S. Maria sopra Minerva |
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Chiesa nota a molti per la sua definizione come "unica chiesa gotica di Roma", il che non è però affatto vero, poichè molti edifici sacri costruiti a Roma tra Duecento e Trecento presentano caratteristiche gotiche, poi sommerse dagli interventi successivi. Nel caso della chiesa della Minerva, invece, questi aspetti gotici sono rimasti visibili, anzi rimarcati dai restauri ottocenteschi. Analogamente alla chiesa dell'Aracoeli, sede romana dei Francescani, la chiesa di S. Maria sopra Minerva ha avuto nei secoli una grande importanza per essere la chiesa madre dell'Ordine Domenicano, e deve il suo nome al fatto di essere sorta, secondo la tradizione, sul sito del tempio di Minerva Calcidica, sito che ospitava peraltro fin dall'VIII secolo un monastero di suore basiliane. L'attuale edificio fu costruito a partire dal 1280, su progetto, si vuole, di frà Sisto e frà Ristoro, gli stessi che edificarono S. Maria Novella a Firenze. Alla fine del secolo era gia agibile per il culto, ma i lavori proseguirono nel corso del trecento, a rilento per l'assenza della corte papale trasferitasi ad Avignone, fino a che nel 1453 fu costruita la facciata attuale che peraltro nelle intenzioni di allora avrebbe dovuto avere un carattere provvisorio in attesa di eseguirne una più monumentale, tanto che nei secoli, fino all'Ottocento, si susseguirono i progetti ai quali non sarà dato seguito. Nel Seicento l'interno subirà diverse trasformazioni in stile barocco, finchè tra il 1848 ed il 1855 il padre Girolamo Bianchedi effettuerà un ripristino piuttosto infelice delle linee gotiche originarie. La semplice facciata, a guscio, simile a quella dell'Aracoeli, presenta tre portali, di cui notevole quello centrale. Sulla destra, notare le molte targhe commemorative del livello raggiunto dal Tevere in occasione di alcune delle sue numerosissime piene. L'interno, pur suggestivo, è appesantito dalla ricchissima decorazione policroma, dovuta ai restauri ottocenteschi. La chiesa è a tre navate, con volte a crociera e suddivise da pilastri mistilinei. Le cappelle delle navate laterali sono ricche di opere d'arte tra il Quattrocento ed il Seicento. Nella navata destra si segnalano soprattutto la quinta cappella con un'Annunciazione di Antoniazzo Romano del 1485, e la sesta, Aldobrandini, su disegno di Giacomo Della Porta, Carlo Maderno e Girolamo Rainaldi (1600). Sull'altare, l'Istituzione dell'Eucarestia, tela di Federico Barocci (1594). Alle pareti i monumenti funebri dei genitori di Clemente VIII, opera del Della Porta. Nella settima cappella, a destra, Cristo giudice, affresco attribuito a Melozzo da Forlì. Il transetto destro si conclude nella cappella Carafa, costruita tra il 1489 ed il 1493. L'arcata di ingresso è attribuita a Mino da Fiesole; la splendida decorazione ad affresco è opera di Filippino Lippi e raffigura l'Annunciazione, Il Cardinale Carafa presentato alla Vergine da San Tommaso, l'Assunzione, il Trionfo di San Tommaso, i Miracoli del Crocifisso; nella volta, le Sibille. L'insieme costituisce uno dei più ricchi complessi pittorici del Quattrocento in Roma; notare anche il sepolcro di papa Paolo IV Carafa. Accanto, la cappellina funebre del cardinal Carafa, affrescata sempre dal Lippi con la collaborazione di Raffaellino del Garbo. A sinistra, il sepolcro del vescovo Gugflielmo Durand, opera del 1296 di Giovanni di Cosma, con lunetta a mosaico; poi la cappella Altieri, con pitture del Maratta e del Baciccia. A sinistra dell'altar maggiore il Cristo risorto, opera di Michelangelo del1519-20, peraltro con interventi di allievi, che non è mai stata considerata un opera particolarmente felice. Sotto l'altar maggiore un sargofago, opera di Isaia da Pisa, che ospita le spoglie mortali di S. Caterina da Siena. Nel coro sono conservate le tombe dei pontefici Leone X e Clemente VII, ambedue di casa Medici. Nel vestibolo che conduce ad un'uscita secondaria, è stata sistemata la lastra tombale del Beato Angelico, anch'essa opera di Isaia da Pisa. A sinistra, nella cappella Frangipane, un sepolcro opera di Agostino di Duccio, per il quale fu utilizzato un sargofago romano con Ercole che abbatte il leone Nemeo. Poi si accede alla sagrestia, da dove si entra nella camera di S. Caterina, qui ricostruita nel 1637 trasportandovi le pareti dalla stanza di via di Santa Chiara dove era defunta. Alle pareti affreschi assai danneggiati di Antoniazzo Romano o della sua scuola. Nel transetto sinistro, la settecentesca cappella di S. Domenico, opera di Filippo Raguzzini, con la tomba di papa Benedetto XIII. Nella navata sinistra, sul pilastro di fronte alla terza cappella, il suggestivo monumento funebre della venerabile Maria Raggi, del 1643, opera del Bernini. Infine presso il portale sinistro la tomba di Francesco Tornabuoni del 1480, tra le migliori opere di Mino da Fiesole. Alla chiesa è annesso un immenso complesso conventuale, che in passato ospitò anche il tribunale dell'Inquisizione ecclesiastica, di pertinenza dell'Ordine domenicano, e nel quale fu pronunciata la condanna di Galileo. Dopo il 1870, espropriato, divenne sede, quasi a titolo di "risarcimento", del ministero della pubblica Istruzione, poi delle Poste. Oggi è sede di uffici della Camera dei Deputati, tra cui le commissioni parlamentari e la biblioteca, cui si accede da via del Seminario Ai Domenicani è rimasto solo uno dei tre grandi chiostri interni al convento, rifatto nel 1559 su architettura di Guidetto Guidetti, mentre il chiostro quattrocentesco della Cisterna è di pertinenza della Camera. Il lato del convento lungo via di S. Ignazio ospita la biblioteca Casanatense, donata nel 1698 dal cardinal Casanate. Aperta nel 1725, dispone di uno splendido salone realizzato da Carlo Fontana, ed è ricca di oltre 300.000 volumi, specializzati nel settore storico-religioso, oltre ad una importante raccolta di argomento romano. Nella via Beato Angelico, retrostante alla chiesa, nel 1883 furono ritrovate sculture e un piccolo obelisco, opere egiziane di età romana. Infine è bene ricordare che davanti alla chiesa sorge l'obelisco Minerveo, opera del Bernini. |
Piazza della Minerva, 42
06679280
BUS 46 62 63 64 70 80 81 87 116 492 628 640 780
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