Nell’ area in cui si sviluppò la catacomba, esisteva in precedenza una
cava sotterranea di pozzolana.
L’inizio dell’uso funerario della zona dovette probabilmente coincidere
con l’abbandono dello sfruttamento delle cave. L’ingresso alla cava sul
fianco della collina fu murato e venne sostituito da una scala per un accesso
dall’alto, le cui tracce sono ancora visibili sulla parete est. Scoperta nel
1595 dal Bosio, la catacomba venne inizialmente chiamata “di Lucina”. Il
denominazione odierna venne dato dallo Stevenson nel 1897, prendendo spunto dal
nome di una sconosciuta matrona romana.. Il cimitero fu devastato dai
“corpisantari” nel XVIII secolo, ma fu ritrovato nel 1903.
Lo sfruttamento funerario è forse da mettere in relazione con la deposizione
dei due martiri, Felice e Adautto, in una galleria della cava. La sepoltura di
Felice è stata localizzata nel nicchione sulla parete nord della successiva
basilica, mentre la tomba di Adautto era, secondo le fonti, vicina alla scala
d’ingresso. Una proposta recente, invece, individua le
due sepolture in due loculi sovrapposti, sul fondo dell’ambiente e
sotto una pittura che li raffigura.
Le tombe più antiche risalgono alla metà del IV secolo d.C e sono state
scavate nel pavimento. Lo sfruttamento degli spazi disponibili fu poi talmente
intenso da occupare anche le pareti. Il cimitero si estese anche in superficie,
dove è stata rinvenuta una sepoltura del 367 d.C.
L’intervento di papa Damaso
(366-384) sulle tombe è testimoniato da un frammento di carme dedicato ai due
martiri, e dalla pittura che li rappresenta acclamanti un cristogramma, situato
sul fondo del santuario e datata alla metà del IV secolo d.C. A partire
dall’ultimo trentennio del IV d.C., si sviluppò un’ulteriore galleria che
costituì una sorta di retro sanctos delle sepolture dei due martiri.
Alti nuclei di gallerie si svilupparono poi ad un livello superiore e ad uno
inferiore rispetto alla zona principale, occupati tutti da deposizioni piuttosto
povere. Il titulus dipinto sopra l’ingresso indicava il nome del
proprietario, Leone, prefetto dell’annona, mentre ai lati dell’entrata erano
rappresentati Felice e Adautto, mentre porgono le corone del loro martirio ad
una colomba.
Sotto il pontificato di Giovanni
I (523-526), come ricordato nel Liber Pontificalis, la
galleria che ospitava le sepolture fu allargata, creando una basilica semipogea.
A partire dalla prima metà del VII secolo le pareti della basilica furono
coperte da graffiti devozionali di pellegrini, numerosi in lingua anglosassone e
alcuni in caratteri runici. Le pareti della basilica furono poi ornate da
pitture: sulla parete nord un’immagine di S. Luca databile al 668-685; sulla
parete ovest una scena di Traditio Clavium, con il Cristo sopra il globo,
affiancato da Pietro, Paolo, Felice e forse Adautto. A fianco di questa, compare
una pittura raffigurante la defunta Tortura assieme a Felice a Adautto, di
fronte alla rappresentazione di una Vergine in trono con bambino, datata
anch’essa alla fine del VII secolo.
I
Martiri
Felice e Adautto compaiono per la
prima volta nel carme damascano, dove si apprende che erano fratelli e che
ricevettero sepoltura comune. Nella Passio SS. Felici et Adaucti (VII
secolo) apprendiamo che Felice fu condannato alla decapitazione durante
l’impero di Diocleziano (303). Per alcuni studiosi i due furono invece vittime
delle persecuzioni di Valeriano (258). Altri lavori sulle tombe furono compiuti
sotto il pontificato di Siricio
(384-399). L’Itinerario di Einsiedeln, opera medievale, ricorda anche
una tale Merita, il cui sepolcro si è proposto di identificare in un loculo
sormontato da una pittura che la ritrae assieme a Felice e Adautto, datato al VI
secolo.
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