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Il
carcere, ai piedi del Campidoglio, in via di S. Pietro in Carcere, costituisce
solo una parte dell'antico carcere, probabilmente la più interna e segreta,
detta Tullianum. Una rampa di scale conduce al livello antico. La facciata
attuale di travertino è dell'inizio dell'età imperiale, come indica la grande
iscrizione col nome dei due consoli, C. Vibio Rufino e M. Cocceio Nerva (la data
non è sicura ma comunque va fissata tra il 39 e il 42 d.C.). Questa facciata ne
copre un'altra più antica, di tufo di Grotta Oscura.
L'ingresso
originario era forse costituito da una porticina a livello più alto del
pavimento attuale, ora murata, che si apriva nella parete destra. Al di là di
questa porta erano gli altri ambienti della prigione, noti col nome di Lautumiae,
perché ricavati entro antiche cave di tufo. Nel pavimento si apre un foro
circolare che un tempo era l'unico ingresso all'ambiente sottostante, cui ora si
accede per una scala moderna. Questa era la parte più segreta e terribile della
prigione, nota col nome di Tullianum: qui venivano gettati e, poi, strangolati i
prigionieri di stato. Questa sorte fu riservata, tra l'altro, a Giugurta e a
Vercingetorice; tra i Romani, vi perirono i partigiani di Gaio Gracco, i
Catilinari, Seiano e i suoi figli. La tradizione vuole che qui furono rinchiusi
Pietro e Paolo: S.Pietro, scendendo con il compagno nella camera sottostante,
cadde battendo il capo contro la parete e ve ne lasciò l'orma. Chiusi nella
segreta, senza luce, i due apostoli fecero scaturire miracolosamente una polla
d'acqua (in latino tullus, polla d'acqua, da cui il nome Tullianum) e
convertirono i loro carcerieri, Processo e Martiniano: dopodiché, i due
apostoli abbandonarono il carcere.
1 - Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami
2 - Cappella del SS Crocifisso
3 - Carcere
4 - Tullianum |