Questa
chiesa è certo nota a tutti i romani e non, costituendo l'edificio di
maggior spicco su piazza
Navona, ma forse spesso sfuggono i legami strettissimi tra
piazza, fontane, chiesa e palazzo. Basti pensare che la chiesa in
realtà non sarebbe altro che la gigantesca "cappella di
famiglia" di Casa Pamphili, che abitava infatti il palazzo
adiacente, ora sede dell'ambasciata del Brasile.
In verità sul luogo di culto dedicato alla veneratissima martire romana
esisteva qui fin dall'VIII secolo, insediato tra le rovine dello stadio
di Domiziano
(del quale piazza
Navona ripropone le forme e su cui resti insistono le
cantine di tutti gli edifici della piazza, chiesa compresa) nel luogo
dove la tradizione vuole che la santa fosse esposta nuda alla gogna e i
suoi capelli prodigiosamente la ricoprissero.
La situazione del luogo cambia radicalmente quando ascende al soglio
pontificio Innocenzo
X Pamphili e si accinge a creare per se e per la sua
famiglia una sorta di piazza-cortile su cui affacciasse un proprio
palazzo ed una propria chiesa, sulla falsariga di quanto avevano gia
fatto i Farnese e i Barberini. A questa volontà di grandezza pontificia
è dovuto l'assetto della piazza, progettato da Carlo e Girolamo
Rainaldi intorno al 1652, con la demolizione di numerosi edifici
sull'area della piazza e l'accorpamento e rifacimento di altri per la
costruzione dell'attuale palazzo
Pamphili. Accanto a questo fu iniziata dai Rainaldi la
costruzione di una grande chiesa a croce greca in sostituzione
dell'antica cappella di S. Agnese. Ma le lentezze e le incertezze dei
Rainaldi spazientirono il pontefice e soprattutto la di lui
influentissima cognata Donna Olimpia, odiatissima dal popolo che le
attribuiva, oltre ad una smodata avidità, un nefasto ascendente sul
pontefice. Ella brigò, a quanto sembra, per far affidare l'incarico nel
1653 al Borromini.
Questi non potè fare a meno di conservare per l'interno l'impianto dei
Rainaldi modificando invece la facciata, resa concava, in tre parti di
cui la centrale aggettante, con l'effetto di far risaltare maggiormente
la cupola, che sembra molto più incombente sulla facciata di quanto non
sia in realtà.
Con la morte del pontefice gli eredi Pamphili, che erano a loro volta
scontenti del "difficile" carattere dell'architetto ticinese,
lo esonerarono dall'incarico, e la chiesa venne di nuovo completata da
Carlo Rainaldi sotto la supervisione di una commissione di architetti,
realizzando la lanterna e i campanili e completando al chiesa nel 1672.
Negli stessi anni il Bernini,
rientrato nelle grazie di papa Pamphili. erigeva la fontana
dei Fiumi, da cui la notissima storiella del
"dialogo" delle sculture dei Fiumi con la statua di S. Agnese
alla sommità della facciata borrominiana. Questa rassicura, con la mano
sul petto, che l'edificio non crollerà, di fronte ai gesti di sgomento
delle statue della fontana. Interpretazione fantasiosa, ma che da secoli
fa parte dell'aneddotica popolare romana.
L'interno della chiesa da un'impressione di vastità a causa della luce
che si diffonde dalle finestre della cupola. La decorazione è ricca di
stucchi dorati e di marmi pregiati, e nelle due cappelle della crociera
sono impiegate colonne di verde antico provenienti da S.
Giovanni in Laterano, qui collocate in seguito alla
ristrutturazione borrominiana della basilica.
La cupola fu affrescata da Ciro Ferri (1689), i pennacchi dal Baciccia
(1665). Sugli altari, al posto dei quadri, pale marmoree e statue, tutte
di mano dei principali allievi del Bernini. E' da notare il modesto
monumento funebre di Innocenzo
X, collocato sopra la porta d'ingresso. Lo stesso pontefice,
da vivo, poteva assistere non visto alla messa, da una finestra di una
stanza del suo appartamento privato in palazzo
Pamphili, aperta nel tamburo della cupola, appartamento tuttora
conservato (le sale del piano nobile del palazzo sono cortesemente
visitabili da chi ne faccia richiesta anticipata all'ambasciata).
Una scala conduce al sotterraneo, antico oratorio medioevale sorto sul
luogo del martirio della santa. Sull'altare, il Miracolo dei capelli di S.
Agnese, bel rilievo marmoreo di Alessandro Algardi (1653).
Ricordiamo
per ultimo, che le campane della chiesa provengono dalla cattedrale di
Castro, principato farnesiano nel Viterbese che fu distrutto da papa
Pamphili.
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