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Sorge lungo via delle Coppelle, tratto dell'antica via Recta che congiungeva la via Lata (il Corso) al Tevere, il cui nome deriva dalla presenza dei venditori di questi piccoli recipienti usati per contenervi acqua e vino. La chiesa è ricordata nel XIV secolo, ma è certo di origine assai più remota, dalla fine del XI secolo. La prima fase edilizia certa risale al pontificato di Celestino III (1191-1198), di cui rimane oggi il piccolo campanile romanico sulla destra, e fu riedificata in vista dell'Anno Santo del 1750, su architettura di Carlo De Dominicis. La facciata è estremamente semplice, sulla destra il campanile ha molte arcate tamponate ed inoltre è inglobato su di un lato nell'edificio ottocentesco vicino. L'interno è a tre navate divise da pilastri, sulla destra entrando l'epigrafe che ricorda la consacrazione della chiesa nel 1195 da parte di Celestino III. Sul fianco della chiesa due lapidi di notevole interesse: la prima è una buca per lettere tramite la quale osti e albergatori erano tenuti a dare notizia degli stranieri che si fossero ammalati presso di loro, nel timore che il fatto nascondesse qualche malattia epidemica. La seconda è probabilmente una tabella di proprietà dove è scritto: "Chi(es)a del S.mo Salvatore della Pietà Al(it)er delle Coppelle 1195", e si tratta della prima iscrizione pubblica di Roma in lingua volgare, dove è ben leggibile la trasformazione dal latino all'italiano. La piccola ed appartata piazza delle Coppelle deve il suo fascino alla posizione isolata, lontana da qualsiasi strada di passaggio, il che ne fa una piazza-cortile, piazza di quartiere per eccellenza, carattere accentuato dall'ospitare un piccolissimo mercato. Da notare nell'angolo destro una bella casa settecentesca, restaurata di recente, a cui peraltro è stata data un'improbabile intonacatura verde pistacchio. |