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Villa Aldobrandini
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Via Mazzarino
BUS 57 64 65 70 75 170
Isolata nel centro di Roma e aperta ai pochi che la conoscono, Villa Aldobrandini più che una villa è un giardino pensile nel cuore della città. Essa offre un rifugio tranquillo e fresco a chiunque voglia allontanarsi dal traffico di Via Nazionale e dintorni. Chiusa nel 1986 per lavori di ristrutturazione, la villa è stata riaperta negli ultimi anni e merita sicuramente una visita per la visione unica che offre sul centro di Roma: infatti affacciandosi su Largo Magnanapoli e su Via Panisperna si può spaziare con una visione incantevole dal Quirinale fino ai tetti delle case del rione Monti L'entrata è in Via Mazzarino, una stradina laterale al palazzo della Banca d'Italia: da qui salendo le scale con la rampa di destra raggiungiamo la villa dopo aver superato l'emiciclo sovrastato da una loggia con una statua. Il primo cespuglio che ci troviamo di fronte è una camelia (Camellia japonica), tutto il vialetto di destra della villa è affiancato da piante di camelia di diversi colori, alcuni esemplari hanno raggiunto dimensioni ragguardevoli e durante la fioritura nel periodo invernale offrono vivaci macchie di colore. Le camelie sono piante originarie della Cina e del Giappone, crescono bene in terreni ricchi di sostanza organica e ben drenadi mal sopportano le innaffiature con l'acqua calcarea di Roma. Mentre nel nostro vialetto le camelie con fiori di diversi colori (spettacolare quella con fiori rossi!) si susseguono, nel lato opposto incontriamo altre piante. La prima aiuola di sinistra ospita due grossi cespugll di Kolwitzia amabilis che producono dei piccoli fiori rosa durante tutta I'estate. Nell'aiuola successiva, quella accanto alla fontanella, troviamo un arancio amaro ed un bell' albero di Lauro trinervino, così chiamato perchè nella foglia ci sono tre nervature molto appariscenti. Quest'albero il cui vero nome è Coccolus Laurifolius è nativo della regione Himalayana ed è facile incontrarlo nei parchi della nostra città per I'ampia ed elegante chioma che ben sopporta le potature; nella sua corteccia è presente un alcaloide: la coclaurina. Poco più avanti sulla sinistra troviamo una fontana circondata da cipressi o "alberi pizzuti" come vengono chiamati nella capitale. Questa pianta caratteristica delle nostre regioni, chiamata anche cipresso italico o cipresso toscano viene impropriamente suddivisa in cipressi femmine (le piante più panciute) e cipressi maschi (le piante più affusolate), naturalmente non è il sesso a distinguere le piante più o meno panciute, ma il modo di riproduzione (seme o innesto). Alla fine del vialetto appare la torre delle Milizie e nella penultima aiuola tra gli stipiti di due palme troviamo un agrume molto singolare: i suoi frutti raggiungono infatti dimensioni notevoli, ma la sua classificazione è incerta perché visitatori curiosi ne colgono i frutti prima che arrivino a maturazione, quasi sicuramente è un Citrus Medica e nelle regioni del meridione esistono varietà di questa pianta che producono frutti del diametro di 25 cm ed oltre. In fondo, sotto delle palme delle Canarie (Phoenix canariensis), si apre la splendida vista su Roma, per un momento abbandoniamo le nostre piante e godiamoci la veduta di questa città così bella e così bistrattata. Ripreso il percorso ci avviciniamo all'altro lato della piccola villa, quello che si affaccia su Via Panisperna e sul Largo Angelicum, sporgendoci dal parapetto noteremo tra le fessure dei muri oltre alle classiche piante di Parietaria anche qualche pianta di Cappero. Nei pochi metri che ci avvicinano a questo lato della villa è sistemato un bell'esemplare di Mirto che con le sue foglie e i suoi fiori intensamente profumati ci ricorda il paesaggio mediterraneo. Il mirto era sacro a Venere, dea dell'amore e veniva usato come simbolo di buon augurio durante le nozze. Alle spalle del mirto si trova un piccolo albero che durante il mese di luglio e anche oltre ci regala un imponente fioritura rossa, è "l'albero dei pappagalli" (Erithrina crista-galli) così chiamato per la forma dei suoi fiori che sono eretti come la cresta di un gallo. Tornando verso l'ingresso della villa nelle varie aiuole rialzate troviamo Cycas, palme delle Canarie, Washingtonia e diverse piante di agrumi, al centro si erge maestoso un albero di Gingko biloba. Questo splendido albero è arrivato fino a noi grazie alla pazienza e alla tenacia di alcuni monaci cinesi che lo hanno coltivato nei loro monasteri come pianta sacra. Oltre ad avere un interesse botanico perché è l'unico superstite di una famiglia vissuta 250 milioni di anni fa, il Gingko in autunno diventa molto decorativo per via delle sue foglie che prima di cadere diventano di un colore giallo intenso. In fondo sulla destra un gigantesco platano (Platanus orientalis) domina la scena ricordandoci che è uno degli alberi più comuni della nostra città. |