Circo Massimo
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Il Circo Massimo, il più grande edificio per lo spettacolo di tutti i tempi lungo 600 m. e largo 140, è dalla leggenda collegato alle origini stesse della città: infatti, in occasione dei giochi in onore di Conso, sarebbe avvenuto il ratto delle Sabine e quindi il nascere della vita nella città stessa. In realtà una prima sistemazione della Valle Murcia - Murcia era secondo la tradizione il nume tutelare della valle - risale all'epoca dei Tarquini ed è da collegare alla costruzione di una cloaca che permise di drenare tutta la zona e regolarizzare il terreno. Probabilmente poche furono le attrezzature disposte in questa fase, ma, successivamente, attraverso i secoli, molteplici dovettero essere gli interventi sulla sua area e, a cominciare dal II secolo a. C., anche monumentali come l'arco di Stertinio eretto nel 196 a. C., le colonne con statue, il sostegno con le ova per contare più agevolmente i giri. Solo con Giulio Cesare si ha un vero e proprio edificio in muratura, la cui pianta è conservata, almeno parzialmente, nelle costruzioni successive, come testimoniano i numerosi tratti in reticolato rinvenuti in vari punti durante gli scavi. Sicuramente di notevole entità fu l'intervento di Augusto: completò; e restaurò l'ippodromo, lo decorò con l'obelisco ora a piazza del Popolo e costruì il pulvinar.
Devastato più volte dal fuoco e conseguentemente restaurato, fu ricostruito quasi integralmente in epoca domiziano - traianea, fase cui appartengono per la maggior parte le strutture in laterizio attualmente visibili. Numerosissimi gli interventi degli imperatori successivi, sia strutturali, come è attestato dai tratti di muratura in opera laterizia e vittata, sia finalizzati alla decorazione, spesso di considerevole entità: esemplare l'erezione del gigantesco obelisco portato a Roma da Costante II, ora al Laterano. Il circo rimase in attività, forse solo parzialmente, fino al 549 quando Totila dette gli ultimi giochi. Successivamente l'area divenne zona agricola, mentre nell'emiciclo si stabilì la diaconia di S. Lucia in Settizodio, con un grande complesso funzionale alle sue esigenze di assistenza ai pellegrini, del quale sopravvivono o sono ricostruibili alcuni manufatti e la torretta.
Successivamente questo insieme, divenuto di proprietà di S.Gregorio, venne concesso in enfiteusi ai Frangipane (1145); nello stesso periodo (1122) venne condottata a Roma l'acqua Mariana che percorreva il circo prima di sfociare nel Tevere.
Un uso singolare fu riservato alla pendice dell'Aventino: infatti dal '500 in poi fu utilizzato per il cimitero degli ebrei.
Una nuova fase
industriale si registra all'inizio dell'800: venne istallato il
gazometro verso S. Maria
in Cosmedin e,
poco per volta, vi si stabilirono magazzini, manifatture, imprese
artigianali, abitazioni. La liberazione
dell'area, auspicata da decenni, iniziata con i lavori per la creazione
della Zona Monumentale fu realizzata negli anni '30 contemporaneamente a
grandi opere di scavo le quali, insieme a quelle attualmente in corso,
hanno messo in luce buona parte dell'emiciclo ed i resti dell'arco di
Tito. Come negli altri
edifici per lo spettacolo, le gradinate divise in tre meniani poggiavano
su strutture parallele e radiali che definivano all'interno ambienti con
funzioni differenziate. Procedendo
dall'esterno verso l'arena troviamo l'ambulacro esterno, i
fornici, l'ambulacro intermedio, un'altra fila di stanze
aderenti all'ima cavea. I fornici hanno ritmo ternario: uno costituiva l'accesso all'ima
cavea, uno era cieco, il terzo ospitava la scala a doppia rampa
che portava all'ambulacro superiore, il quale era ricavato su
arcuazioni interne allo spazio dei fornici stessi. I due lunghi
bracci rettilinei delle gradinate si unificavano nell'emiciclo
al cui centro c'era l'arco trifornice in onore di Tito.
All'estremità, opposta, disposte su ampia curva erano i dodici carceres
sormontati dalla loggia dalla quale il magistrato gettava la
mappa.
Fulcro dell'edificio era la spina limitata alle estremità,
dalle mete tricuspidate; ospitava i sostegni con le ova ed i
delfini necessari per segnalare a quale dei sette giri previsti
della gara canonica si fosse giunti. Era decorata di colonne,
gruppi statuari, altari, tempietti, inoltre ospitava i due
obelischi.
La spina fu infatti la sede più idonea per accogliere i culti
vecchi e nuovi della valle del circo, esclusi l'altare di Conso,
che era sotterraneo presso le prime mete, il sacello di Murcia
che si trovava nell'area della pista a ridosso della cavea ed il
tempio del Sole che era inserito nelle gradinate.
Nel circo da quindici anni si svolgono lavori di scavo, consolidamento e restauro; è in preparazione un progetto per la sistemazione dell'area archeologica, così come per l'organizzazione della Torretta e di alcuni ambienti limitrofi relativi alla Marrana come antiquarium del circo.