Trovarla
è davvero difficile. Bisogna andare in giro ad occhi aperti, senza
lasciarsi sfuggire nulla, per distinguere la sua sobria facciatina,
nascosta tra le case che costellano i bordi di via Urbana, nel cuore
dell'antica suburra. Eppure la chiesetta di San Lorenzo in Fonte è
proprio li, al numero 50 della strada, incassata tra gli edifici del rione
Monti, semplice gioiellino dell'arte in una città che si
mostra sempre più incolta ed incurante dei suoi tesori.
La storia
di questo tempietto, riassunto da un timpano regolare del secolo XIX,
comincia dalla sbiadita iscrizione che si legge a fatica
sull'architrave: S. LAURENTIO ET IPPOLYTO MARTIRIBUS.
Narra la
leggenda che San Lorenzo venne catturato nel 258 dalle milizie
dell'imperatore Valeriano, all'interno
delle catacombe di San Callisto. Scampato
per caso al martirio, fu affidato ad un centurione, Ippolito, che lo
rinchiuse nel sotterraneo del suo palazzo, situato sulla via Urbana,
dove Lorenzo incontrò un povero cieco, Lucillo. Dopo averlo confortato,
lo battezzò con l'acqua di una sorgente che sgorgava nel sotterraneo:
una volta battezzato, Lucillo riebbe immediatamente la vista. Ippolito
che controllava ripetutamente i suoi prigionieri, di fronte al miracolo
si fece anche lui cristiano, e fu battezzato poco dopo da Lorenzo, il
quale finì bruciato vivo sulla graticola il 10 agosto dello stesso
anno.
Più di
mille e trecento anni dopo, sopra gli angusti locali del carcere del
santo, dove nel medioevo era stato costruito un piccolo oratorio, venne
edificata una chiesa per volere del cardinale spagnolo Juan Alvarez De
Toledo, ampliata nel 1630 dall'architetto Domenico Castelli, su
commissione del papa
Urbano VIII Barberini.
L'interno
della chiesa, a navata unica con tre cappelle laterali, è barocco:
sull'altare è collocato un pregevole dipinto che raffigura il Battesimo
di Sant'Ippolito, attribuito al pittore Giovan Battista Speranza,
autore anche delle due tele laterali, col Martirio di San Lorenzo (a
destra) e San Lorenzo che distribuisce i pani ai poveri (a
sinistra). Tra le altre opere d'arte presenti nella chiesa,
particolarmente notevole la tela che rappresenta il martirio dei santi
Giovanni e Paolo, di un anonimo artista del Seicento, collocata in fondo
alla cappellina incassata nella parete sinistra.
La parte più suggestiva della visita alla chiesa è costituita dagli
ambienti sotterranei sotterranei con l'antico carcere di Lorenzo.
Attraverso una lunga e stretta scalinata si penetra nelle viscere della
terra, fino alla prigione del santo. Nell'arco che divide il corridoio
d'ingresso è incassato un bel bassorilievo, che ritrae il Redentore
mentre esce dal sarcofago: un'opera della fine del Cinquecento. Pochi
metri dopo, ecco l'angusta stanzetta dove fu rinchiuso il santo: un
ambiente circolare, in opus reticolatum, dove a livello del suolo
si apre la fonte citata dalle antiche cronache: un semplice pozzetto
impreziosito da un notevole bassorilievo seicentesco, memento del
miracolo, che ritrae Lorenzo mentre battezza Ippolito. Ancora oggi
l'acqua limpida che riempie la pozza è ritenuta miracolosa.
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