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Foro Romano L.go Romolo e Remo |
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M Colosseo |
BUS 81 84 85 87 160 175 628 810 850 |
In questo caso non si tratta di una chiesa, ma di quanto rimane di una chiesa, peraltro di enorme importanza. Il complesso sorge all'interno dell'area del Foro Romano, e in genere è di difficile accessibilità, sebbene si tratti di un insieme decisivo per la storia della Roma cristiana dell'alto medioevo. L'ipotesi più probabile sull'origine della chiesa è questa: quando, nel 553, Roma tornò definitivamente in mano all'impero, i palazzi imperiali del Palatino, ancora agibili furono destinati a residenza del duca bizantino, rappresentante del potere imperiale. Alle pendici del Palatino, dove iniziava la rampa che saliva sul colle, in alcuni ambienti dell'epoca di Domiziano che originariamente come opere di costruzione o come magazzini, fu sistemato il corpo di guardia del palazzo e fu adattata una chiesa dedicata alla Vergine. Peraltro, per la ricchezza delle decorazioni trovatevi, molti ritengono che essa fungesse anche da vera e propria cappella di palazzo. In ogni caso, si trattava di uno dei primi luoghi di culto cristiani nel Foro, dopo la chiesa dei SS. Cosma e Damiano, di una ventina di anni precedente. La chiesa fu riccamente adornata tra il Vi e il IX secolo, per essere poi abbandonata sotto Leone IV (847-855), a causa dei danni subiti in un terremoto e della fine della presenza bizantina sul colle, trasferendo il titolo a S. Maria Nova (da cui Antiqua per la presente chiesa). Ridotta ad un rudere e interratasi per l'innalzamento del terreno, sul suo sito sorse nel XIII secolo la chiesa di S. Maria Liberatrice, o meglio di S. Maria libera nos a poenis inferni, dove secondo una leggenda papa Silvestro avrebbe reso innocuo un mortifero drago. La chiesa venne ricostruita nel 1617 da Onorio Longhi e fu completamente demolita nell'anno 1900 nell'ambito degli scavi del Foro Romano, che rimisero inluce la chiesa precedente. Il titolo di S. Maria Liberatrice passò all'omonima chiesa del testaccio, sorta in quegli anni. La ritrovata chiesa da allora è assurta a grande importanza per la ricca messe di affreschi ritrovati sulle sue pareti, spesso sovrapposti in più strati, che consentono di leggere le evoluzioni della pittura altomedievale a Roma nell'arco di tre secoli, e di osservare l'intensificarsi della presenza orientale tra il VII e l'VIII secolo. Tra gli affreschi più importanti da questo punto di vista, quello a destra dell'abside, costituito da tre strati di pitture, dal VI all'VIII secolo, chiaramente le più recenti essendo le più esterne. Nel primo è raffigurata Maria regina e nel secondo l'Annunciazione, mentre nel terzo figurano alcuni Padri della Chiesa. Si può ben vedere come alla interiore Maria regina, la cui maestosità e volumetria si ricollegano al di poco precedente mosaico dei SS. Cosma e Damiano, si sovrappone l'angelo dell'Annunciazione la cui morbidità e leggerezza di tocco conferiscono un carattere "ellenistico", proprio dell'arte bizantina di questo periodo, soprattutto quella di derivazione siriaca. Altro affresco importante è quello nella cappella a sinistra dell'abside, raffigurante una Crocifissione, secondo la figura della cosiddetta "Deesis": il Cristo crocifisso con ai lati la Vergine e S. Giovanni Evangelista. Cristo indossa il colobium, una veste senza maniche, e anche questo è un tratto caratteristico delle raffigurazioni di origine siriana, alle quali va rapportata anche questa Crocifissione. I giganteschi ambienti che sorgono a destra della chiesa costituiscono uno dei luoghi più suggestivi del Foro, e tra i meno conosciuti, legati, come detto, alle varie fasi di ampliamento dei palazzi imperiali sul Palatino. A sinistra dell'ingresso a S. Maria Antiqua, l'oratorio dei Quaranta martiri, che conserva degli affreschi dell'VIII-IX secolo, peraltro rovinatissimi, raffiguranti il supplizio dei martiri di Sebaste durante le persecuzioni di Diocleziano. |