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V. Acqua Salvie, 1 - V. Laurentina 473 |
065401655 |
M Laurentina |
BUS 761 767 |
Del
complesso abbaziale delle Tre Fontane si è in genere parlato assai poco,
nonostante l'importanza che riveste e che dovrebbe porlo a fianco degli
altri complessi monastici laziali. All'interno del complesso si trova
insieme ad altre due la chiesa abbaziale dei SS. Vincenzo e Anastasio che
è l'unica a conservare l'aspetto medievale. Il luogo è di venerata
memoria poichè secondo la tradizione vi fu decapitato l'apostolo Paolo, e
la sua testa, rimbalzando tre volte, vi fece zampillare tre fonti,
ricordate dalle tre chiese attuali. Un santuario con una necropoli vi sorse fin dai tempi più antichi, ma il
monastero vi fu fondato intorno al 625, e ospitò monaci greci, per poi
fiorire in età carolingia. Passò poi ai Benedettini, e infine nel 1140
ai Cistercensi, che lo ricostruirono secondo le rigorose norme del loro
ordine, completandolo nel 1221, secondo per età solo alla chiesa madre
italiana di Chiaravalle vicino Milano. Nel 1600, in vista dell’Anno Santo, furono ricostruite le altre due
chiese, ma poi l’intero complesso fu abbandonato a causa
dell’imperversare della malaria, fino a che nel 1867-1868 Pio IX concesse
il complesso ai padri Trappisti che provvidero al restauro degli edifici e
alla bonifica della zona mediante la piantagione di eucalipti, alberi che
all’epoca si riteneva fossero di ostacolo al diffondersi del morbo. A
tutt’ oggi i monaci curano la produzione e la vendita del liquore di
eucalipto. Dalla via Laurentina si diparte la via di Acque Salvie (ad
Aquas Saivias, antico toponimo della zona) che conduce al cosiddetto
arco di Carlo Magno, accesso fortificato al monastero dell’VIII-IX
secolo, che conserva nell’intradosso dell’arco stesso degli
affreschi con Storie di Carlo Magno risalenti al XII secolo (si vuole che
l’imperatore, sulla strada di Roma alla vigilia di Natale dell’800.
abbia pernottato qui). Poco oltre, in fondo al piazzale. è la chiesa abbaziale dei SS.
Vincenzo
e Anastasio, risalente, come detto, al 625. ricostruita tra 1140 e 1221
insieme all’annesso monastero utilizzando parti di fabbricati precedenti.
La facciata in cotto è preceduta da un portico su colonne ioniche di
spoglio, l’interno è a tre navate divise da pilastri cilindrici che
reggono archi a tutto sesto mentre la volta a botte inclina leggermente
verso il sesto acuto, il tutto in un’aria di estrema austerità e
mancanza di decorazioni pittoriche secondo le norme dell’Ordine. A
fianco della chiesa, il monastero conserva un raro chiostro duecentesco
anch’esso di stile cistercense, mentre in un ambiente vi sono degli
affreschi staccati tra cui un raro Calendario dei mesi risalente al secolo XIV. Un breve cenno meritano
anche le altre due chiese comprese nel recinto dell’abbazia. Una, S.
Maria Scala Coeli, venne eretta su di un precedente edificio da Giacomo
Della Porta per conto del cardinale Alessandro Farnese tra il 1581 e il
1584; è a pianta ottagonale con cupola. La seconda, la chiesa di S.
Paolo, sta in fondo a un viale che conserva il basolato romano in alcuni
punti, ed è, forse, una diramazione dell’antica via Laurentina.
Questa chiesa fu eretta, al posto di una del V secolo. sul sito dove
l’apostolo subì il martirio, sempre da Giacomo Della Porta nel
1599-1601. Essa ha una pianta singolare, che ricalca quella del precedente
edificio, basata su di un vestibolo e una navata trasversale. Nello
spazioso interno un bellissimo mosaico pavimentale policromo antico.
proveniente da Ostia, con le personificazioni delle Quattro stagioni. Nell’
angolo destro, dietro una grata, la colonna cui S. Pietro sarebbe stato
legato durante il martirio, mentre nella parete di fondo e nell’abside,
su tre livelli, le fontane disegnate dal Della Porta a memoria
dell’evento miracoloso. La zona dell’abbazia è ormai completamente circondata dai più recenti quartieri della città, sorti negli anni Settanta e Ottanta. |