Sorge
sull'omonima piazza, e vi conduce il rettifilo di via di S. Francesco a
Ripa, tracciato a a partire da piazza S. Callisto ad opera di papa Paolo
V intorno al 1610. La Ripa cui si fa riferimento è il porto
tiberino di Ripa Grande, sottostante all'attuale complesso di S.
Michele, e in attività fino agli inizi del XX secolo.
Tra il X ed il XIII secolo sorgeva qui un monastero benedettino, con una
chiesa dedicata a S. Biagio, che fungeva anche da ospizio per i
pellegrini che sbarcavano a Ripa Grande. Vi fu ospitato anche S.
Francesco nei suoi soggiorni romani, e questo fu il motivo perché il
complesso passasse poi ai francescani per la devozione causata dal
ricordo del santo (1229).
La chiesa fu probabilmente ricostruita, conservando gli ambienti in cui
soggiornò Francesco. L'aspetto attuale è dovuto alla ricostruzione
della parte absidale ad opera di Mattia de Rossi, tra il 1681 ed il
1701. Dal 1873 al 1943, espropriati, i locali del convento ospitarono la
caserma dei bersaglieri "La Marmora".
Nella piazza antistante la chiesa è una colonna ionica su piedistallo, in
sostituzione di una precedente in memoria dell'intervento urbanistico di
Paolo V,
qui eretta da Pio
IX prendendola tra le colonne del Portico di Veio, che ancor
oggi ornano il palazzo Wedekind in piazza Colonna.
L'interno della chiesa, a tre navate con quattro cappelle per parte, è
ricco di memorie e monumenti funebri. Molto notevole la quarta cappella
destra, prosecuzione del transetto, patronato dei
Rospigliosi-Pallavicini, e dedicata ai SS. Pietro d'Alcantara e Pasquale
Baylon, costruita da Nicola Michetti e completata da Ludovico Rusconi
Sassi, una elegante creazione del "barocchetto" romano,
ricchissima di marmi policromi.
La corrispondente cappella sinistra è certo la più importante della
chiesa dal punto di vista artistico, trattandosi della cappella
Paluzzi-Albertoni, costruita da Giacomo Mola (c. 1625), che ospita uno
dei maggiori capolavori di Gian
Lorenzo Bernini, la statua della Beata Ludovica Albertoni,
eseguita tra il 1671 ed il 1675.
Il Bernini
eseguì la figura della beata agonizzante travolta dalla passione
divina, inserendola nella preesistente cappella quadrangolare con cupola
e lanternino, arretrandone la parete di fondo e realizzandovi due
finestre non visibili che illuminano la scultura, con un effetto
particolare di luce che pare di provenienza ultraterrena. Dietro la
statua fu collocata la Madonna col Bambino e S. Anna di Giovanni
Battista Gaulli detto il Baciccia (c. 1675).
Sul terzo pilastro a destra della navata centrale bel monumento funebre
di Giacchino Costa, opera di Camillo Pistrucci (1841). Il Costa fu padre
di di Nino Costa, importante pittore romano della seconda metà
dell'Ottocento e patriota, combattente con Garibaldi nella difesa della
Repubblica Romana del 1849. Il palazzo di famiglia è sulla piazza S.
Francesco a Ripa, sulla destra uscendo dalla chiesa. Dalla sagrestia si
può accedere, salendo al primo piano, alla cappella di S. Francesco,
unico resto dell'antico ospizio, in cui fu ospitato il santo nei suoi
soggiorni romani. Sullo sfondo lo scenografico armadio delle reliquie
(1696), che si apre mediante la rotazione delle colonne. Al centro di
esso c'è l'immagine di S. Francesco, attribuita a Margaritone d'Arezzo,
che secondo la tradizione sarebbe un vero e proprio ritratto del santo.
E' forse il primo ritratto della pittura italiana. Sulla parete destra
della cappella, il sasso che fungeva da cuscino per il santo.
Il convento, già espropriato per ospitare la caserma, è ora in restauro
e destinato ad organismi del Ministero per i Beni Culturali. Dei tre
chiostri uno conserva tracce della sua origine quattrocentesca, pur
nelle attuali gravi condizioni di decadenza.
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