Già
nell'epoca dei re, Roma aveva acquistato nel Lazio una supremazia che le
derivava dal fatto di essere il più forte baluardo contro i tentativi
d'invasione della valle del Tevere da parte delle popolazioni circostanti: gli
Etruschi, gli Equi e i Volsci, che premevano sui confini attratti dalla fertile
pianura. Ciò le aveva consentito di organizzare, sotto la sua direzione, una
Lega Latina composta da varie cittadine laziali.
Tale lega si estese al punto tale da incorporare una dietro l'altra, tutte le
zone di confine, arrivando a conquistare così tutta l'Italia.
Gli Etruschi riuscirono ad avere per un certo tempo il
sopravvento ed a comandare su Roma e sul territorio circostante . La fine di
questa dominazione è segnata dal tradizionale racconto della cacciata di
Tarquinio il Superbo.
La leggenda narra che il sovrano esule si rivolse a Porsenna, re della città
etrusca di Chiusi, per averne l'appoggio militare e rientrare, così, in Roma.
Porsenna accolse la preghiera del monarca appartenente alla sua stessa stirpe,
si mise personalmente alla testa delle truppe e marciò verso la città. Giunto
nei pressi, pose l'assedio; ma gli atti di valore dei Romani - Orazio Coclite,
Muzio Scevola, Clelia - furono tali che, dopo qualche tempo, il re di Chiusi
giudicò più utile abbandonare l'amico e l'impresa.
Le ostilità con gli Etruschi si protrassero poi per lunghi anni, specialmente
per la conquista della città Veio, il cui assedio rimase memorabile come quello
di Troia. Esso durò dieci anni e per la prima volta i soldati romani
ricevettero uno stipendio a compenso del prolungato abbandono dei campi e della
conseguente perdita dei raccolti. |