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Corso Rinascimento, 40 |
066864987 |
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BUS 70 81 87 116 492 628 |
Non si può
certo dire che questa chiesa sia sconosciuta. Chiunque passa su corso
Rinascimento nei giorni feriali la vede, in fondo al magnifico cortile
del palazzo della Sapienza, mirabile cuore barocco dell'armonioso
edificio cinquecentesco, e il suo originale campanile a spirale svetta
alto nel cielo di Roma, e si riconosce al primo colpo d'occhio tra
cupole, obelischi e campanili che animano il panorama più bello del
mondo. Quello di Roma. Eppure
poche persone possono vantarsi di conoscere il luminoso interno di
questa chiesa, aperta per poco più di un ora la domenica mattina,
giusto il tempo di celebrare la messa (ingresso in corso Rinascimento,
40). Negli
altri giorni della settimana il tempio è sempre chiuso, con grande
delusione dei turisti, che devono accontentarsi di ammirare la sua
splendida facciata leggermente concava, frutto dell'estro di Francesco
Borromini. A questo geniale architetto papa
Urbano VIII Barberini chiese nel 1632, di completare il
palazzo della Sapienza, sede dell'Università, con una chiesa dedicata a
Sant'Ivo, protettore degli avvocati. Dopo aver terminato il
completamento del palazzo, Borromini mise mano al tempio nel 1643, ma ci
vollero ben diciassette anni di fatiche per vedere ricompensati i suoi
sforzi. Nel 1660 papa
Alessandro VII Chigi consacra ufficialmente l'edificio, uno
straordinario esempio di originalità architettonica, frutto dell'innata
capacità di Borromini nella creazione di nuovi modelli decorativi, dove si
combinano suggestioni e memorie, archetipi e simboli di provenienza
diversa. Una volta entrati nella spaziosa corte del palazzo, colpisce
subito l'eleganza della chiesa, che chiude come una candida quinta
teatrale i loggiati laterali. Nella parte bassa della facciata le arcate
si trasformano in una serie di finestre incorniciate da lesene doriche e
ioniche, che scandiscono il ritmo dell'architettura. Al centro
dell'attico, dove sfilano le stelle araldiche di papa Chigi, troneggia
l'iscrizione dedicatoria, mentre ai lati vediamo i monti a sei cime
sormontati dalle stelle: l'emblema araldico completo della famiglia di Alessandro
VII. Nella parte posteriore si eleva un alto tamburo, dove si
aprono grandi finestroni inquadrati da lesene ioniche, che sorregge la
copertura a gradinata e la magnifica lanterna elicoidale. La forma di
quest'ultimo elemento architettonico ha generato ogni sorta di
supposizioni: chi sostiene che derivi da una conchiglia che Borromini
teneva nel suo studio, chi ipotizza che provenga dalla forma del tempio
di Baalbek o addirittura dalla leggendaria torre di Babele. Di fatto la
lanterna rappresenta una torre gemmata, che termina con una corona
fiammeggiante, tradizionale attributo della carità da rapportare quindi
alla figura di Sant'Ivo. |