi della famiglia a Marino. Dopo la caduta del regime di quest'ultimo, quando Cola nel 1354 fu ucciso da un popolano in Campidoglio mentre tentava la fuga, il cadavere venne trascinato fino al palazzo e lì appeso per due giorni e una notte.
Oddone Colonna, nominato papa nel 1417 come Martino V, fu il pontefice che mise fine alla cattività avignonese riportando la sede pontificia a Roma, città che trovò in condizioni disastrose: "lurida ed abbandonata" come scrisse il Platina. Risistemò, oltre alla città, il palazzo Colonna che fu sua dimora fino alla sua morte nel 1431.
Nel 1527 ospitò durante il Sacco di Roma Isabella d'Este, marchesana di Mantova, e grazie all'illustre presenza, era ella infatti madre di Ferrante Gonzaga uno dei comandanti dell'esercito dei lanzichenecchi, il palazzo fu l'unico in tutta la città ad essere risparmiato al saccheggio, anche se le più di duemila persone che vi avevano trovato rifugio furono comunque catturate e sottoposte al pagamento di un riscatto per riottenere la libertà.
Nel secolo successivo i Colonna entrarono in possesso dei palazzi Riario e Della Rovere e agli inizi del '600 nella zona si contano sei palazzi dei Colonna. Per volontà del cardinale Girolamo Colonna, figlio del contestabile Filippo e di Lucrezia Tomacelli,attorno al 1650 si incominciò un ambizioso progetto di ristrutturazione e accorpamento dei vari corpi di fabbrica in un unico grande complesso architettonico.
I lavori vengono diretti inizialmente da Antonio Del Grande, e alla morte di questi (1671) da Girolamo Fontana. Il progetto continuò anche sotto il Gran Connestabile Lorenzo Onofrio, nipote del cardinale e Filippo II fino al 1730, quando sono portati a compimento da Nicola Michetti, al quale si deve anche il prospetto sulla piazza SS. Apostoli e quello su via della Pilotta. Su questo lato il palazzo è collegato tramite 4 eleganti archi cavalcavia al giardino della villa Colonna. La facciata del palazzo vero e proprio, al di là della cortina sulla piazza, è opera dell'architetto senese Paolo Posi.
Girolamo Colonna fece inoltre costruire l'ala più famosa del palazzo, la Galleria Colonna, iniziata sempre da Antonio Del Grande nel 1654, ripresa da Girolamo Fontana nel 1693 e inaugurata dal cardinale nel 1703, destinata ad ospitare la ricca collezione di famiglia cominciata dal padre Filippo, che specialmente nei dipinti sarà una delle più importanti nella città. Purtroppo nel periodo giacobino i Colonna furono costretti a vendere alcune delle opere tra le più importanti (Raffaello, Tiziano, Veronese, Correggio, Reni, Guercino), solo in parte sostituite con acquisizioni successive.
Il palazzo conserva comunque tutta la suggestione di una dimora patrizia romana dell'età barocca; oltre alla splendida volta della galleria, affrescata da Giovanni Coli e Filippo Gherardi, diversi ambienti sono decorati da Giuseppe Chiari, Benedetto Luti, Pompeo Batoni.