Museo nazionale Etrusco
P.le di Villa Giulia, 9
Apertura 9.00-19.00 - Lun chiuso
Tel. 064824184 info e prenot. 0632810
BUS 19 30
Villa Giulia fu costruita per papa Giulio III tra il 1550 e il 1555. Alla sua realizzazione parteciparono i più illustri architetti, pittori e decoratori presenti a Roma in quegli anni, tra cui il Vasari, il Vignola e l'Ammannati. Il complesso della villa si articola su due cortili separati da un ninfeo, che originariamente era un vero e proprio teatro d'acque. Internamente la villa era riccamente decorata con affreschi, stucchi, marmi policromi e statue. Dopo la morte del papa fu ereditata dal fratello, Baldovino del Monte: alla sua morte, nel 1557, fu confiscata dal papa Paolo IV. Con Pio IV iniziarono i primi lavori di restauro e la villa fu destinata a residenza di ospiti illustri. Nuovi interventi di restauro furono eseguiti nella seconda metà del '700 da Clemente XIV e Pio VI. Nel 1889 la villa fu destinata ad essere un museo. Dopo il 1910, in seguito alle variazioni dell'assetto urbanistico della zona, furono costruite le due ali del museo, in seguito collegate, tramite una galleria pensile, all'emiciclo della villa.
Originariamente, il Museo di Villa Giulia era stato destinato ad ospitare le antichità laziali preromane. In seguito confluirono nel museo tutti i rinvenimenti effettuati nelle zone di scavo etrusche che rientravano nelle competenze territoriali della Soprintendenza (Vulci, Cerveteri, Veio, Faleri) e furono acquisite numerose collezioni private: la collezione Barberini, la collezione Castellani, la collezione Pesciotti. Oggi è il più rappresentativo museo italiano della civiltà etrusca. L'esposizione è organizzata secondo un criterio topografico, per aree geografiche di provenienza dei materiali, tranne per alcune collezioni, organizzate dal punto di vista tipologico. La sala Venere è dedicata al materiale proveniente da Pyrgi, con importanti testimonianze del grande santuario etrusco di Leucotea-Ilizia, tra le numerose sculture provenienti dalla ricca decorazione in terracotta policroma che rivestiva la struttura lignea dei due templi del santuario, spiccano il celebre altorilievo frontonale che raffigura il mito greco dei Sette contro Tebe e le lamine d'oro con iscrizioni in etrusco e in fenicio della fine del VI sec. a.C. Sono in allestimento nuovi spazi espositivi che comprenderanno le ceramiche, i bronzi e le oreficerie della collezione Castellani e una sezione dedicata alla villa di papa Giulio III e alla storia del museo.
La città di Vulci era un importante centro dell'Etruria; i materiali rinvenuti nelle sue necropoli documentano un fiorente artigianato del bronzo, cui si aggiunse in seguito, sotto l'influsso greco, la scultura in pietra. Accanto a Vulci, sul monte Bisenzio, sorgeva un centro di cui si ignora il nome: tra i reperti rinvenuti nelle necropoli intorno al monte, sono interessanti alcuni oggetti in bronzo di foggia originale. Dal Santuario di Portonaccio, nei pressi della città di Veio, proviene una splendida decorazione in terracotta policroma, di cui fa parte la famosa statua di Apollo (VI sec. a. C.). Tra i pezzi della sezione dedicata a Cerveteri, la più importante città etrusca che ebbe un forte rapporto culturale con la Grecia, spicca il celebre Sarcofago degli Sposi (VI sec. a. C.), capolavoro dell'arte etrusca, realizzato in terracotta, come l'altro sarcofago detto dei Leoni, nello stile ionico tipico dell'arte greca di quel periodo. I ritrovamenti della città di Palestrina comprendono i ricchi corredi di epoca orientalizzante provenienti dalle tombe principesche dei Barberini e dei Bernardini. La Collezione Castellani è famosa per le oreficerie del VII sec. a. C.- XIX sec. d. C (attualmente non visitabili) che raccolgono esemplari unici per lo studio della lavorazione dei gioielli antichi; comprende anche ceramiche di varia produzione. Un pezzo unico è la Biga di Castro, la ricostruzione di una biga ritrovata in una tomba con gli scheletri dei due cavalli disposti in teche di vetro.
Il nuovo allestimento delle collezioni falisco-capenate propone un quadro organico e articolato della civiltà dei Falisci, popolazione legata culturalmente e politicamente alle grandi città dell'Etruria meridionale, insediatasi lungo la media valle del Tevere, a nord-est di Roma. Nell'ala sud del Museo, in due sale del piano terreno e nelle quattro sale del primo piano sono esposti, secondo criteri topografico-cronologici, i reperti provenienti dalle necropoli di Capena, dai centri falisci di Corchiano, Vignanello e Nepi, ampio spazio è riservato a Narce e a Falerii Veteres (Civita Castellana). Tra i reperti si segnalano il corredo tombale proveniente dalla tomba di una principessa dell'VIII sec. a.C., rinvenuta nella necropoli dei Tufi di Narce; le oreficerie orientalizzanti della "Tomba degli Ori" e le armi, le fibule in argento e oro e parti della bardatura equina, recuperate all'interno di una tomba ad incinerazione entro dolio fittile proveniente dalla necropoli della Petrina di Narce. Di rilievo anche le decorazioni in terracotta dei cinque santuari di Falerii. I.