Area sacra di Largo Argentina
Largo Argentina
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Le demolizioni del vecchio quartiere compreso tra le vie del Teatro Argentina, via Florida, via S. Nicola de' Cesarini e il corso Vittorio Emanuele compiute nel giro di pochi anni, tra il 1926 e il 1929, riportarono inaspettatamente alla luce uno dei più importanti complessi archeologici della città: una vasta piazza lastricata in cui sono inclusi quattro templi, comunemente indicati con le prime quattro lette dell'alfabeto, identificata con la Porticus Minucia Vetus fondata da Marco Minucio Rufo in seguito al trionfo sugli Scordisci nel 107 a.C. L'operazione di scavo, condotta affrettatamente e senza seguire i criteri scientifici, ha reso difficoltoso lo studio e la comprensione dei vari momenti di costruzione e quindi dell'evoluzione dell'area che costituisce uno dei rari esempi a noi pervenuti di architettura repubblicana. Si può comunque individuare la successione delle fasi principali: inizialmente i templi più antichi, il tempio C (fine IV inizi III sec. a.C.), il tempio A (metà del III sec. a.C.) e il tempio D (inizi II sec. a.C.), sorsero sull'originario piano di campagna indipendentemente l'uno dall'altro. In seguito si ebbe un generale innalzamento di m. 1,40 dell'area, probabilmente dopo l'incendio del 111 che distrusse la città, e fu messo in opera alla fine del II sec. a.C. un pavimento di tufo unendo così i tre templi con il tempio B, costruito in questo periodo, in un unico complesso delimitato su almeno tre lati da un porticato. Un altro pavimento. a livello più alto e di travertino, venne poi costruito in epoca domizianea (successivo evidentemente all'incendio dell'80 d.C. che distrusse il Campo Marzio). Il ricongiungimento di un frammento della Forma Urbis Severiana con l'iscrizione Mini al frammento dove era già stato individuata la rappresentazione del tempio di via delle Botteghe Oscure, ad opera di Lucos Cozza, ha dimostrato l'esistenza ad est dell'Area Sacra, secondo Coarelli, della Porticus Minucia Frumentaria costruita probabilmente dall'imperatore Claudio, come ampliamento della Porticus Minucia Vetus da identificare come detto con l'Area Sacra di largo Argentina. Si devono così ritenere ormai superate le teorie avanzate in vari anni dal Marchetti Longhi, direttore degli scavi, sull'identificazione dei quattro templi mentre l'ipotesi più valide rimangono quelle del Castagnoli che identifica il tempio C con il tempio di Feronia, antica divinità italica, edificato da Curio dentato dopo la sua vittoria sui Sabini nel 290 a.C., il tempio A con Iuno Curritis eretto da Q. Lutazio Cercone, forse inseguito alla vittoria su Falerii nel 241 o secondo Coarelli quello di Giuturna fatto erigere da Q. Lutazio Catulo, dopo il trionfo sui Cartaginesi nel 241. Viene proposta l'attribuzione alla Fortuna huiusce dei già avanzata dal Boyance per il tempio B mentre per il tempio D il Coarelli ne propone l'identificazione con i Lares Permarini collocato dal calendario prenestino in età augustea in porti - [cu Mi] NUci[a]. Nella sistemazione dell'area, ad opera del Munoz, si preferì riportare al primitivo isolamento i quattro templi demolendo tra l'altro gran parte dell'elevato di un complesso di edifici in laterizio, costruito fra i templi e connesso con questi, da identificare con l'ufficio delle acque e degli acquedotti, la cui costruzione sembra risalire all'epoca tra Claudio e Caligola e le cui murature arrivavano in alcuni punti all'altezza di ben due piani. Molto sacrificata durante gli scavi fu la fase medioevale di cui vennero portati alla luce consistenti resti. In particolare si ricava dalla pur scarna documentazione di scavo che sull'area sorse intorno all'VIII-IX secolo un castrum cinto da muri costruiti con blocchi di recupero. I resti di questa fortificazione vennero quasi completamente demoliti durante lo scavo, così come le strutture medioevali della chiesa di S. Nicola de' Cesarini sorta sui resti del tempio A. La sistemazione data all'Area Sacra dopo la demolizione, in sintonia per altro con le concezioni urbanistiche e le cognizioni scientifiche dell'epoca, contribuisce al deterioramento di quelle strutture che si sono conservate fino al nostro secolo grazie al loro inglobamento in strutture abitative di epoca medioevale e rinascimentale. Infatti la posizione infossata rispetto alle strade circostanti afflitte da un intenso traffico veicolare umilia l'area trasformandola in una sorta di spartitraffico con tutte le conseguenze negative dell'inquinamento atmosferico sulle antiche strutture che risultano essere in un preoccupante stato di degrado.