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Quest’ultima chiesa è certo tra le poco conosciute, ma il quadro che presenta risulta assai suggestivo, racchiudendo ventiquattro secoli di storia nei suoi paraggi, trovandosi sul tratto terminale dell’antichissimo clivus Suburanus, che
dai Fori conduceva, su per il colle Esquilino, alle strade che si dirigevano fuori della città, verso il Lazio meridionale e la Campania, tracciato che ancor oggi è conservato dalla via di S. Vito, che conduce all’omonima chiesa, sboccando in via Carlo Alberto, e che indicava, in età papale, il limite
dell’abitato. La chiesa è di antichissima origine, conosciuta sin dal IV secolo col nome di S. Vito in Macello, dalla vicina presenza del Macellum Livìae, e fu ricostruita nel 1477 da papa Sisto IV. Nel 1900 ne fu addirittura
invertito l’orientamento, aprendo la nuova facciata su via Carlo Alberto, mentre nel 1977 un restauro ha ripristinato l’orientamento originale. |