E'
la chiesa regionale dei Siciliani che la eressero nel 1594 e prende il
nome dalla venerata immagine della Vergine che si dice portata a Roma da
Costantinopoli, dove era particolarmente venerata dagli "odeghi"
cioè i condottieri dell'esercito imperiale. Di qui le venne il soprannome
di Odigitria, abbreviato in Itria. Rovinata e sconsacrata durante la
presenza dei francesi a Roma tra la fine del Settecento ed il 1814, fu
ricostruita da Francesco Manno nel 1817. Alle quattro cappelle troviamo
dal 1990 pale d'altare di Giuseppe Migneco (I papi Leone II, Agatone e
Metodio), Salvatore Fiume (S. Lucia), Sebastiano Milluzzo (S.
Agata) e Mario Bardi (S. Rosalia). Annesso alla chiesa è
l'oratorio della confraternita di S. Maria Odigitria dei Siciliani con un
bel dipinto del Sottino sulla volta raffigurante S. Rosalia.
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