ROMOLO
Dopo la fondazione leggendaria della città, Romolo (che probabilmente derivò il suo nome dalla città, anziché il contrario) ne divenne il suo primo Re. Uno dei suoi primi atti fu quasi certamente quello di stringere un patto di alleanza con i popoli sabini guidati dal Re Tito Tazio. Anche questa alleanza venne trasformata in un episodio leggendario, "il ratto delle sabine", ma al di là della leggenda è probabile che l'alleanza tra i due popoli, in funzione anti-etrusca, venne proprio sancita con un matrimonio, celebrato sulla via Sacra:
Per
un breve periodo Roma venne quindi governata da due Re, i quali per evitare
problemi di integrazione tra le diverse etnie, diedero alla città un nuovo
ordinamento, dividendo la popolazione in tre “tribù” che rispecchiavano
l’origine multi etnica della città: Ramnes, formata dai latini, Tities,
formata dai sabini, Luceres, formata dagli etruschi. Ognuna delle tribù fu
divisa in dieci “curie”, le quali si riunivano in assemblee, i “comizi
curiati”, nelle quali venivano prese, a maggioranza le più importanti
decisioni riguardanti la vita dei cittadini. Il consiglio degli anziani, che
coadiuvava il Re nel governo e che era responsabile della sua elezione, venne
portato a 200 membri. Questo organo era formato dai capi delle famiglie più
importanti i quali venivano chiamati “Patres” dal quale nome discende la
definizione di “patrizi”. A sua volta il consiglio dei “Patres” prenderà
il nome di “Senato”.
Ogni
curia doveva contribuire all’esercito, fornendo una “centuria” di fanti
(100) e una “decuria” di cavalieri (10); l’esercito era quindi formato
inizialmente da 3000 fanti e 300 cavalieri. La legione così formata era sotto
il comando (l’imperium) dei Re.
Tito
Tazio morì molto presto, forse in un’imboscata presso Lavinio, e lasciò
Romolo unico monarca della nuova città che adesso aveva anche un luogo per far
riunire le assemblee: il Foro, una pianura alla base del Campidoglio che era
stata prosciugata dalla acque malsane.
Romolo
divise Roma in due grandi classi, i “patrizi”, i discendenti delle famiglie
più importanti, ed i “plebei”, che rappresentavano la “moltitudine” e
cioè tutti coloro che non erano patrizi. Quindi la prima divisione in classi
dell’ordinamento romano venne fatta in base alle origini delle persone e non
in base alla ricchezza. I plebei non avevano alcun diritto politico e l’unico
modo per tutelarsi era quello di diventare “clienti” di un patrizio,
fornendogli servizi in cambio di protezione.
Romolo
fu soprattutto una capo politico e religioso, ma dimostrò anche abilità e
coraggio sul piano militare annettendo a Roma nuovi territori, conquistati
all’etrusca Veio e alla latina Fidene.
I
fidenati, che avevano attaccato Roma, preoccupati dal suo espansionismo e dalla
estrema vicinanza, furono sconfitti con uno stratagemma. I legionari romani, in
inferiorità numerica, avevano infatti finto una ritirata con lo scopo di
portare il nemico allo scoperto. I fidenati cascarono nel tranello e furono
annientati con un contrattacco a sorpresa.
Romolo
scomparve nel nulla durante un eclissi di sole accompagnata da un temporale.
Questo episodio venne interpretato come divino e confermava la discendenza del
re dal Dio Marte. Questa interpretazione venne confermata dal patrizio Giulio
Proculo, amico fedele del Re. Molti sospettarono un attentato da parte di alcuni
senatori che avrebbero ucciso Romolo facendone sparire il cadavere.
Romolo,
al momento della scomparsa, aveva 55 anni ed aveva governato per 37 anni.