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S. Paolo fuori
le Mura
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Piazzale San Paolo, 1 |
065410341 |
Entra nella basilica |
M San Paolo Basilica |
BUS 23 128 670 702 707 715 761 766 |
Storia
della Basilica
Il
corpo di San Paolo fu sepolto in
“Praedio Lucianae” ovvero un’area cimiteriale a lato della via Ostiense. Nel luogo dove egli fu deposto dopo il suo martirio, venne eretto un edificio commemorativo che si apriva sulla Via Ostiense, simile a quello costruito sulla tomba di San Pietro; i due edifici nei primordi vennero chiamati “I trofei degli apostoli”. Non
appena Costantino liberò la religione cristiana dalla clandestinità,
fu l’imperatore stesso a trasformare le due “celle memoriae”
in basiliche. San Paolo venne consacrata il 18 novembre del 324 da Papa
Silvestro. Nell’anno 386 Valentiniano dette ordine di ampliare e riedificare la basilica. Morto Valentiniano nel 392, l’opera fu proseguita da Teodosio, poi da Arcadio ed infine terminata sotto Onorio. La costruzione della basilica fu affidata all’architetto Ciriade detto “professor mechanicus”, che progettò il tempio a cinque navate ed un quadriportico probabilmente sulla falsariga dell’antica basilica di San Pietro. Sebbene terminasse sotto Onorio, la nuova basilica conosciuta anche con il nome di “Teodisiana” fu consacrata nel 390 da Papa Siricio. Alla metà del V secolo sotto Leone I (440-461), si resero necessari i primi interventi di restauro ed è proprio a questo papa che si deve l’inizio della prima serie di ritratti dei papi nei famosi medaglioni. Nel 739 la basilica fu saccheggiata dai Longobardi Nell’anno 847 il tempio subì un altro saccheggio da parte dei Saraceni. Ildebrando
di Soana, abate del monastero, divenuto papa col nome di Gregorio VII
riformò il monastero e mise mano al restauro della Basilica. L’XI secolo vide nascere il campanile accanto alla navatella nord ed il console Pantalone da Amalfi donò le porte di bronzo ed argento fuse a Costantinopoli, andate poi distrutte nell’incendio del 1823. Onorio
III (1216-1227) commissionò il mosaico della tribuna, che fu terminato
sotto Niccolò III (1277-1280). Sotto
il papa francese Giovanni XXII venne commissionata al Cavallini la
decorazione mosaicale della facciata Un
terribile terremoto distrusse la chiesa ed il campanile nel 1348 e fu in
questa occasione che Giovannopoli cadde in disuso. Bonifacio IX (1389-1404) visto l’abbandono il cui versava la chiesa, volle che le cospicue offerte dell’anno giubilare venissero devolute per la riparazione. Nel
1527 anche il Sacro tempio subì il sacco di Roma. Nel
1575 Gregorio XIII fece circondare da una balaustra la tomba di San
Paolo e decorare la zona presbiterale. Nel
1633 Borrimini fece il progetto per la ristrutturazione totale della
Chiesa, ma papa Clemente X (1670-1676), fece rinnovare soltanto il tetto
per mancanza di fondi. Alla fine dell’anno 1700 una piena del Tevere sommerse la zona basilicale, cosicché i riti e le funzioni giubilari vennero trasferite a Santa Maria in Trastevere. Nella
notte tra il 15 e il 16 luglio uno spaventoso incendio ridusse la
basilica ad un cumulo di macerie fumanti; si salvarono il baldacchino
sopra la tomba di San Paolo, l’abside, l’arco trionfale, il
candelabro ed il chiostro. Già
nel 1115 era avvenuto un grave incendio e Papa Innocenzo II
(1130-1143) aveva fatto costruire una parete e delle colonne nel
transetto per sostenere il tetto pericolante; infatti, il transetto fu
diviso in due navate proprio da quella parete. Leone XII avviò la ricostruzione della terza Basilica di San Paolo. Nel
1833 i lavori iniziati da Pasquale Belli, vennero continuati sotto la
direzione dell’Architetto Luigi
Poletti. Alfine nel 1840, venne riconsacrato l’altare delle confessioni. Vennero aggiunte altre due cappelle alle due preesistenti del Sacramento e del Crocifisso: la cappella di San benedetto e di Santo Stefano. Fu
Pio IX a consacrare il Tempio ricostruito
il 10 dicembre del 1854. LA
BASILICA COM’ERA Nel
secolo V il tempio era stato edificato tre il Tevere e la Via Ostiense
ma per l’ampliamento e la riedificazione venne tagliata una rupe che
la sovrastava. Nell’edificio antico l’ingresso principale era sulla Via Ostiense. Si entrava attraverso un grande quadriportico abbellito da una fontana. Aveva cinque portali. Una
lunga serie di finestroni dava luce ed alleggeriva quella immensa
costruzione. La navata centrale prospettava sull’immenso arco trionfale sostenuto da due grandi colonne ioniche di marmo greco.Il grande mosaico fu voluto e finanziato da Galla Placidia. Nel IV secolo. Al
centro spiccava una colossale immagine del Cristo con in mano una verga;
ai suoi lati vi erano i simboli degli
evangelisti. Dalla metà del V secolo l’architrave venne decorato con i medaglione dei papi, che prosegui nel tempo. Alcuni non rispecchiavano la vera immagine del Papa, ma rispondevano ad immagini ideali. La cripta ad anello che consentiva ai pellegrini di pregare sulle spoglie dell’Apostolo è di un periodo più tardo poiché distrutta alla fine del VI secolo probabilmente venne realizzata verso la metà del IX secolo, proprio mentre si procedeva alla fortificazione delll’intero complesso (Giovannopoli). Leone
III fece impiantare il pavimento di marmo nella basilica e
ristrutturare il tetto. Il
primo campanile fu innalzato nell’XI secolo, in seguito venne
distrutto da un terremoto nel 1349, ma subito ricostruito. Le
due valve di bronzo che ancora oggi adornano la Porta Santa
sono quelle originali del
1070, fuse a Costantinopoli. Il mosaico dell’abside si deve ad Onorio III (1216-1226). Venne eseguito da artisti che avevano già operato nella Basilica di San Marco a Venezia; terminarono nel 1230. Vi lavorarono i marmorai di due diverse scuole: Pietro Vassello con il figlio costruì il e firmò il capolavoro del lato settentrionale. Egli fu anche l’autore del Candelabro Pasquale ancora visibile all’interno della Basilica. Verso la fine del XIII secolo Pietro Cavallini decorò e restaurò gli affreschi leonini sulle pareti della navata centrale; gli affreschi che illustravano scene del nuovo e vecchio Testamento si sviluppavano su due registri purtroppo andati distrutti. Lo stesso artista nel 1325 decorò a mosaico la facciata della basilica; anche queste opere sono quasi completamente scomparse. Vasari attribuisce allo stesso artista anche un Crocifisso che ancora oggi è esposto nella cappella del SS. Sacramento. Tra il 1624 e il 1625 Giovanni Lanfranco realizzò per la cappella del Sacramento un ciclo pittorico di otto tele che oggi si trovano in molti musei stranieri. Alla Basilica sono rimaste due lunette che si possono ammirare nel Museo della chiesa, mentre altri due quadri appartengono a collezioni private. Benedetto
XIV (1740-1758) fece restaurare i dipinti del Cavallini, i
mosaici dell’abside ed i ritratti dei Papi. Il
portico ricostruito nel XVIII secolo venne eliminato nel 1800.
LA
BASILICA COM'E'
La
Basilica di San Paolo fuori
le mura dopo San Pietro è la più grande di Roma ed ha le stesse
dimensione della Basilica Ulpia nel foro Traiano. La pianta è a croce
latina è lunga Mt. 131,66 e larga Mt. 65. E l’altezza è di Mt. 29,70
e può ospitare circa 25.000 persone. L’edificio neoclassico oggi visibile è quello ricostruito dopo l’incendio del 1823 e secondo il desiderio di Leone XII è quasi identico al preesistente. Nicola
Consoni (1814-1884) e
Filippo Agricola (1776-1857) furono gli autori dei nuovi disegni per i
mosaici della facciata. I
resti degli antichi mosaici del Cavallini sono stati collocati v nella
parte posteriore dell’arco trionfale
e nell’arco che incornicia l’abside. In questa nuova opera divisa in tre fasce, nel timpano è raffigurato il Cristo affiancato da Pietro e Paolo. La fascia mediana vi è, come da tradizione, l’immagine dell’Agnus Dei” contornato da agnelli che si dissetano. Tra i tre grandi finestroni sono rappresentati i quattro profeti maggiori: Geremia, Ezechiele, Daniele e Isaia.
Questo
quadriportico è stato terminato nel 1828 ed ogni suo lato misura
49 metri e le colonne in granito bianco che ne sostengono il
soffitto sono ben 146. La sua distanza dalla porta della Basilica è di mt 70. Al
centro vi una colossale statua di San Paolo
opera di Pietro Canonica, che lo raffigura con la spada ed un
libro. I
muri perimetrali sono abbelliti da medaglioni a mosaico
con simbologia cristiana e ritratti di discepoli ed il frontone
interno è ornato con teste leonine, che possono in qualche modo
richiamare le metope dei templi etruschi. Nel
portico della basilica, le statue raffiguranti San Pietro e San Paolo sono
poste in due nicchie ai lati della porta principale opere dello scultore
siciliano Gregorio Zappalà (1833-1908). rispettivo pontificato. Le
vetrate non sono più quelle rifatte dopo l’incendio, esse vennero
distrutte dallo scoppio di una polveriera a Monteverde
nel 1891; tra un finestrone e l’altro ora vi sono dei
dipinti che rappresentano episodi della vita di San Paolo, a cui
lavorarono insigni pittori del XIX secolo. Le colonne di alabastro che adornano la porta centrale, sono state donate dal viceré d’Egitto Mohammed Alì a Papa Gregorio XVI. Due Angeli in marmo sorreggono sopra la porta lo stemma di Papa Pio IX. Gli scultori sono Salvatore Revelli e Ignazio Jacomelli che scolpirono anche le enormi statue di San Pietro a Paolo ai lati del ciborio. Cinque
sono le porte che immettono nel sacro luogo. La
porte centrale di Bronzo, è
stata scolpita nel 1931 da
Antonio Maraini e illustra alcuni episodi dei due Santi patroni di
Roma. Una grande elegantissima croce d’argento formata da tralci e da due raffigurazione di Pietro e Paolo sui battenti
illumina il grande portale. La
porta destra è murata ed a sinistra vi è la
Porta Santa: i battenti esterni sono opera dello scultore Enrico
Manfrini benedetti ed
inaugurati in occasione del grande Giubileo del 2000; Il portone è in
bronzo dorato e pesa ben otto quintali ed illustra tre temi giubilari di
Giovanni Paolo II. La porte interna conserva ancora i battenti in bronzo dell’antica basilica, fusi e cesellati a Costantinopoli nel 1070 da Staurachio da Schio su commissione dell’Arcidiacono Ildebrando che come si è detto divenne papa col nome di Gregorio VII. Subirono notevoli danni nel ben noto incendio, ma furono restaurati e riposizionati in Basilica. Nei
54 riquadri che la compongono sono raffigurati brani del vecchio e nuovo
Testamento L’interno
è diviso in cinque grandiose navate scandite e divise da quattro file di
colonne, in tutto 80, che
sostengono archi a tutto sesto. Sul
soffitto giganteggia lo stemma di Pio IX cui si deve la consacrazione del
Tempio. Medaglioni con i ritratti dei pontefici, sono stati rifatti a mosaico e per poterli leggere in ordini cronologico, si deve iniziare nel transetto a destra dell’abside. In ogni medaglione, oltre che il nome del pontefice, si può leggere anche la durata del terali ed anch’esse sono opera di insigni scultori del IXX e XX secolo.
Il gigantesco arco trionfale attribuito alla volontà di Galla Placidia (in effetti, arricchito con preziosi mosaici da papa Leone Magno, pontefice dal 440-461), ha subito un restauro non proprio ben riuscito, sotto Leone III (795-816). Fu soggetta ad un nuovo restauro nel XVII secolo e la sua sistemazione definitiva è avvenuta dopo il tragico incendio del 1823. Al centro vi è una raffigurazione di Cristo dall’aria piuttosto severo, contornato dai Signori dell’Apocalisse, Pietro e Paolo ed i simboli dei quattro evangelisti. La
lastra che ricopre il sarcofago con le sacre reliquie è databile al IV
secolo ed una riproduzione si conserva nella pinacoteca. L’altare della Confessione è sormontato dal ciborio in stile gotico toscano salvatosi dalla furia distruttiva delle fiamme; è ancora il capolavoro che Arnolfo di Cambio (1240-1302) scolpì sotto gli auspici dell’Abate Bartolomeo (1282-1297). Alla
base dei pinnacoli si legge la scritta: “Hoc
opus fecit Arnolfus cum suo socio Petro” Completamente
restaurato nel 2000, davanti all’”Altare della confessione” a destra
della crociera, è esposto il
candelabro Pasquale scolpito nel 1170 da Pietro Vassalletto e Nicolò
D’Angelo. Alto mt 5,60 è diviso in sette zone cilindriche; alla base vi sono figure antropomorfe, mostri, leoni ed arieti. Nella seconda fascia motivi floreali. Le tre fasce seguenti illustrano scene della vita di Gesù. Le altre fasce sono motivi ornamentali ed alla sommità una grande coppa è disposta ad accogliere il cero Pasquale. Ai
lati estremi del transetto vi sono due altari realizzati in blocchi di
malachite con lapislazzuli e rifiniture di marmo color mattone screziato
di bianco ed arricchiti da fregi di bronzo, che sono un dono dello Zar
Nicola I di Russia L’altare
di sinistra è sovrastato da una grande pittura con la "Conversione
di San Paolo" opera di Vincenzo
Camuccini e fiancheggiato dalle
statue di S. Gregorio, il cui autore è Alessandro Massimiliano
Laboureur, e San Bernardo
dello scultore Achille
Stocchi L’altare
di destra accoglie un dipinto copia del mosaico “incoronazione della
Vergine” su disegno originale di Raffaello, ma realizzato dai suoi
discepoli Giulio Pippi detto il “Romano” e Francesco Penni detto il
“Fattori” che si trova conservato nella pinacoteca Vaticana. Le due
nicchie laterali sono occupate dalle statue di San Benedetto scolpita da
Filippo Gnaccarini e Santa Scolastica opera del 1836 dello scultore Felice
Baini. Il
soffitto ligneo è arricchito dagli stemmi di quattro papi: Pio VII, Leone
XII, Pio VIII e Gregorio XVI. Sulla parete di fondo del transetto, si aprono quattro cappelle. All’estrema
sinistra vi è la cappella di
Santo Stefano che in questo momento è in restauro (ottobre 2002) e già
restaurata da Francesco Podesti nel XIX
secolo, anche autore della “Lapidazione del Santo” sulla parete
destra. Sulla parete sinistra è rappresentato “S. Stefano cacciato dal
Sinedrio” di Francesco Coghetti, mentre a Rinaldo Rinaldi, della scuola
del Canova, si deve la scultura in marmo bianco di Santo Stefano. Indubbiamente la cappella più visitata e quella a sinistra dell’altare, del “Sacramento”; progettata nel 1625 da Carlo Moderno è stata ricostruita nel 1725 per volontà di Benedetto XIII. Infatti, nella
prima nicchia a sinistra vi
è la statua della Santa raffigurata inginocchiata da Stefano Maderno, che
ne è l’autore. Accanto all’altare è visibile una statua lignea di San Paolo veneratissima, che nonostante un accuratissimo e delicatissimo restauro rimane alquanto deteriorata, opera di una artista anonimo del XIV- XV secolo. Sul lato opposto vi è un quadro a mosaico della madonna, risalente al XIII secolo, testimone dei voti solenni qui pronunciati da S. Ignazio di Loyola nell’aprile del 1541. Nel transetto di destra si trova la Cappella di San Lorenzo; anche questa architettura fu attribuita al Maderno, ma poi fortemente trasformata. Fu affrescata agli inizi del ventesimo secolo da Arturo Viligiardi con scene sulla vita del Santo; i dipinti che ornavano la cappella nel 1625, opera del Lanfranco, sono purtroppo andati perduti due sono di proprietà di collezioni private. (peccato!), le lunette, riportate su tela si possono ammirare nella pinacoteca della Basilica ed altre superstiti sono state vendute a musei europei. Sull’altare
è posto un trittico
marmoreo dei santi Antonio Abate,
Dionisio e Giustina, scolpito
probabilmente nel primo Rinascimento
dalla scuola di Andrea Bregno;
il coro intarsiato è
stato disegnato da Calderini Dal Monteneri. L’ultima cappella è dedicata a S. Benedetto; riproduce la cella di un tempio pagano e le dodici colonne di marmo grigio provengono dall’antica Veio. Sopra l’altare un’imponente statua di San Benedetto seduto che regge il Pastorale. Sotto
la croce vi è l’immagine del monaco Adinolfo, l’Abate di San Paolo
Giovanni Gaetano Orsini al secolo Papa Niccolò III; fra loro cinque
fanciulli bianco vestiti, ovvero i Cinque Santi Innocenti
le cui spoglie vennero trasferite a Santa Maria Maggiore
da Sisto V. Nell’arco dell’abside sono stati posti alcuni frammenti del mosaico del Cavallini che un tempo adornavano il fronte della Basilica.
Il Battistero
Fu
costruito nel 1930 a croce greca dall’architetto Arnaldo Foschini, con
marmi policromi e antiche colonne ioniche; anche i dipinti sono antichi,
E’ situato ad un livello più basso rispetto alla Basilica
e ricorda i primitivi battesimi che venivano somministrati per
immersione. Sul coperchio del fonte battesimale vi è una preziosa
incisione del “Battesimo di Gesù”. Nel vestibolo che immette sulla Via Ostiense si trova una colossale statua di Gregorio XVI opera di Rinaldo Rinaldi, la “Madonna col Bambino tra due Santi” ed alcuni frammenti di mosaico A ridosso di una parete la tomba di Luigi Poletti (morto nel 1879), l’architetto che ricostruì la basilica dopo l’incendio.
Il
chiostro Fu iniziato nel 1205 periodo in cui era abate Pietro da Capua e proseguito dopo 20 anni di interruzione dall’Abate Giovanni di Ardea, come si legge nell’iscrizione metrica latina che si vede lungo la trabeazione esterna su tre lati. Il nome inciso in angolo: " Magister Petrus fecis hoc opus"i porta a Pietro Vassalletto che ne cominciò la costruzione, poi completata dal figlio, assieme ai Cosmati. La differenza di stili però, ben visibile nella sequenza strabiliante delle colonnine ornate e variopinte, testimoniano la mano di più artisti nel creare questo incomparabile gioiello architettonico, che nelle forme gli intrecci le scanalature, nei decori, nei fregi a fiori e palmette teste di mostri ed animali, si ricollega e ricorda l’antica rappresentazione scultorea etrusca.
Il Campanile Il Campanile è a cinque piani, soprannominato ”il Faro”, per la forma particolare; è a cinque piani: i primi tre a pianta quadrata, il quarto ottagonale ed un tempietto circolare a giorno con colonne corinzie chiude la cella campanaria. Il Poletti lo eresse in sostituzione di quello romano-gotico purtroppo danneggiato dall’incendio.
L’Abbazia L’abbazia che fa corpo con la Basilica di San Paolo fuori le mura è benedettina; la sua storia non può essere scissa da quella della basilica stessa, da cui ebbe origine e ne condivise la sorte e le vicende attraverso i secoli. La prima testimonianza di comunità monastiche presso la basilica di san Paolo si ha dal "Praeceptum" marmoreo di San Gregorio Magno (590-604), che si conserva nel museo lapidario Paolino. Il monastero accolse Papa Paolo I (77566-767) che, ormai vecchio ed osteggiato dall’arcidiacono Teofilatto, qui morì.
La Necropoli Nelle
immediate adiacenze della basilica, si estende un’'area
sepolcrale che
fu utilizzata dal II sec. a.C. fino
al V sec. d.C. la
necropoli si sviluppa su diversi piani sovrapposti ed è un valido
documento del passaggio dal rito funerario dell'incinerazione a quello
dell'inumazione La zona fu scavata nel secolo XX ma gran delle tombe
vennero distrutte con la
costruzione della strada. Ciononostante sono ancora ben visibili diversi i
sepolcri posti sotto un'area recintata restaurata in occasione del Grande
Giubileo. Sul lato destro
dell’Ostiense in direzione Piramide, vi sono ancora notevoli
sepolcri purtroppo in
cattivo stato di conservazione. Tra le aree sepolcrali visibili e
restaurate degno di interesse
è il colombario n. 30 costruito nel I. sec. d.C. dalla gens Pontia. La
struttura, di forma rettangolare, presenta tre livelli di nicchie poste
sui lati maggiori. Su un lato breve situato a nord-est è stato ritrovato
un ambiente dove con un podio finemente decorato da pitture che
rappresentano una gazzella sbranata da due fiere, motivi floreali e
piccoli uccelli posti su due esili pilastri. CURIOSITA’
Grazie
alle donazioni di Costantino la Basilica abbondava
di meraviglie. Si dice che nel demolire il campanile della basilica
venne rinvenuta un’enorme quantità
di monete preziose del X e XXI secolo, provenienti da tutta
l’Europa. I
ritratti dei Papi Sull’architrave
della navata maggiore incominciava
la serie dei ritratti dei papi, ma dopo il disastroso incendio del 1823 ne
rimasero intatti solo 42: da san
Pietro ad Innocenzo I. Dopo i restauri
i medaglioni originali, distaccati,
furono posti ed ancora conservati sulle pareti del corridoio del
monastero, ma in questo “trasloco”, non ci si curò delle iscrizioni
apposte né dell’ordine cronologico. Oggi
si contano 266 medaglioni dipinti, e 28 ancora vuoti. Papa
Onorio III Nel
mosaico veneziano dell’abside vi è una piccolissima figura di papa
Onorio III. Provate
un poco ad individuarla!!! La
lastra tombale di San Paolo
Nella
Sacrestia è conservata una copia della lastra di marmo che dall’epoca
di Costantino custodisce le spoglie di San Paolo. E’
composta da quattro pezzi irregolari e misura 2,12
1,27. Dal
foro rotondo centrale, nella ricorrenza della festa di San Paolo, veniva
calato all’interno del sepolcro un incensiere che veniva rimosso e
sostituito l’anno successivo nella medesima festività. Dagli
altri due fori i fedeli introducevano oggetti che poi venivano custoditi
con profonda venerazione. Honi soit qui mal y pense Roma era in continuo pericolo d’incursioni saracene; in compenso riceveva l'omaggio dei monarchi inglesi che, un secolo prima i benedettini avevano convertito al cattolicesimo.Essi venivano in pellegrinaggio sulle tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo Lasciando alle loro Basiliche ricchi donativi. Forse si deve a questa relazione religiosa se, nel tardo Medioevo, i sovrani d’Inghilterra esercitarono la funzione di protettori su quella di San Paolo. Infatti, gli antichi stemmi degli abati di San Paolo erano rappresentati con attorno allo scudo della spada una cinghia di cuoio col motto dell'Ordine della Giarrettiera: “Honi soit qui mal y pense” (sia maledetto chi pensa male), che fu istituito nel castello di Windsor nel 1344 o 1347. La ricostruzione dopo l’incendio Nell’abside, tra le grandi colonne vi sono sei grandi lapidi che riportano i nomi dei cardinali e vescovi che presenziarono alla consacrazione della rinata basilica nel dicembre del 1854. Una
Schindler’s list all’italiana. Durante
le riprese de "La Porta del Cielo” Vittorio De Sica scritturò 1200
comparse per salvarle dai rastrellamenti tedeschi. Erano Ebrei, partigiani
ed intellettuali invisi al potere. Girarono per otto mesi chiusi nella
basilica di San Paolo fuori le mura aspettando l’arrivo degli alleati e
senza pellicola.
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