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S. Giovanni in Laterano
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Piazza San Giovanni in Laterano |
0606698643 |
M San Giovanni |
BUS 16 81 85 87 117 186 218 650 714 850 |
Ufficialmente "Mater et Caput" di tutte le chiese di Roma e nel mondo. Per i cattolici è la Basilica più importante da visitare dopo S. Pietro. Facciata di A. Galilei (1691-1736). Le 15 statue barocche di Cristo e dei Santi sopra l’entrata principale sono talmente grandi da apparire sproporzionate rispetto alla vecchia Basilica. Alte come torri, sono visibili da lontano e simboleggiano la forza e la potenza della Chiesa. All’epoca della costruzione, si diceva scherzando che avrebbero schiacciato la facciata e la chiesa. Le porte centrali in bronzo (I sec. a.C.), bellissime nel loro verde scolorito e decorate di stelle, sono le porte originarie dell’edificio del Senato (Curia), situato nel Foro romano. Le piccole porte all’estrema destra contrassegnate da una croce di bronzo vengono aperte solo in occasione dell’Anno Santo. La colossale statua di Costantino (IV sec. d.C.) abbelliva le terme imperiali sul colle del Quirinale.
Storia
Sorge
sugli avanzi della casa dei Laterani nella parte più meridionale del
Celio. I Laterani possedettero quel palazzo sino a Plauzio Laterano
console designato, il quale coinvolto
nella congiura dei Pisone contro Nerone, fu ucciso e le
proprietà vennero espropriate. In seguito le case dei Laterani presero
il nome di Domus Faustae. Nel
161 l’imperatore Marco Aurelio costruisce un palazzo in parte
sottostante all’attuale Ospedale
San Giovanni. Nel
226 circa l’imperatore Settimio Severo restituisce la terra ai
Laterani. La
Basilica fu eretta da Costantino sull'area dei Castra nova severiana,
(Castra nova equitum singularium) degli equites singulares, la guardia a
cavallo dell’imperatore Massenzio. Costantino
in seguito ne fece donazione (pare soltanto orale), al Papa e fu così
che ebbe inizio il potere temporale dei papi. Fino dall' anno 313 la
Domus Faustae risulta ufficialmente ceduta in proprietà al Papa e sede
del primo concilio di Melchiade
contro i Donatisti. . Il
complesso monumentale comprendeva allora, oltre alla Basilica, eretta su
modello di S. Pietro, un Palazzo, (il Patriarchio), residenza estiva dei
pontefici da Costantino alla cattività avignonese, ricostruito da
Domenico Fontana nel 1586 ed oggetto dell'attentato del luglio 1993. La
basilica sorgeva al centro dei palazzi lateranensi: Originariamente non
era molto grande; a cinque navate sotenute da più file di colonne,
venne dedicata a Cristo
Salvatore. Alla fine del secolo
IV al nome del Salvatore furono aggiunto quelli del Battista e dell'
Evangelista, ai quali era stato dedicato presso il Laterano un convento
di monaci benedettini. Arricchita di marmi pregiati e decorazioni
dorate, la basilica fu
chiamata “Aurea”.
Dopo
il sacco di Alarico, un ulteriore oltraggio fu
subìto dalla basilica
con il
saccheggio dei Vandali
di Genserico nel 455 :
S. Leone Magno (440-461) reintegrò i danni e le ruberie
arricchendola di altre grandi opere. Il suo successore Ilario (461-468)
si concentrò principalmente sul Battistero con l’aggiunta di
tre oratori. Un
nuovo restauro della basilica,
che versava
in uno stato di abbandono, fu fatto sotto
Adriano I (771-795),
e apparve in tutto il suo splendore nella Pasqua del 774 quando
Carlo Magno vi si fece battezzare. Tra
l’anno 844-847 sotto il pontificato di Sergio II vi furono nuovi
interventi e sotto l’altare maggiore fu ricavata una “confessio”. Nell’anno
896 un terremoto fece crollare il tetto nella navata centrale e la
ridusse a poco più di un cumulo di macerie; quel terremoto fu
ritenuto
un castigo divino
nei confronti di Papa Stefano VI che sottopose il suo
predecessore ad un macabro processo (di cui si dirà oltre);
La
basilica venne riedificata completamente Sergio III (904-911), che ne
conservò però le fondamenta e le dimensioni antiche. Egli fece ornare
la tribuna di mosaici, lasciando a ricordo di quei grandiosi lavori una
lunga epigrafe
nell' abside e sulla porta maggiore della basilica. Ma nella
notte del 6 maggio dell' anno 1308 la basilica fu nuovamente distrutta
da uno spaventoso incendio e ben poco si salvò da quella catastrofe.
Il papa era allora Clemente V,
egli
provvide subito a fare riedificare il tempio, che fu terminato sotto il
pontificato che lo seguì. Lesionata dal terremoto che fece tremare la città nel 1349; nuovamente danneggiata da un altro incendio nel 1361, Urbano V affidò l’opera di ricostruzione all’architetto senese Giovanni Stefani, che eliminò parzialmente le trabeazioni, sostituì le colonne costantiniane con 20 pilastri in laterizio e realizzò, con il contributo di Carlo V di Francia, il mastodontico tabernacolo sopra l’altare maggiore.
Al
suo ritorno da Avignone
nel 1377, Gregorio IX,
che spostò la sua dimora nei palazzi di S. Pietro, fece un
portale ornato da leoni , rifare il prospetto settentrionale ed aprire
un rosone . Le
truppe di Ladislao d’Ungheria nel 1413 danneggiarono nuovamente la
basilica, Martino V provvide a fare grandiosi restauri, che proseguirono
sotto Eugenio IV. La
chiesa venne arricchita dal pavimento cosmatesco
nel 1421, il soffitto fu riparato
e Gentile Da Fabriano
ricevette l’incarico per un ciclo di affreschi
nella navata destra. Furono murate le colonne ed i pilastri. La facciata della basilica manteneva ancora la struttura antica con tre finestre a sesto acuto, l'immagine del Redentore ed un portico di sei colonne. Sulle pareti si ammiravano scene del vecchio e nuovo testamento. Davanti al patriarchio, s' ergeva la statua equestre di M. Aurelio, collocata là da Sisto IV; presso il muro della città, era stato edificato un nuovo convento da Eugenio IV.
Ogni
pontefice seguente, fino ad Innocenzo X, arricchì
il Laterano di nuove opere; cionnonostante il tempo faceva pesare
il suo trascorrere, così Innocenzo X, la riedificò interamente
affidando l' opera al Borromini. Clemente XII compì l' opera del
Borromini, facendo
innalzara la nuova facciata da Alessandro Galilei
che fu compiuta nell' anno 1734. Della
basilica medioevale restano il pavimento d' opera cosmatesca, il
tabernacolo ed il mosaico dell' abside, restaurata nel 1292 dal papa
Niccolò IV, per opera del francescano Giacomo di Turrita, assieme a fra
Giacomo da Camerino. Leone XIII, emulando i suoi predecessori Sergio e
Urbano, ha restituito al Laterano il suo splendore primitivo con
magnifiche opere d' arte. Un
campanile appartenente alla cattedrale doveva già esistere al tempo d
Pasquale III poichè nel
1115 risulta in parte distrutto a causa di un fulmine; ma
probabilmente in precedenza ve n’era una altro fatto risalire a
papa Sergio
III (904-911). L’attuale
campanile ha la caratteristica di essere formato da
due piccoli campanili gemelli, risalenti all'età
romanica,restaurati nel XIV secolo. Essi si innalzano
sopra la Loggia delle Benedizioni e sono costruiti in pietra
silice dal taglio
simmetrico. Elevati su due piani, tali costruzioni presentano
la superficie aperta da trifore con archetti poggianti su colonnine
terminanti con capitelli a forma di piramide tronca. La sommità è
sormontata da una cuspide molto accentuata, recinta alla base da una
ringhiera a piccole colonne. Se
nel corso dei tristi eventi di distruzione della basilica la struttura
campanaria non sembra aver subito danni, il fulmine che la colpì
nel 1411 danneggiò
gravemente uno dei due campanili, riparato poi da
Martino V nel 1420.
Altri due fulmini colpirono la struttura nell'età moderna (1537 e
1602). Una delle campane è datata al XIII secolo, mentre quella del
1492 risulta fusa da un certo Pietro "Teutonicus". La
basilica come era La
prima basilica era lunga 98 metri e larga 56. L'
atrio era circondato da
colonne con fontane.
Nel portico era
ubicato l' oratorio di San Tommaso, dedicato dal pontefice Giovanni XXII,
e destinato ad essere la
sacrestia pontificia; sulla porta campeggiava un dipinto del secolo X
che rappresentava il Papa nell' atto della vestizione dei paramenti
liturgici. Nella
biblioteca Barberini si conservavano
i disegni del secolo XVII
dei mosaici dell' antico portico che rappresentava la flotta romana di
Vespasiano, l' assedio di Gerusalemme, la donazione di S. Silvestro e il
battesimo di Costantino, fatti forse durante i restauri di Alessandro
III (1159-1181). Li
probabilmente si trovava la celebre sedia balneare chiamata “
stercoraria”, su cui sedeva il Pontefice all’atto
dell’intronizzazione. Nelle “curiosità” verrà spiegato il
significato delle singolare denominazione
. Nel
portico v' erano sepolcri di papi e di illustri personaggi poiché gli appartenenti ad una certa levatura sociale d' essere
sepolti proprio in quel sito. A fianco della porta principale
troneggiavano le statue dei santi Pietro e Paolo. Si
presentava al centro con un ampio spazio absidale ed ai lati quattro
piccole navate decrescenti verso l’esterno. Il soffitto, costruito con
capriate lignee prendeva luce da ampie finestre. Nella navata le colonne reggevano lunghe trabeazioni, mentre
le piccole navate laterali erano formate da
quarantadue fusti che terminavano su due ordini di archi. L’abside
era ricoperta da lamine d’oro; ed illuminata da lampade preziose. L’altare
centrare era circondato da un recinto di marmo in cui si custodiva (ed
ancor oggi è ivi posta), la tavola di legno sulla quale la tradizione
vuole che San Pietro celebrasse. Dietro l’altare correva un portico esagonale sostenuto da colonne, detto “Leonino”su cui era riportata la visione d’Innocenzo III e la”Tabula Magna” di Leone X chiamato anche registro delle reliquie. Il
Papa Pamphili (1644-1655) volle riportare la basilica all’antico fasto
per cui, imponendo
condizioni pesanti e limitative, diede l’incarico a Borromini , che
doveva rispettarne la strutture , lasciare inalterato l’antico
impianto e rispettare il soffitto del ‘500. Borromini,
nella sua rivisitazione rimosse
in parte le colonne collocandone
24 ai lati delle nicchie centrali. Contravvenendo agli ordine del papa,
cercò di movimentare mura
diritte e spigoli vivi con
spazi con ondulazioni sinuose come era nel suo stile. Vennero aperti cinque archi nella navata centrale e nei pilastri giganti che li scandivano, vennero aperte delle nicchie per le statue.
La basilica com'è
L’ingresso
della Basilica è a cinque fornici e fu realizzato sotto Alessandro VII
Chigi.. L’attuale
facciata
è del fiorentino Alessandro Galilei (1691-1736). La gara
venne vinta dal nominato non tanto per i particolari meriti artistici,
ma per l’appoggio di Clemente XII anch’egli fiorentino, penalizzando
così
Luigi Vanvitelli sicuramente più valente. Le
15 statue barocche di Cristo e dei Santi sopra l’entrata principale
vennero eseguite nel 1735; sono talmente grandi da apparire
sproporzionate rispetto alla vecchia Basilica. Troneggiano imponenti
e sono visibili
da lontano a simboleggiare la forza e la potenza della Chiesa.
All’epoca della costruzione, si diceva scherzando che avrebbero
schiacciato la facciata e la chiesa. Sul
fregio del
timpano sulla facciata principale si legge l’iscrizione
con la quale si esplicitava la volontà del Papa e
dell’Imperatore di consacrare
la chiesa a madre di tutte le Chiese. Ai lati della porta
d’ingresso
si legge: Il
Soffitto
è
su
disegno originario degli allievi di Michelangelo. Ornato e
colorito, mostra lo stemma araldico di Pio IV (1562). I
bassorilievi sopra gli architravi delle porte raffigurano
episodi della vita di S. Giovanni Battista. Le
statue degli Apostoli attuali,
in marmo grigio, nella navata centrale, vennero realizzati
sotto Clemente XI tra il 1700 e 1721 da insigni scultori
tra cui Rusconi, Legros, Monnot e Ottoni. Anche
le rappresentazione dei profeti eseguiti ad olio , che si alternano ai
finestroni, risalgono allo stesso periodo Il
Tabernacolo dell' altare maggiore è ornato dai busti
degli Apostoli Pietro e Paolo. Quelli attuali altro non sono che
le copie rifatte nel 1804,
fedeli degli originali del 1434 che sul fine del secolo XVIII i
repubblicani francesi
rubarono.. L’altare papale è posto sotto il "Tabernacolo" ed il papa è l’unico che può officiarvi la Messa. Nella parte superiore, eretta da Urbano V nel 1367, sono visibili due reliquiari a forma di testa del Valadier; contengono i teschi di S. Pietro e S. Paolo. I reliquiari originali furono rubati durante l’invasione francese del 1799. Sotto
il piano dell’altare sono ancora conservati i frammenti della tavola
su cui, come si è detto in precedenza, la tradizione vuole che San
Pietro celebrasse messa. L’abside fa parte della Basilica di Costantino. E’ ornata dal mosaico di Jacopo Torriti e Jacopo da Camerino, rielaborati nel 1884 come il progetto originale in cui è rappresentata l’esaltazione della Croce e il trionfo di Cristo, la Madonna S. Giovanni Battista, S. Pietro e S. Paolo. In
fondo all’abside si trova la "cattedra" del vescovo di Roma
su cui il pontefice romano si siede nel momento in cui ,dopo la sua
legittima elezione, giunge
in S. Giovanni per prendere possesso della sua "diocesi". Da
visitare la tomba di Riccardo degli Anniballi, commissionata ad Arnolfo
di Cambio e rivisitata da Borromini. Sulla Loggia delle Benedizioni troneggia un gigantesco Enrico IV di Francia in bronzo riprodotto con la spada sguainata, doveroso tributo a questo regnante che era stato molto prodigo col Laterano. All'angolo
con Piazza San Giovanni, è la scala Santa proveniente, secondo la
tradizione, dal palazzo di Pilato, alla sommità della quale si accede
alla Sancta Santorum, una piccola cappella del papa, che contiene
importantissime reliquie provenienti da Gerusalemme e custoditi dai
Padri Passionisti. E' sempre chiusa, ma dalla grata è possibile
scorgerne l'interno ed i bellissimi pavimenti cosmateschi. Nel
1585-90, Sisto V fece demolire i resti dell’enorme palazzo precedente,
ma mantenne la scala; I fedeli salgono i gradini sulle ginocchia, in
ossequio alla tradizione secondo cui Cristo stesso li avrebbe saliti per
sottoposti a giudizio. Sul
lato destro esterno dell'edificio della Scala Santa vi sono alcuni resti
dell’antico Patriarchio,
il cosidetto Triclinio
lateranense, probabilmente
la sala da pranzo pontificia, che era adornata da preziosi mosaici,
fatta costruire da Leone III (795-816) poi ricomposti dal Fuga nel 1750
con l’aiuto di antichi disegni custoditi in Vaticano. Il mosaico
rappresenta il Papa nell’atto di rendere omaggio a Carlo Magno. Dall'altro lato si trova il Palazzo del Laterano, sorto sull'antico palazzo dei Laterani e sede in epoca cristiana del Patriarchio, di cui si è parlato sopra. Venne costruito per Papa Sisto V ed ultimato frettolosamente tra il 1586 e il 1589 dall’architetto Domenico Fontana; fu residenza pontificia fino all’esilio di Avignone: per la sua costruzione vennero impiegati marmi e pietre di spoglio ricavate dai ruderi della Roma antica, e la sua realizzazione costò pochissimo. Attualmente ospita gli uffici del Vicariato della città di Roma. Nel 1993 il portone fu danneggiato da una bomba. A fianco dell'Ateneo lateranense, il battistero, S. Giovanni in Fonte, antico ninfeo dei Laterani, che la leggenda vuole fonte battesimale di Costantino, così chiamato dall'uso del battesimo per immersione, riedificato da Sisto III e Urbano VIII.
Fatti e personaggi e leggende - Curiosità Cola Di Renzo
Nel
Laterano fu da Innocenzo III (1198-1216)
adunato il concilio in cui fu deposto Ottone ed intimata la
quarta crociata, Ivi echeggiò nel XIV secolo
la voce del tribuno romano Cola di Rienzo che nel 1354 durante il
restauro del potere papale, venne nominato
dal Cardinale Egidio di Albornoz senatore di Roma Il primo giubileo Nel
1300 dal loggiato coperto della
piazza settentrionale Bonifacio
VIII annunciava il primo
celeberrimo giubileo. ”…….
L'annuncio venne dato dall'ambone
della basilica Vaticana, così
come lo vediamo nell'affresco della basilica Lateranense,
riprodotta nei dettagli da Giotto, dapprima situato sulla loggia
delle benedizioni (facciata settentrionale del Patriarchio, ), poi
trasferito all’interno della basilica (navata destra);
raffigura Bonifacio VIII con due personaggi ai suoi fianchi;
quello alla sua sinistra tiene in mano un cartiglio, dove si legge l’incipit di una bolla,
però non è quella con la quale Bonifacio VIII
indisse il Giubileo. Bonifacio
VIII, al secolo Benedetto Caetani era nato ad Anagni nel 1235; era un
uomo assetato di potere, molto avido e senza scrupoli;
dopo che Celestino V abdicò, egli divenne papa (1294-1303).
Nella Divina Commedia, Dante lo pone all’inferno accusandolo di
simonia (canto XIX 52-57). Tempi
di grandi torbidi nella chiesa, poiché la curia papale era stata
trasferita a Napoli. Bonifacio VIII la riportò a Roma, catturò
Celestino I che venne imprigionato fino alla sua morte. Indisse
una campagna contro i Colonna che chiesero poi l’appoggio di Filippo
il Bello. Dante
a causa sua venne esiliato
da Firenze. Fu
uno dei Papi più odiati ed ingiuriati.
Nel
XII, XIII e XIV secolo nel Laterano si tennero importanti
Concili, in cui vennero prese decisioni ecclesiastiche di rilievo,
compresa la scomunica di sovrani ribelli al Papato. L’ultimo
Concilio Lateranense ebbe
luogo nel 1929; esso definì i possedimenti temporali della Chiesa,
essenzialmente limitati alla Città del Vaticano, che diventa la Santa
Sede. Mussolini firma i "Patti Lateranensi" con la Chiesa, ponendo fine così allo stato di guerra esistente dall’epoca dell’unità d’Italia.
Il parto di Nerone
Narra
una leggenda che Nerone, dopo aver fatto squarciare il ventre di sua
madre per vedere
da dove era nato, concepì l’insano desiderio di divenire
gravido e partorire. Dunque.
Chiamò i suoi medici ed
ingiunse di provvedere affinché ciò si verificasse, pena: la
morte.Visti vani i tentativi di fare ragionare l’imperatore i medici
diedero da bere a Nerone un liquido con una piccola rana. La
rana continuava a crescere nello stomaco del folle e ben presto Nerone
ordinò ai medici di farlo partorire. Perciò gli venne dato un potente
lassativo, così la rana “nacque”con grande gioia dell’imperatore
che l’affidò ad una nutrice e le diede quali compagni i figli dei
principi. Il
padre felice diede una
grande festa e mandò in giro per Roma la “figlioletta” per
mostrarla al popolo; ma quando il carro giunse su di un ponte la rana
balzò nel Tevere scomparendo In acqua Nerone
furente, fece uccidere la nutrice ed i principi suoi compagni. Da
ciò si fa risalire il nome Laterano che quale interpretazione latina di
”rana fuggita”: Latitan rana, Oppure il termine può significare
“rana lata”
ovvero rana portata in seno e partorita.
Il concilio sacrilego Nell’896 un terremoto che danneggiò gli edifici venne ritenuto un castigo divino nei confronti di Papa Stefano VI, che, sottopose il suo predecessore Formoso a un macabro processo, accusandolo dopo morto di essere venuto a patti con un Re barbaro; furono tra i tempi più tenebrosi nella storia della Chiesa.
Il
processo a papa Formoso Formoso
(891-896) salito al soglio
pontificio, si dice, per le tresche della fazione tedesca,era un uomo di grande
rettitudine; egli incoronò
Guido di Spoleto imperatore. Poi, però spaventato da alcune minacce ,
chiese aiuto ad Arnolfo, re di Germania, che accorso in Italia,
venne a sua volta incoronato Imperatore. Gli
successe Bonifacio VI, che durò in carica solo qualche mesi; rimosso
con la forza gli succedette
appunto Stefano VI, sostenuto dagli spoletini. Venne
citato in giudizio Formoso, riesumato ormai in stato di avanzata
decomposizione, rivestito e posto a
sedere su un trono nella sala del concilio in Laterano; così si
aprì il processo davanti
ad un sinodo. Al
defunto fu anche dato un avvocato: un giovane diacono che durante
tutto il processo non riuscì nemmeno ad aprire bocca per l’orrore. Alla
salma sdi chieserole generalità e
citati i capi d’accusa, tra cui l’usurpazione della cattedra
pontificia. Dopo
aver legato il cadavere alla coda di un asino fu trascinato lungo la Via Lata (attuale via del Corso);Poi il
cadavere fu gettato nel Tevere. Nonostante
l’appesantimento, i
poveri resti non affondarono tra lo spavento superstizioso
della popolazione romana. Papa
Stefano, caduto ormai in disgrazia, venne rinchiuso in una cella
del palazzo lateranense da alcuni sconosciuti e colà venne
strangolato.. Quando
Stefano era già morto fu rinvenuto il cadavere di Formoso; la leggenda
narra che il suo corpo, nonostante le vicissitudini,
fosse intatto. Perciò, rivestito religiosamente fu riportato in
San Pietro e si narra che le immagini scolpite dei santi lì esposte, al
suo passaggio chinassero il capo reverenti. In san Giovanni Laterano a metà della navata destra, si vede il cenotafio di Papa Silvestro II. In esso vi è un’antica iscrizione in cui si dice che trasudasse acqua e nell’imminenza della morte di un papa l’abbondanza dell’acqua espulsa diveniva una rigagnolo e si udiva uscire dal sepolcro uno scricchiolio d’ossa. Questa leggenda prende vita nel medioevo dalla fama di stregoneria di cui godette Silvestro II La fama nasceva dal fatto che Silvestro avesse un grande conoscenza oltre che di musica, logica, matematica ed astronomia anche di arti meccaniche; infatti a lui si attribuisce la costruzione di un grande organo che funzionava ad acqua bollente.Pare che in Spagna approfondì studi sulla magia e la filosofia. Inoltre non si sapeva spiegare la sua grande carriera visto che da umile monaco era divenuto Papa. Così
non trovando altra spiegazione, attribuirono il suo successo
ad un patto col diavolo; inoltre aveva numerosi nemici che lo
odiavano cordialmente,
al pari ricambiati. Silvestro
II (Erberto di Aurillac) era nato
nel 940; uomo assai colto ed estremamente intelligente,
venne eletto con l’appoggio dell'imperatore Ottone III. A lui
venne attribuita l'idea di
riunire l'Occidente contro i musulmani per la liberazione del S.
Sepolcro. Fece
progetti di rinnovamento politico e religioso, ma tali aspirazioni non
vennero mai realizzate per la crisi che portò all’allontanamento di
Ottone III (1001). Si
racconta che morì colto da un malore dopo la messa. Altri dicono che
sia stato assassinato, ma la leggenda s’impadronì anche della sua
morte
avvenuta dopo quattro anni di pontificato. Così si narra: Un diavolo suo amico glia aveva predetto che sarebbe morto solo se avesse detto messa a Gerusalemme, fatto quanto mai improbabile; ma Silvestro aveva mal interpretato le parole. Così un giorno andò a dire messa a Santa croce in Gerusalemme proprio sulla terra portata dalla città Santa; sentendo ormai che la sua condanna era vicina, il papa si fece tagliare la lingua e le mani con le quali aveva recato offesa a Dio legandosi al diavolo; chiese che le sue spoglie mutilate fossero messe su di un carro e sepolte dove lo stesso si fosse fermato. Gli animali senza guida, lo portarono a San Giovanni in Laterano, segno che Dio l’aveva perdonato. Ma la notizia storica dice che nel 1648, il sepolcro fu aperto per dei restauri e la salma giaceva intatta con il capo la tiara e le vesti pontificali. Come l’aria entro nel sepolcro il suo corpo a contatto dell’aria si dissolse.
Il sogno di INNOCENZO III Questo
papa vide in sogno San Francesco
che con una spalla reggeva la basilica
di San Giovanni che stava crollando. Perciò papa Innocenzo III
nel 1210 si decise dopo tanto ad approvarne la regola. Nella Basilica di
Assisi
questo episodio è immortalato in
un dipinto di Giotto ed è anche per questo motivo che proprio di
fronte alla Basilica, è stasto innalzato un monumento a San Francesco. Innocenzo
III (1198-1216) (Giovanni Lotario dei conti di Segni) era nato a
Gavignano, vicino a Roma. Si narra che fin da bambino si fosse preparato
ad essere Papa;
si deve a lui l’organizzazione dell’inquisizione. Uomo di
grande cultura, viveva senza sfarzi. Sostituì
gli impiegati pontifici con i giudici ed abolì il consolato
romano; così si assicurò l’amministrazione di Roma. Seppe imporre
l’autorità della chiesa alle nazioni europee. Nel
1210 indisse il IV concilio Lateranense. E sotto la sua egida
avvennero la quarta e la quinta crociata. In Francia scatenò la
campagna contro gli Albigesi in Francia considerati cristiani eretici. Il
suo sepolcro si trova a Perugia, dove morì in seguito ad un attacco di
febbre.
Papa
Formoso
Stefano VI
Assisi-Basilica sup.- Il sogno di Innocenzo III
La
sedia stercoraria
Il
caso prende avvio dalla elezione al soglio pontificio (verità o
leggenda?) della papessa Giovanna. Che educata e a Roma vestiva con
abiti maschili; pertanto, creduta un uomo ebbe accesso alla carriera
ecclesiastica. Nessuno si sarebbe accorto di nulla sennonché
percorrendo
la via papale, che corrispondeva a via di S. Giovanni Laterano,
fu presa dalle doglie e, come natura comanda, partorì. Da
allora si prese l’abitudine di controllare
i papi eletti; perciò venne adattata la “sedia stercoraria”,
cosicché dall’apertura a lunetta si potesse da sotto accertarne il
sesso. Il
nome “stercoraria” è acquisito dall’origine di tali sedili di
pietra che in età romana avevano funzioni di latrine. In San Giovanni Laterano è ancora oggi visibile.
Il monumento alla guardia svizzera
In san Giovanni Laterano, nella terza cappella a sinistra, vi è un curioso monumento dedicato ai soldati del papa morti per difenderlo contro “L’infame invasore”, ovvero: gli Italiani.
Il
sangue di Cristo Sempre nella Basilica Laterana è conservato il sangue di Cristo che si vuole tradizionalmente trasportato a Roma da Longino: Per altri è sangue scaturito miracolosamente da un crocefisso pugnalato da un ateo.
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