Si racconta che
un giorno i soldati di Silla avevano preso un giovinetto che era stato
visto insieme a suo zio Mario, ma che non venne impiccato perché troppo
giovane.
Quel giovane era Giulio Cesare, che diventò poi uno dei più grandi
generali di tutti i tempi, superando Alessandro Magno e Annibale.
Egli conquistò l'intera Gallia, il Belgio, parte della Svizzera
e della Germania e addirittura riuscì ad attraversare il Canale della
Manica, giungendo fino in Britannia, l'attuale Inghilterra. Cesare governò
la Repubblica insieme ad altri due generali: Gneo Pompeo e Licinio
Grasso, costituendo così un Triumvirato o governo di tre. L'accordo non durò,
purtroppo, a lungo, infatti Crasso morì durante una spedizione in Asia e
Pompeo, geloso della gloria di Cesare che stava conquistando la Gallia, persuase
il Senato a dichiararlo nemico della patria e a togliergli il comando
dell'esercito.
Il grande conquistatore allora, a capo delle sue fedeli milizie, tornò in
Italia, passò il Rubicone, un fiumicello vicino Rimini, confine tra l'Italia
romana e la Gallia ed esclamando: - Il dado è tratto!-marciò contro Pompeo.
Ripresero così le guerre civili che terminarono con la vittoria di Cesare e la
morte di Pompeo. Cesare diventò da quel momento dittatore a vita, governò
saggiamente e non si vendicò come aveva fatto Silla. Fu amico del popolo e
distribuì molto terre ai suoi soldati ed ai poveri, fece costruire ponti,
strade ed acquedotti.
Alcuni senatori però, temendo che volesse diventare "re",
organizzarono una congiura e lo fecero uccidere mentre si trovava in Senato.
Il popolo addolorato ed indignato per la morte del suo capo si rivoltò contro i
congiurati, che fuggirono da Roma.
Era l'anno 44 prima della nascita di Gesù Cristo. |