Palazzo Baldassini
Via delle Coppelle,
35
Chiuso al
pubblico
BUS 116 119
Palazzo Baldassini si trova al n°35 di via delle Coppelle, una via che prende il nome dai venditori di "coppelle",
ossia piccoli recipienti di legno con i quali si smerciava un tempo l'acqua acetosa o del Tevere ed in seguito usati anche per il vino e per l'aceto. Il palazzo, costruito in stile rinascimentale fiorentino tra il 1514 e il 1525 da Antonio da Sangallo il Giovane per conto del giurista ed avvocato concistoriale
Marchionne (o Melchiorre) Baldassini, è considerato un gioiello del primo Cinquecento e figura tra le prime opere di architettura civile realizzate dall'artista toscano nella città eterna. Particolarmente armonioso e degno di nota è il suo cortiletto quadrato (nella foto a sinistra), leggermente rialzato dal piano
stradale, a cui si accede attraverso un elegante atrio con volta a botte. Esso presenta un portico a tre arcate su pilastri dorici nella controfacciata, sormontato da una bella loggia con balconata. I due piani sono divisi da un cornicione leggermente aggettante, sotto il quale corre un fregio dorico di imitazione
classica: nelle metope sono raffigurati oggetti liturgici alternati allo stemma dei Baldassini. Osservando bene quelle disposte sotto la loggia si distingue un elefante (nella foto sotto): è il ritratto di un elefante realmente esistito, Annone (in ricordo del generale dell'esercito di Annibale), regalato a papa Leone
X dal re del Portogallo, Manuel de Aviz, nel 1513. Questo elefante divenne, in breve tempo, una vera e propria celebrità, tanto che il popolo romano andava continuamente a visitarlo in Vaticano, nella sua stalla personale fatta costruire appositamente per lui. Purtroppo l'animale morì, dopo soli tre anni, di angina,
stroncato dal clima umido della città e compianto da tutti i romani: si narra che Leone X lo abbia sepolto addirittura in Vaticano. L'interno di palazzo Baldassini era originariamente decorato di affreschi attribuiti a due allievi di Raffaello, Perin del Vaga e Giovanni da Udine. Il palazzo ebbe diversi ospiti
illustri, tra cui monsignor Giovanni della Casa, autore del celebre "Galateo", il cardinale Pietro Bembo e nel 1875 perfino Giuseppe Garibaldi. Oggi l'edificio ospita l'Istituto Luigi Sturzo, sacerdote al quale si deve un importante restauro che restituì in parte al palazzo l'aspetto originario, con
l'abbattimento dei tramezzi costruiti per l'edificazione interna di appartamenti destinati ad affitto e la demolizione di una tettoia e di un ballatoio nel cortile, che ne avevano deturpato la bellezza.