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Nulla farebbe sospettare la passata importanza di questa chiesa, che fu titolo cardinalizio e fulcro dell’omonimo rione, ora difficilmente visibile e semi abbandonata. E’ ricordata per la prima volta nel 1139, quando fu consacrata da Innocenzo II, e faceva parte dell’ondata di nuove chiese che si stese sulla zona del Campo Marzio tra XI e XII secolo, in concomitanza probabilmente con l’inizio dell’urbanizzazione della piana tiberina. In questa chiesa S. Filippo Neri ricevette gli ordini sacri; la chiesa fu poi ricostruita nel 1582 su disegno di Francesco da Volterra, che ne disegnò la bella facciata tardomanierista. L’interno, a tre navate divise da pilastri, ha perso quasi tutte le opere d’arte che erano ancora citate nelle guide dell’Ottocento. La chiesa si trova al centro di uno dei blocchi edilizi più compatti e tipici della vecchia Roma, dove è leggibilissimo l’inserimento degli edifici rinascimentali e barocchi su di un tessuto di impostazione medioevale. A fianco della chiesa il palazzo del Collegio Nardinì, che conserva un bel portale del tardo Quattrocento. Proseguendo lungo via di Parione si incontra sulla destra il palazzetto del Pio Sodalizio dei Piceni, di bella architettura del primo Cinquecento, che fu poi abitato dalla nipote di papa Sisto V, e fatto decorare dal marito Virginio Orsini, ora sede del sodalizio (a questo va rivolta la richiesta di visita). All’interno è un piccolo cortile, seguito da un bellissimo secondo cortile pensile, decorato ad affreschi e fregi, oltre ad ambienti decorati dal Cavalier d’Arpino, da Federico Zuccari e da Federico Barocci. Di fronte, in via della Fossa, una casa rinascimentale a tre piani, un tempo interamente decorata sulla facciata da graffiti, ora pressoché scomparsi, seguendo la sorte di tante altre facciate dipinte un tempo presenti nella città. |