La
morte di Tiberio il 13
marzo del 37 d.C. fu occasione di sollievo per il popolo romano. Morto alla età
di sessantotto anni, Tiberio
aveva regnato per gli ultimi ventitrè della sua vita, e venne ai suoi tempi
considerato un tiranno, per via dei cattivi rapporti instaurati con il popolo,
il senato e i militari. Pare infatti che la sua morte non fu accidentale, ma di
questo parleremo in altra sede.
Quando gli succedette il pronipote Caligola il mondo apparve più roseo.
Caligola, allora venticinquenne, protendeva infatti verso la repubblica, e iniziò
ben presto una efficace collaborazione con i Pater Conscriptis della
città. Tutti lo giudicavano con favore, come persona e come Imperatore.
Caligola promosse amnistie, diminuì le tasse, organizzò giochi e feste, rese
di nuovo legali i comizi. Questo periodo felice non durò in eterno. Dopo soli
sette mesi da Imperatore Caligola venne colto da una improvvisa e strana
malattia. Ne uscì sconvolto nel fisico ma soprattutto nella mente. Divenne
rapidamente cinico, megalomane, sanguinario e assolutamente folle. Condannava a
morte per i motivi più futili, e spesso condannava due volte la stessa persona,
non ricordando di averla già fatta uccidere. I senatori, visto il pericolo che
era diventato, tentarono di farlo assassinare, ma inutilmente. Quando poi morì
la sorella di Caligola, Drusilla, con la quale pare avesse avuto rapporti
incestuosi, la salute mentale dell'imperatore ne risentì ancora di più.
Divenne rapidamente un autentico despota, facendosi chiamare Imperator,
oltre che padre della patria. Davanti a lui tutti dovevano genuflettersi, e
aveva stabilito che il 18 marzo di ogni anno doveva diventare festa in suo
onore. Si faceva chiamare come gli dei: Giove, Nettuno, Mercurio, e Venere.
Spesso infatti si vestiva con abiti femminili, e portava braccialetti e gioielli
vistosi. In confronto ai suoi i crimini attribuiti a Tiberio
impallidivano.
Il suo regno durò solo quattro anni. Fu infatti ucciso il 24 gennaio del 41,
quando stava lasciando una arena durante i Ludi Palatini. Lo pugnalarono trenta
volte. Assieme a lui vennero giustiziati tutti i parenti prossimi. Neppure la
sua giovane bambina Giulia Drusilla venne risparmiata: fu scaraventata contro un
muro. Come suo padre, anche Caligola verrà ricordato come un tiranno. Il regno
passerà in mano a suo zio Claudio
Germanico, cinquantenne, e unico parente superstite.
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