Questa torre è sita in via della
Tribuna di Tor de' Specchi, ma non è Tor de Specchi, che forse invece
sorgeva sull'altro lato dell'attuale monastero delle Oblate e demolita
intorno al 1750. La nostra torre, anch'essa ora inglobata nel monastero
delle Oblate di Santa Francesca Romana, presenta un paramento laterizio
con rifacimenti posteriori sintomo di un diversi utilizzi nel corso del
tempo; le aperture sono poi inquadrate da materiali di riutilizzo romano
e altomedioevale.
L'edificio inoltre forse faceva parte della proprietà della famiglia
Boveschi, che possedeva case turrite in Rione Regola e che si stabilì
nel rione Campitelli circa nel 1270. Alla metà del XII sec. i Boveschi
e i loro collaterali Boboni sono largamente presenti nelle cariche
cittadine e soprattutto in quelle della Curia romana. Il ramo dei Boboni
è particolarmente favorito dal primo papa della famiglia, Celestino III
(1191-1198). A questa famiglia è particolarmente legata quella degli
Orsini: Orso di Bobone può essere considerato come l'effettivo
capostipite della famiglia degli Orsini. I suoi discendenti prenderanno
il cognome de filiis Ursi solo nell'ultimo quarto del '200 e il cognome
Orsini diverrà comune nel '300.
La struttura della torre si avvicina alla tipologia delle case-torri con
bottega. L'originaria porta di accesso, a destra, è costituita da una
soglia, uno stipite e l'architrave marmoreo. L'odierna porta di accesso
è alta m. 3 e ha stipiti ad arco ribassato a filari laterizi incisi. In
asse con la porta, una finestrella con mostre marmoree presenta sulla
destra un rilievo altomedioevale a treccia. Da notare anche la finestra
con cornice in peperino modanato, presumibilmente del sec. XV.
Quando sulla torre fu aperta una seconda porta al centro della parete),
fu chiusa parzialmente la porta d'ingresso, che fu utilizzata invece
come finestra. Le finestre delle quote superiori sono in relazione
invece con l'uso abitativo originario, anche se le dimensioni, le forme
e le rifiniture sono differenti fra loro: abbiamo quella con rilievo
altomedievale e quelle rettangolari con archetti di scarico; per l'uso
di materiale di riutilizzo e per la coerenza con il paramento esse sono
coeve alla fase originaria.
Le tracce di muratura aggettante a m. 6 di altezza sono riferibili ad un
arcone che doveva collegare l'edificio al Palazzo Pecci-Blunt: tale
arcone servì da ricovero ai cavalli e alle carrozze per poi divenire
fienile e stalla con un uso non abitativo che continuò fino ai primi
decenni del '900.
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