Proclamato
dai soldati che lo credevano figlio di Caracalla
per un'abile trama di sua zia e di sua madre, le siriane Giulia Mesa e Giulia
Soemia, si oppose a Macrino
che venne catturato e ucciso dai suoi soldati ad Antiochia (Antakia, Turchia)
nel giugno 218.
Sacerdote del dio solare El Gabal (da cui il soprannome Eliogabalo), si recò a
Roma alla testa di un colorito corteo orientaleggiante che suscitò
l'inquietudine dei senatori. Fu assorbito quasi esclusivamente dal culto del suo
dio al quale dedicò un enorme tempio sul Palatino e innumerevoli cerimonie che
manifestarono tutta la stravagante lussuria dell'imperatore.
Era un folcloristico tentativo di orientalizzare l'Impero cosa che sarebbe poi
riuscita a imperatori più assennati e maturi. Per placare gli animi fu
costretto ad adottare il più presentabile cugino Alessandro
Severo nominato cesare nel 221. Intorno al cugino si coalizzarono allora
le coorti pretorie che lo proclamarono imperatore il 12 marzo 222 massacrando E.
e la madre Giulia Soemia.
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