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Museo Barraco
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Collezioni di arte antica
Corso Vittorio Emanuele II, 166/a
apertura 9.00-19.00 Dom. 9.00-13.00 Lun. chiuso.
Tel. 0668806848
Per il momento, purtroppo, non è previsto l'ingresso ai disabili. Ci sono lavori previsti per eliminare le barriere architettoniche. Nella sua vicenda ormai
centenaria la collezione Barracco di scultura antica ha conosciuto più sedi, a
partire dalla dimora stessa del collezionista, che nel suo appartamento romano
di via del Corso aveva allestito quella che già alla fine dell’Ottocento
veniva considerata una delle maggiori raccolte private di arte antica. Di questa
casa-museo, nel tempo mèta di mercanti, studiosi di fama e aristocratici di
diversa lingua e cultura, resta oggi una serie di immagini, a memoria di un
singolare e irripetibile incontro di passione colta e cronaca privata, valori
artistici e atmosfere intimamente legate al tempo e alla personalità del
collezionista. Alla fine
dell’Ottocento maturava in Giovanni Barracco la decisione di donare la sua
raccolta alla città di Roma. Nel 1902 il progetto si realizzava grazie alla
concessione, da parte dell’Amministrazione capitolina, di un terreno
edificabile nei pressi di San Giovanni dei Fiorentini "formante un piccolo
isolato fra corso Vittorio Emanuele, via del Consolato e via Paola". Su
questo terreno veniva edificato ed ultimato nel 1905 il primo Museo Barracco di
Scultura Antica. Si trattava di un edificio di modeste dimensioni nello stile di
un tempietto ionico, scelta ispirata dal Barracco e progetto di Gaetano Koch,
uno degli architetti più noti dell’epoca e autore di alcune tra le principali
opere di Roma capitale. L’architetto e il collezionista, già collaboratori
per il restauro della sede del Senato in Palazzo Madama, davano vita nel nuovo
edificio ad un’opera originale sia nel panorama della città contemporanea che
nella stessa produzione del Koch. Variamente giudicato negli anni, il primo
Museo Barracco costituisce oggi un’opera da rivalutare, inutilmente vittima di
un Piano Regolatore, quello del 1931, che ne prevedeva la demolizione per il
passaggio della strada che avrebbe congiunto Corso Vittorio al nuovo ponte
Principe Amedeo. A nulla valsero le opposizioni di molti, tra cui i discendenti
del Barracco e dell’archeologo Ludovico Pollak, che tanto aveva fatto per la
collezione e che del Museo era stato il primo direttore onorario. Nel 1938 il
museo del Koch veniva sacrificato alle esigenze della nuova viabilità e gli
elementi architettonici recuperati venivano trasferiti presso l’Antiquarium
comunale. Scompariva in questo modo un museo che aveva rappresentato un momento
di modernità nel panorama romano, una realizzazione ispirata a criteri avanzati
di museologia, soprattutto nella scelta di un’illuminazione pensata per
esaltare le forme scultoree. Un luogo di studio accogliente, dotato di una
scelta biblioteca e del primo impianto di riscaldamento mai realizzato in un
museo italiano. Demolito il tempietto del
Koch, le sculture venivano trasferite nei magazzini dei Musei Capitolini, dove
sarebbero rimaste durante gli anni del secondo conflitto mondiale. Nel 1947 la
collezione veniva trasportata e riallestita, a cura di Carlo Pietrangeli, nei
locali del Palazzetto Le Roy, per l’occasione riadattati con nuove
intonacature e lo spostamento di alcuni tramezzi. Negli anni Ottanta iniziavano
i lavori per un radicale adeguamento dell’edificio Le Roy alla sua nuova
destinazione e per un nuovo allestimento della collezione, poi curato
dall'attuale direzione. Nel 1991 il Museo Barracco veniva riaperto nella sua
definitiva sistemazione. |