Questa torre, a
base quadrata e oggi scapitozzata, faceva parte del complesso
fortificato di S. Maria in Monasterio, una specie di chiesa-castello, in
maniera analoga a come possiamo ancora oggi vedere al Monastero dei SS.
Quattro Coronati. Il complesso fu concesso da Onorio III
(1216-1227) ai Conti di Tuscolo, che poi lo passarono agli Annibaldi.
Nel sec. XVI il complesso di S. Maria in Monasterio cadde in rovina e la
Torre passò ai Maroniti.
La costruzione, realizzata alla base una fascia in tufelli e
superiormente in laterizio e poggiante su un basamento di età romana
(un ambiente forse in collegamento con il vicino Ninfeo detto appunto di
via degli Annibaldi), presenta sul lato sud-occidentale un vano
semicircolare utilizzato come scala di collegamento tra i vari piani.
La famiglia Annibaldi è stata una di quelle che hanno fatto la storia
medioevale di Roma. Emersa nell'XI secolo e divisa in quattro rami
(della Molara, di Ceccano, di Montecompatri, di Zancato), conquistarono
una posizione di forza ai danni dei Frangipane, che già controllavano
tutta quest'area, compreso il Colosseo.
Questa torre non era l'unica di proprietà degli Annibaldi: altre ne
avevano presso l'attuale piazza Venezia e nella zona del Laterano
(scomparsa) e fu costruita in posizione strategica proprio in
contrapposizione con i Frangipane, che anzi si narra che cercarono in
tutti i modi di ostacolare la costruzione della torre, anche con lanci
di proiettili catapultati dal Colosseo.
Nel 1240 Federico II (protettore degli Annibaldi) obbligò i Frangipane
e consegnare agli Annibaldi la porzione del Colosseo che dà verso i SS.
Quattro.
Veri e propri baroni, gli Annibaldi cercarono in tutti i modi di
ostacolare l'autonomia politica del Comune di Roma. Ma come loro
scalzarono via i Frangipane, una nuova potenza aristocratica, i Caetani,
scalzò via loro. I Caetani infatti, con l'elezione a papa di Bonifacio
VIII (il papa del famoso primo giubileo), andranno ad accaparrarsi buona
parte dei possedimenti degli Annibaldi.
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